La poesia di Else Lasker-Schüler come ritorno all’ebraismo

Traduzione a cura di
Piergiuseppe Calcagni
Martina Mecco
Simone Scarlata

Else Lasker-Schüler nasce a Elberfeld l’11 febbraio del 1869 da una famiglia benestante di origine ebraica. La madre è una delle figure più importanti della sua vita: proprio lei, da avida lettrice, introduce la piccola Else alla letteratura. La poetessa vive un’infanzia e una giovinezza molto felici, grazie all’agiatezza economica della famiglia, ma l’idillio viene interrotto dalla morte della madre avvenuta nel 1890. Nel 1894 sposa il medico Berthold Lasker e si trasferisce con lui a Berlino. Nella capitale inizia a frequentare il “Cafè des Westens”, centro dell’Espressionismo. Qui stringe amicizia con artisti e personaggi importanti come Karl Kraus, Franz Werfel, Georg Heym, Peter Hille, Oscar Kokoschka e George Trakl.

Nel 1932, un anno prima di emigrare in Svizzera, riceve il premio Kleist e fra il 1934 e il 1937 viaggia due volte in Palestina. Nel 1940 si stabilisce definitivamente a Gerusalemme, dove muore il 22 gennaio 1945.

Nell’opera di Else Lasker-Schüler, nonostante non sia omogenea, vi si possono trovare temi ricorrenti: l’esaltazione della natura di stampo neoromantico, la fuga da una realtà ansiogena verso luoghi consolatori, e la presenza di elementi provenienti dal mondo ebraico, arabo e cristiano. Il mondo orientale rappresentato sotto forma di favola e rimandi, anche espliciti, alla Bibbia sono una costante lungo tutta l’opera poetica di Else Lasker-Schüler. La poetessa descrive l’ebraismo e l’oriente come mondi fiabeschi, visti come un ritorno all’infanzia, a quella realtà idilliaca e rassicurante che dopo la morte della madre non è mai riuscita a ritrovare. Un altro tema caro a Else Lasker-Schüler è l’amore concepito come via di fuga mistica di due entità alla ricerca di aria e spazio mentre scappano da un mondo asfissiante.

Weltflucht e Das Lied des Gesalbten provengono da Styx (Stige, 1902), Nebel, Wir Beide e Weltende da Der Siebente Tag (Il settimo giorno, 1905), Mein Volk da Hebräische Balladen (Ballate ebraiche, 1913), mentre Georg Trakl è una poesia dedicata al famoso poeta tedesco morto nel 1914.

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Georg Trakl

Seine Augen standen ganz fern.
Er war als Knabe einmal schon im Himmel.
Darum kamen seine Worte hervor
Auf blauen und auf weißen Wolken.
Wir stritten über Religion,
Aber immer wie zwei Spielgefährten,
Und bereiteten Gott von Mund zu Mund.
Im Anfang war das Wort.
Des Dichters Herz, eine feste Burg,
Seine Gedichte: Singende Thesen.
Er war wohl Martin Luther.
Seine dreifaltige Seele trug er in der Hand,
Als er in den heiligen Krieg zog.
-Dann wußte ich, er war gestorben-
Sein Schatten weilte unbegreiflich
Auf dem Abend Meines Zimmers.

Georg Trakl

I suoi occhi erano del tutto estranei.
Da bambino era già stato in cielo.
Da lì provenivano le sue parole
Dal blu e dal bianco delle nuvole.
Discutevamo di religione,
ma sempre come due compagni di giochi,
e disponevamo Dio di bocca in bocca.
In principio era il verbo.
Del poeta il cuore, un solido castello,
le sue poesie: tesi canore.
Era sicuramente Lutero.
L’anima tripartita si porta nella mano,
quando entrò nella santa guerra.
-Allora seppi che era morto-
La sua ombra si trattiene incomprensibile
sulla sera della mia stanza.


Mein Volk

Der Fels wird morsch,
Dem ich entspringe
Und meine Gotteslieder singe …
Jäh stürz ich vom Weg
Und riesele ganz in mir
Fernab, allein über
Klagegestein
Dem Meer zu.
Hab mich so abgeströmt
Von meines Blutes
Mostvergorenheit.
Die düstre Erde hing noch grün am Baum.
Und immer, immer noch der Widerhall
In mir,
Wenn schauerlich gen Ost
Das morsche Felsgebein,
Mein Volk,
Zu Gott schreit.

Il mio popolo

Diviene marcia la roccia
da cui nasco
e intono i miei canti a Dio…
Erto, cado dal sentiero
e scorre proprio in me
lontano, sopra
la pietra del lamento
il mare di fronte.
Sono defluita
dal mosto fermentato
del mio sangue.
L’arida terra pende ancora verde all’albero.
E ancora, ancora la risonanza
in me,
quando orridamente a Ovest
il rimasuglio della roccia marcia,
il mio popolo,
grida verso Dio.


 Wir Beide

Der Abend weht Sehnen aus Blütensüße,
Und auf den Bergen brennt wie Silberdiamant der Reif,
Und Engelköpfchen gucken überm Himmelstreif,
Und wir beide sind im Paradiese.
Und uns gehört das ganze bunte Leben,
Das blaue große Bilderbuch mit Sternen!
Mit Wolkentieren, die sich jagen in den Fernen
Und hei! die Kreiselwinde, die uns drehn und heben!
Der liebe Gott träumt seinen Kindertraum
Vom Paradies – von seinen zwei Gespielen,
Und große Blumen sehn uns an von Dornenstielen … 

Noi due

La sera spira nostalgia dalla dolcezza dei fiori,
e sui monti brucia come diamante argenteo la brina,
e testoline d’angeli guardano sopra la striscia di cielo
e noi due siamo in Paradiso.
E ci appartiene tutta la vita variopinta,
il grande albo blu con le stelle!
Con animali di nuvole, che si cacciano in lontananza
ed ecco! il turbine di vento che ci gira e solleva!
Il buon Dio sogna il suo sogno di bambino
dal paradiso – dai suoi due compagni di gioco,
e grandi fiori ci guardano agli steli spinati …


Das Lied des Gesalbten

Zebaoth spricht aus dem Abend
Verschwenden sollst Du mit Liebe!
Denn ich will Dir Perlen meiner Krone schenken,
In goldträufelnden Honig Dem Blut verwandeln
Und Deine Lippen mit den Duften süßer Mandeln tranken.

Verschwenden sollst Du mit Liebe!
Und mit schmelzendem Jubel meine Feste umgolden
Und die Schwermut, die über Jerusalem trübt,
Mit singenden Blütendolden umkeimen.

Ein prangender Garten wird Dein Herz sein,
Darin die Dichter träumen.
O, ein hangender Garten wird Dein Herz sein,
Aller Sonnen Aufgangheimat sein.
Und die Sterne kommen, ihren Flüsterschein
Deinen Nächten sagen.
Ja, tausend greifende Aeste werden Deine Arme tragen,
Und meinem Paradiesheimweh wiegende Troste sein!

Canto del messia

Il Sabaoth rintona nella sera:
sii prodigo col tuo amore!
Perché ti donerò le perle della mia corona,
in miele d’oro stillante tramuterò il sangue,
e porgerò la fragranza di dolci mandorle alle tue labbra.

Sii prodigo col tuo amore!
E indora i miei banchetti con incandescente giubilo
a ingemma la malinconia che offusca Gerusalemme
Con ombrelle floreali in canto.

Un giardino rilucente sarà il tuo cuore,
dove sogneranno i poeti.
Oh, un giardino pensile sarà il tuo cuore,
ogni sole vi si rifugerà al tramonto.
E verranno le stelle a sussurrare
il loro brillio alle tue notti.
Sì, le tue braccia reggeranno mille rami protesi,
e saranno tenera consolazione per la mia nostalgia del Paradiso!



 Weltende

Es ist ein Weinen in der Welt,
als ob der liebe Gott gestorben wär,
und der bleierne Schatten, der niederfällt,
lastet grabesschwer.

Komm, wir wollen uns näher verbergen …
das Leben liegt in aller Herzen
wie in Särgen.

Du! wir wollen uns tief küssen –
es pocht eine Sehnsucht an die Welt,
an der wir sterben müssen.

 Fine del mondo

C’è un pianto in questo mondo
quasi come se il buon Dio fosse morto,
e l’ombra plumbea che s’infossa
grava come tomba.

Vieni, nascondiamoci più vicini …
La vita giace in tutti i cuori
come nelle bare.

Tu! Baciamoci più assorti –
il mondo pulsa di una brama
che ci porterà alla morte.


 Nebel

Wir sitzen traurig Hand in Hand,
Die gelbe Sonnenrose,
Die strahlende Braut Gottes,
Leuchtet erdenabgewandt.

Und wie golden ihr Blick war,
Und unsere Augen weiten
Sich fragend wie Kinderaugen,
Weiß liegt die Sehnsucht schon auf unserm Haar.
Und zwischen den kahlen Buchen
Steigen ruhelose Dunkelheiten,
Auferstandene Nächte,
Die ihre weinenden Tage suchen.

Es schließen sich wie Rosen
Unsere Hände; du, wir wollen
Wie junge Himmel uns lieben
Im Kranz von grauen Grenzenlosen.

Ein tiefer Sommer wird schweben
Auf laubigen Flügeln zur Erde,
Und eine rauschende Süße
Strömt durch das schwermütige Leben.

Und was werden wir beide spielen…
Wir halten uns fest umschlungen
Und kugeln uns über die Erde,
Über die Erde.

 Nebbia

Sediamo tristi mano nella mano,
il girasole giallo,
raggiante sposa di Dio,
illumina reciso dalla terra.

E come era dorato il suo sguardo!
E i nostri occhi si spalancano
curiosi come gli occhi dei bambini,
bianca giace già la nostalgia sui nostri capelli. 

E fra i faggi spogli
crescono irrequiete oscurità,
notti resuscitate
che cercano i loro giorni piangenti.

Si chiudono come rose
le nostre mani; tu, noi vogliamo
amarci come cieli giovani
sulla ghirlanda di bigi infiniti.

Un’estate più profonda si librerà
su ali frondose verso la terra,
e una dolcezza scrosciante
scorre nella vita malinconica. 

E quello che entrambi suoneremo…
ci stringiamo stretti
e ci rotoliamo per terra,
per terra.


Weltflucht

Ich will in das Grenzenlose
Zu mir zurück,
Schon blüht die Herbstzeitlose
Meiner Seele,
Vielleicht – ist’s schon zu spät zurück!
O, ich sterbe unter euch
Da ihr mich erstickt mit euch.
Fäden möchte ich um mich ziehen
Wirrwarr ended!
Beirrend,
Euch verwirrend,
Um zu entfliehen
Meinwärts!

Fuga dal mondo

Voglio tornare nell’infinito
verso di me,
già fiorisce il giglio autunnale
della mia anima,
forse è troppo presto per tornare!
Oh, io muoio tra di voi
perché mi soffocate con voi.
Vorrei tirare fili intorno a me
ponendo fine al caos!
Confondendovi,
ingarbugliandovi,
per fuggire
verso di me!


Apparato iconografico:

Immagine in evidenza e Immagine 1: https://en.wikipedia.org/wiki/Else_Lasker-Sch%C3%BCler#/media/File:Else_Lasker-Sch%C3%BCler_as_Prince_Yussuf.jpg

Immagine 2: https://en.wikipedia.org/wiki/Else_Lasker-Sch%C3%BCler#/media/File:Else_Lasker-Sch%C3%BCler_1875.jpg

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