Silvia Girotto
Abstract:
New Times, New Realities: The Generational Conflict in “Disorder and Early Sorrow”
The aim of this paper is to analyse Thomas Mann’s novella Disorder and Early Sorrow (1925), which portrays the conflict between the author’s generation and the following one. The plot is set in Germany after the first world war. In this country in search of a rebirth, the main character Abel Cornelius conveys the Mann’s appreciation of the Weimar Republic. It was a democratic reality that represented a new way of life, transmitted by the youth of the time, a generation that wanted to create a new Germany, where freedom, fraternity and art are among the most important values. To illustrate the intergenerational conflict and the inevitable changes caused by the time, Mann narrates the story of a German bourgeois family and the party that takes place in its home. This serves as an opportunity to portray the new youth and its values and to highlight that older generation is destined to decline. Mann himself experienced such an experience during his life. This paper offers a brief comparison between Disorder and Early Sorrows and the short story The Fifth Child by Klaus Mann, Thomas’ son, who published this writing as a counterpart to his father’s one.
Nel 1925, un anno dopo la pubblicazione di Der Zauberberg (“La montagna magica”, 1924), la rivista letteraria “Die Neue Rundschau” presenta una nuova novella dell’ormai affermato Thomas Mann, un testo che verrà dato alle stampe l’anno seguente per la casa editrice Fischer. Unordnung und frühes Leid (“Disordine e dolore precoce”), portata in Italia pochi anni dopo grazie alla traduzione di Lavinia Mazzucchetti, rimane sullo sfondo di una grande produzione che aveva già permesso a Mann di essere riconosciuto come uno dei più influenti scrittori del periodo, ben prima dell’assegnazione del Premio Nobel nel 1929. Nonostante questa novella non venga identificata tra i principali scritti dell’autore lubecchese, essa è degna di un approfondimento sia per la sua ambientazione temporale – la crisi degli Anni Venti in una Germania reduce dalla sconfitta dopo la Prima guerra mondiale – che per la rappresentazione di due temi importanti per l’epoca, ovvero lo scontro-incontro generazionale e il declino della società borghese. Inizialmente, Unordnung und frühes Leid venne identificata dalla critica come una prosecuzione di Der Zauberberg, che si interrompe infatti con lo scoppio della Prima guerra mondiale, a cui il protagonista Hans Castorp dovrà prendere parte. La novella, nonché prima opera di Mann ambientata durante la Repubblica di Weimar, ha inizio nell’immediato dopoguerra che rappresenta un punto di svolta per il Paese, riversato in una condizione sociale ed economica disastrosa. Questo momento di necessario cambiamento per la Germania spinge Mann a voler trasmettere fiducia nel futuro e allo stesso tempo presentarsi come punto fermo per la sua comunità, ispirazione per un popolo che si sta riprendendo con fatica. Le promesse e gli ideali che abbondavano nei discorsi politici durante il conflitto devono essere ora sostituiti da fatti concreti e Mann individua questo bisogno di concretezza nella popolazione tedesca, riconoscendo come sia ormai imprescindibile voltare pagina anche a fronte degli sviluppi politici, economici e sociali che caratterizzano l’epoca postbellica. Questa necessità di concretezza si può ritrovare anche nella descrizione dell’ambientazione temporale della novella: si identifica infatti in maniera precisa un momento storico fondamentale, maggiormente riconoscibile in questo rispetto a molti altri testi. In Unordnung und frühes Leid Mann rappresenta infatti la Germania medio-borghese degli anni Venti offrendo uno spaccato della società tedesca dell’epoca, con le sue difficoltà mostrate attraverso esempi concreti di vita quotidiana. Attraverso questo ritratto temporale, in cui sono identificabili anche vari aspetti autobiografici, lo scrittore mostra un tacito assenso alla condizione attuale come punto di ripartenza, ma soprattutto alla Repubblica di Weimar e alle sue possibilità. Egli intende infatti mostrarsi come autore repubblicano e sostenitore degli ideali democratici, in linea con il cambiamento occorso con lo scoppio del primo conflitto mondiale.
Mann osserva la nuova realtà di questi anni Venti analizzando la nuova condizione economico-sociale dal punto di vista di uno dei personaggi principali della novella: Abel Cornelius. Il professor Cornelius, docente di Storia innamorato della propria materia di studio, apprezza tutto ciò che è passato, concluso e, dunque, immutabile ed eterno. Egli vive con la moglie e i quattro figli in un’elegante casa borghese nella periferia di Monaco di Baviera, dove prosegue le sue attività comodamente e disponendo di buone somme di denaro, nonostante la difficile condizione economica della Germania. I due figli maggiori, Ingrid di 18 anni e Bert di 17, chiamati nel testo “die Große” (“i grandi”), rappresentano appieno la gioventù della nuova generazione. Questa, discostandosi da quelli che sono gli usi e ideali della precedente, intende sottolineare quanto più possibile tale distanza. I figli minori, Eleonore detta Lorchen e Beißer, al contrario, non sono ancora entrati a fare parte del nuovo mondo che si prospetta loro, rimanendo legati ai genitori e da questi protetti e viziati. La madre, a cui non viene mai assegnato un nome nel corso della vicenda, ha un debole per il piccolo Beißer e Herr Cornelius si diletta nel giocare con entrambi i bambini nel proprio tempo libero, ma in particolare viene descritto approfonditamente il rapporto tra il capofamiglia e Lorchen, la piccola di casa. Si tratta di una relazione idilliaca, ancora intoccata dalla realtà che si trova oltre le mura domestiche. L’idillio in questione è l’ultima immagine di un passato e di una felicità a cui si può aggrappare il professor Cornelius, separato quasi completamente dalla vita dei figli maggiori, ormai cresciuti e strettamente legati al loro gruppo di pari. Ma anche questo idillio tra il capofamiglia e la figlia minore è destinato a sparire, così come la società borghese che Cornelius conosce.
Uno scontro di prospettive
Il professor Cornelius, punto di vista da cui viene raccontata la vicenda, all’inizio della novella sembra incarnare Mann stesso in quanto osservatore dello sviluppo del presente vissuto dai suoi figli maggiori; un presente che Cornelius sente di dover analizzare, pur non volendo esserne parte. L’autore offre dunque un punto di vista che di primo acchito corrisponde al proprio: un uomo che fronteggia repentini cambiamenti e la distruzione della società conosciuta, ma allo stesso tempo posto di fronte a una nuova realtà, diversa ma non necessariamente negativa. Quello di Cornelius, inoltre, non è un giudizio immobile nel corso dell’intera vicenda, bensì muta nell’osservare lo svilupparsi degli eventi. La sua non può dunque essere interpretata come prospettiva onnisciente: essa è piuttosto il punto di vista di uno dei personaggi, mutabile e non necessariamente obiettivo. Cornelius non può essere inteso nemmeno come protagonista della narrazione, come può essere invece identificata la vicenda stessa raccontata in Unordnung und frühes Leid.
Cornelius rimane un osservatore passivo, in quanto è la nuova generazione ad agire, mentre lui la osserva riconoscendone la bontà della gioia e della fratellanza, che caratterizzano la nuova società dei figli. In particolare, la vicenda in Unordnung und frühes Leid mostra uno spaccato di vita quotidiana: Bert e Ingrid organizzano con il permesso dei genitori una festa in casa loro, invitando i loro amici per chiacchierare e ballare, senza impedire la partecipazione di genitori e fratelli più piccoli. È durante questi festeggiamenti che risiede il centro della narrazione, ovvero l’evidenza del confronto tra due generazioni molto differenti.
Lo scontro/incontro tra i due stili di vita viene introdotto, tuttavia, prima della sera della festa, con esempi di atteggiamenti poco rispettosi da parte dei “Große” nei confronti dei genitori e di ogni rappresentante della vecchia generazione. Esempio ne è l’eccentrico gioco di Bert e Ingrid, che con la loro indole attoriale si divertono a prendersi gioco del mondo borghese: mentre sono in fila in attesa del loro turno per compiere degli acquisti, si divertono a parlare dialetto inscenando le più disparate situazioni in mezzo agli altri clienti. Ad esempio, Ingrid finge di essere la giovane madre di un ragazzino che tortura gli animali per gioco, causando lo sconvolgimento dei presenti. Il loro linguaggio, inoltre, caratterizzato dall’uso del dialetto per fingere di provenire dalla campagna, viene giudicato come poco consono dalle persone più anziane, mentre ai più giovani appare moderno e gergale. Un esempio di questa gergalità si trova nel modo di Ingrid e Bert di riferirsi ai genitori, chiamati die Greise oppure die Urgreise (entrambi tradotti in italiano come “i vegliardi”), mentre guardano madre e padre con ironia e condiscendenza. I figli maggiori non vengono presentati a loro volta dal padre in maniera positiva: Cornelius parla di Ingrid come di una giovane teatrante, allegra, solare, ma che ha guadagnato buoni voti solo per la sua capacità di sorridere agli insegnanti; Bert viene invece presentato come uno studente poco motivato e dedito anche lui alle arti, tanto che vorrebbe lavorare nel mondo dello spettacolo, ma che tuttavia è privo di qualsiasi talento.
La festa che si svolge a casa di Abel Cornelius è un tripudio di tutto ciò che la nuova generazione rappresenta e infatti la prima impressione del padrone di casa esplicita chiaramente la distanza da questa nuova epoca: “Generalmente ci si dà del tu e ci si rapporta in un modo che ai vecchi è totalmente estraneo: non vi è traccia di pudicizia, galanteria e aria da salotto” (Mann, 1925: 158-159). A Cornelius e la moglie mancano le implicite regole e l’etichetta che hanno sempre utilizzato in società e anche il modo di ballare della gioventù è differente rispetto a quello a cui i due sono abituati: sulle note di un grammofono, Ingrid, Bert e i loro amici scivolano sul tappeto della sala ascoltando una musica che Herr Cornelius non riesce a descrivere se non come un mix di jazz, colpi di batteria e altri suoni. L’atteggiamento generale dei giovani è molto diverso da quello dei genitori: non c’è eleganza nel loro intrattenersi, stanno seduti sul pavimento, quasi sdraiati, si danno del tu e parlano tra loro in maniera molto naturale, senza curarsi dell’etichetta. Ciò lascia Cornelius confuso, ma non intimorito o offeso. Il suo osservare con attenzione è dovuto principalmente alla curiosità. Non essendo volto a giudicare, egli riesce infatti ad apprezzare alcuni tratti dei giovani che gli si presentano, come nel caso di Herr Möller, al quale si avvicina per complimentarsi dopo che questi ha terminato di cantare per il suo pubblico. Le nuove generazioni non lo spaventano, sono viste anzi come qualcosa a cui sarà necessario avvicinarsi. Si confronta dunque con Herr Möller, discutendo su quali siano i suoi interessi e le fonti che ha consultato per presentare la sua arte, trovando nelle sue risposte un impegno e una dedizione che gli permettono di mostrare sincera fiducia in questo giovane. È dunque identificabile una certa ammirazione per Möller, paragonato al figlio Bert, che al contrario non possiede lo stesso talento e non andrà dunque lontano. In contrapposizione a Herr Möller, che ha trovato la sua strada, Bert non è che un ragazzino che intende giocare e riempirsi la testa di sogni irrealizzabili. Il pessimismo del padre di fronte al figlio maggiore è frutto di un conflitto interno alla famiglia creatosi dallo scontro di due generazioni diverse che vivono lo stesso spazio, cercando ciascuna di soffocarsi l’una con l’altra per contrapporsi. Tuttavia, nel momento dell’incontro con altri rappresentanti di questa nuova società vengono meno i pregiudizi che Herr Cornelius ha sviluppato nel rapporto coi propri figli maggiori.
Anche della descrizione delle scene di ballo si identifica un momento di confronto e accettazione del nuovo stile di vita: l’attenzione di Cornelius si concentra prima sul movimento del corpo di questo gruppo di giovani, quando danzano muovendo i fianchi e alzando le spalle in una serie di movimenti che appaiono disordinati ai suoi occhi; dopodiché viene sottolineato un ulteriore dettaglio, utilizzato più volte da Mann nei suoi scritti, soprattutto in occasione di momenti più liberi dalle costrizioni borghesi, ovvero la mescolanza di maschile e femminile. Il semplice fatto che si osservino due ragazze o due ragazzi che ballano insieme può apparire casuale e infatti non si dedica a questo fatto più di un paio di righe. Questa scena di festa e libertà ricorda il capitolo Walpurgisnacht (“Notte di Valpuga”) in Der Zauberberg, in cui maschere e abiti femminili e maschili si mescolano, non lasciando comprendere chi vi si celi e creando in un ambiente chiuso e sicuro, quello del sanatorio in cima alla montagna, un mondo a sé, dove le vecchie regole borghesi possono essere cancellate e riscritte. Nella novella Unordnung und frühes Leid, che come già accennato è stata spesso riconosciuta come una prosecuzione di Der Zauberberg, la rigida contrapposizione “uomo-donna” non appare più come la normalità. La tendenza a superare lo scontro tra maschile e femminile ha in questa novella la possibilità di uscire dai confini del sanatorio ed essere accolta dalle nuove generazioni nella vita di tutti i giorni. Tale mescolanza di generi sarà oggetto di osservazione da parte di Thomas Mann in diversi scritti – si ricordi il saggio Über die Ehe (“Sul matrimonio”, 1925) – ed è riscontrabile anche in varie altre scene delle sue opere di narrativa. Ne è un esempio il racconto Tonio Kröger, con lo scambio fra i personaggi di Hans Hansen e Ingeborg Holm, che introduce una sovrapposizione identificabile successivamente anche tra Hippe e Clawdia Chauchat proprio in Der Zauberberg. Ad amplificare l’idea di incontro tra “generi” diversi segue un elenco di musiche che Cornelius sente proporre in sottofondo: shimmy, foxtrott, onestep, double fox, java dance e polka fra gli altri. È possibile dunque notare come la nuova generazione, di cui Bert e Ingrid sono rappresentanti, accolga molte di quelle tendenze che la generazione precedente rifiutava, prima tra tutte l’idea che non sia necessario marcare la differenza tra identità e che l’idea di Grenze, di “confine” (tra generi, identità sessuali, ceti, etc.) vada superata. Queste idee iniziano a diffondersi con la fine della guerra e la nascita della Repubblica di Weimar, portando a identificare anche una necessaria separazione tra prima e dopo. Inoltre, la nuova generazione sente di essere rimasta indietro rispetto al resto dell’Europa dal punto di vista dello sviluppo sociale, oltre che economico e politico, e cerca di mettersi al passo creando la propria cultura. Mentre la nuova Germania di Bert e Ingrid volge lo sguardo al futuro attraverso l’espressione artistica e di sé, la generazione dei padri rimane attaccata a ciò che conosce, bloccata in un mondo non più a propria misura e senza poter fare altro che osservare quanto accade intorno a sé.
Nel grande gruppo che viene accolto in casa Cornelius spicca in modo particolare Max Hergesell, un giovane amico di Bert e Ingrid che farà un’ottima impressione soprattutto su Lorchen, la piccola di casa estremamente amata dal padre. Questo personaggio sarà fondamentale nel finale della vicenda, quando Lorchen proverà attrazione per lui, tanto da non sopportarne da lontananza e non riuscirà a calmarsi se non con un intervento proprio da parte del giovane. Quest’ultimo atto sancisce la fine del prima, riconoscendo l’entrata dei piccoli di casa nella nuova epoca: infatti, se i Große risultano scontrosi e sbeffeggianti nei confronti dei genitori, i Kleine (“piccoli”) per la maggior parte della storia ancora innocenti e incorrotti dalla realtà del mondo esterno, ma durante questa festa sono esposti al pericolo di ciò che non può essere allontanato dalla protezione famigliare. I bambini permettevano infatti inizialmente a Cornelius di ricreare quell’idillio di vita borghese precedente la guerra, soprattutto attraverso i giochi che mette in atto nei momenti di spensieratezza e che rappresentavano anche per loro un momento di gioia. L’amore di Abel Cornelius per Lorchen è visto come eterno e immutabile, ma allo stesso destinato a morire perché senza possibilità di sviluppo. Unordnung und frühes Leid si rivela dunque una fuga dalla Storia, dal prima, in quanto ripudio del ritorno al passato a cui Cornelius è attaccato, un ripudio ritenuto dal professore stesso come inevitabile. Egli ama la Storia e da questo amore osserva la prepotente entrata del nuovo tempo nella sua casa: vorrebbe proseguire la propria vita in questo idillio con i figli minori, mentre i maggiori si sono già allontananti. Consapevole, tuttavia, dell’impossibilità di una eterna durata di tale idillio, non impedisce ai figli maggiori di sviluppare la propria identità e in parte partecipa lui stesso alla festa organizzata dai giovani, anche con la moglie e i figli minori. La sua consapevolezza della necessità del cambiamento si manifesta proprio in questa accettazione, nel notare i cambiamenti della Storia, anche se rimane restio ad accettarli. Ricordando l’allontanamento dalla realtà della pianura presentato in Der Zauberberg, Unordnung und frühes Leid realizza una divertente variazione di questo distacco in quanto il mondo borghese è destinato a una discesa, a un declino comico-realistico rappresentato nell’irriverente comportamento della nuova generazione con i suoi modi festaioli. Ritorna dunque il tema della decadenza e della caduta della borghesia europea come era stata descritta anche in Buddenbrooks (1901), senza tuttavia che venga presentata un’alternativa ancora valida su larga scala. La nuova generazione potrà infatti acquisire solo con il tempo la capacità di affrontare la nuova epoca da un punto di vista politico, economico e sociale.
Ciò che propone Mann attraverso la rappresentazione della generazione dei figli pare essere un sincero interesse per la nuova società repubblicana, secondo quanto affermato da Werner Hoffmeister in “Thomas Manns Unordnung und frühes Leid: Neue Gesellschaft, neue Geselligkeit” (“Disordine e dolore precoce di Thomas Mann: nuova società, nuova socialità”), un saggio del 1990 in cui viene illustrato come l’amore per i figli minori sia indirettamente identificabile con un amore per la nuova realtà. Questo sentimento plasma la vicenda narrata nel testo e osserva le novità come espressioni diverse di una realtà non uniforme, nella quale possono infatti coesistere i figli minori e i maggiori. La nuova società tedesca non ha un solo focus e una sola forma, bensì è varia e contiene una pluralità di generi, sentimenti, azioni, comportamenti all’interno della quale ciascuna persona rispetta le altre in quanto parte della stessa grande comunità. Non è presente il tipico rispetto della generazione dei padri, quello ufficiale e in apparenza artificioso. Infatti, le nuove regole non sono impartite dai genitori e prediligono, piuttosto, la spontaneità nelle relazioni. La nuova generazione si vuole discostare dalle vuote etichette, puntando alla gentilezza e all’accoglienza come nuovi principi. Essa rifiuta anche l’ufficialità delle istituzioni, come quella scolastica con l’esempio della giovane Ingrid che riesce ad essere amata dal corpo docenti non tanto per le sue capacità, quanto per la sua personalità, oppure con il rifiuto di Bert di impegnarsi nello studio in favore dell’interesse per le arti circensi.
In questo nuovo mondo si riconosce una mescolanza di personaggi che può avere realizzazione solo nella neonata Repubblica di Weimar: gli invitati alla festa sono figli e figlie di impiegati di banca, artisti, studenti universitari e ginnasiali; vestiti in maniera non conforme, varia, informale. In un tempo in cui lo splendore dei salotti e delle feste è ormai decaduto, senza possibilità di tornare in auge, narratore e lettore di questa novella sono affascinati dal divertimento qui riprodotto, dalla distruzione delle formalità in una festa che pare quasi un rogo della Storia come il professore la conosce.
Alla luce di ciò, si potrebbe proseguire in direzione di un’interpretazione del disordine contenuto nel titolo come di un disordine della società esterna alla famiglia, il disordine della gioventù contemporanea a Mann che penetra nella vita dei coniugi Cornelius e dei figli minori quasi come una malattia durante questa festa, insinuandosi subdolamente nella mente della piccola Lorchen. Il disordine di questa gioventù è in parte determinato dalla condizione della Germania postbellica, senza punti fissi e possibilità di identificare la strada da seguire. D’altro canto, il disordine è rappresentato soprattutto dal conseguente rifiuto delle regole e delle etichette preesistenti, mantenute invece nell’idillio familiare di Abel Cornelius. Egli, nella prima parte della novella, non si trova ad avere un conflitto aperto con i Große e questo viene infatti espresso principalmente su piano sociale e storico, mostrando un fermo rifiuto da parte della generazione dei figli verso quella dei padri, considerata obsoleta e ormai incomprensibile. Tale rifiuto non ha inizialmente solide basi, come affermava Musil nel saggio Stilgeneration oder Generationstil (“Generazione dello stile o stile della generazione”, 1921), ma è necessario perché ogni generazione trovi la propria anima. Quest’anima può essere trovata solo nel momento in cui viene messa in atto la primitiva resistenza a ciò che è la tradizione, rivoluzionando la realtà conosciuta e cercando o creando nuovi punti di riferimento. Sempre secondo le parole dell’autore austriaco, il proliferare nei primi decenni del Novecento di nuovi movimenti letterari e artistici ha contribuito a questo veloce allontanamento dagli ideali del passato, permettendo alle persone di identificarsi in nuove realtà. Allo stesso tempo la generazione dei padri, provata dalla guerra, è rimasta attaccata a ciò che esisteva precedentemente, rompendo ulteriormente con la generazione dei figli. Negli anni Venti del Novecento si sviluppa dunque anche una generazione di scrittori che è cresciuta nel caos politico del dopoguerra, un caos al quale allude sempre il titolo Unordnung und frühes Leid. Il disordine avanza, si infiltra in casa Cornelius e le due generazioni rispondono in maniera diversa: se quella dei padri si chiude ulteriormente nelle proprie sicurezze che stanno svanendo, quella dei figli cavalca l’onda di tale disordine, rivoluzionando quanto esisteva prima.
La famiglia Cornelius e la famiglia Mann
Il rapporto tra epoche e ideali differenti presente in Unordnung und frühes Leid emerge anche all’interno della famiglia di Thomas Mann. Tra la dimensione autobiografica dello scrittore e la famiglia di Cornelius è possibile riscontrare alcuni parallelismi. Vi sono alcune somiglianze nella composizione del nucleo famigliare, formato da Thomas e Katharina Pringsheim e dai loro sei figli: Ingrid e Bert corrispondono infatti a Erika e Klaus, i figli maggiori di Thomas, rappresentanti dell’epoca postbellica, mentre Lorchen e Beißen corrispondono a Elisabeth e Michael, due tra i figli minori. Mann, inoltre, non ha mai negato un legame con il personaggio di Abel Cornelius, dalla cui prospettiva di uomo estremamente legato al passato l’autore si discosta però a poco a poco. Infatti, mentre Mann cercherà di prendere parte alla nuova società tedesca nella Repubblica di Weimar, Cornelius osserva la sua innegabile sconfitta nel finale della novella senza reagire.
Nel maggio del 1925 Klaus Mann ebbe modo di leggere il testo del padre prima della sua pubblicazione ed egli non mancò di identificare i riferimenti al proprio nucleo famigliare. Vedendo se stesso nei panni di Bert, definito da Abel Cornelius come un figlio privo di talento, e notando come Thomas Mann si fosse occupato in questo testo di definire la gioventù a cui Klaus stesso apparteneva, l’ambizioso Klaus decise di rispondere attraverso il mezzo letterario. In occasione dei festeggiamenti per i cinquant’anni del padre, Klaus scrisse un discorso intitolato Mein Vater (“Mio padre”): in esso affermò che nessuna generazione era mai stata così separata da quella successiva come quella del padre Thomas. Klaus reagì inoltre a Unordnung und frühes Leid nello stesso anno in cui questo venne pubblicato come libro autonomo con la sua novella psicologica di ispirazione edipica Kindernovelle (traducibile come “Novella sull’infanzia” o “Novella d’infanzia”, mai pubblicato in lingua italiana). Riprendendo lo stesso schema famigliare, con la sola differenza del decesso del padre, presente nella storia solo sotto forma di una maschera da morto, il disordine degli anni Venti è rappresentato dalla figura di Till, il prototipo del giovane europeo, disordinato ma affascinante. La famiglia è composta dalla giovane madre Christiane e i suoi quattro figli (Fridolin, Renate, Lieschen e Heiner), che incontrano il giovane Till quando questi si presenta a casa loro come ammiratore del defunto marito e padre. Nel corso della vicenda, in poco tempo il giovane conquista tutta la famiglia e si trasforma nel Max Hergesell di Unordnung und frühes Leid, mostrandosi sia come un estimatore dei valori del vecchio padre che come rappresentante di una nuova possibilità di incontro con la realtà politica e sociale. A differenza di Max Hergesell, Till diventa davvero un membro della famiglia, tanto da essere sempre più desiderato dalla vedova Christiane, con la quale arriva a concepire un bambino. Dopo la notte passata con la donna, afferma tuttavia di doversene andare. Al suo allontanarsi dalla casa la famiglia non potrà più vivere allo stesso modo: Christiane si rende conto di essere incinta, ma cerca di proseguire la propria esistenza in casa come sempre. Tuttavia, qualcosa è evidentemente cambiato e i bambini stessi iniziano a crescere, affrontando tematiche come la morte (pensiero che arriverà al più piccolo dei quattro, Heinrich, in sogno) ed esistendo come in attesa di qualcosa che ancora non comprendono. L’arrivo atteso è quello del nuovo figlio, nato dall’incontro tra Christiane e Till e immagine di una ripartenza, del nuovo che soppianta il vecchio. In Kindernovelle il giovane Klaus Mann rappresenta lo stesso scontro generazionale della novella redatta dal padre, mostrando una generazione di genitori che deve rendersi conto di essere ormai arrivata al termine, sostituita dai propri figli. Emblematico, in questo senso, è il finale di Unordnung und frühes Leid, in cui la piccola Lorchen piange per Max Hergesell mentre il padre rimane inerme. In modo ancora più evidente Klaus Mann termina la sua Kindernovelle con la rappresentazione della completa sostituzione della figura genitoriale e la nascita di una nuova famiglia a partire dal superamento dell’influenza del vecchio padre. La nascita della nuova arrivata, una sorellina, rappresenta la conclusione della storia e avviene proprio sotto la maschera funeraria del defunto, che rimane presente, amato e onorato, ma che non può ribellarsi all’inevitabile sbocciare e scorrere della nuova vita.
Conclusioni
Alla luce di quanto detto, il disordine presentato nel titolo della novella Unordnung und frühes Leid presuppone una sostituzione dei vecchi valori con un nuovo stile di vita, che risulta senza regole e confuso. La confusione tuttavia è, come già esplicitato, anche osservata con curiosità dallo stesso Herr Cornelius. Non si tratta infatti di un disordine puramente negativo e la sua complessità si manifesta in primo luogo nella nuova relazione tra pari durante la festa, in particolare in relazione alla musica. Nella sala è infatti presente un grammofono: si tratta di un oggetto già introdotto in Der Zauberberg, in cui esso sottolineava la distanza dalla società cittadina. Nell’imponente romanzo del 1924 la musica era riprodotta ed era quindi imitazione, non qualcosa di vivo. In Unordnung und frühes Leid la musica che esce dal grammofono rappresenta invece un vero e proprio impeto di vita, erotismo e desiderio che fa presa su tutti i presenti. La piccola Lorchen subisce questo effetto, finendo per vedere in Max Hergesell un principe azzurro, uno “Schwanenritter”, il cavaliere del cigno presente nel Lohengrin di Richard Wagner. Il grammofono aiuta ad esprimere gioia di vivere e non conformità attraverso la trasmissione di musiche dall’America, africane e in generale esotiche, che insinuano anche libertà e assenza di regole. Gli stessi ospiti cantano in lingue diverse, a ricordare che la nuova società si deve aprire oltre i confini dopo la chiusura portata dalla guerra. Il linguaggio del corpo con questo sottofondo musicale trasmette tranquillità, assenza di regole e da Mann questa assenza di costume e di limiti viene identificato come un significativo fenomeno sociale e storico. Si tratta di una nuova forma dello stare insieme, altro rispetto alle società illustrate in opere come Buddenbrooks e Der Zauberberg o Königliche Hoheit (“Altezza reale”, 1909).
La musica ha, tuttavia, un significato molto più complesso rappresentando anche un punto di incontro tra gli amici dei figli maggiori e Cornelius: il fascino che quest’uomo prova per la Storia e la tradizione incontra il gusto dei giovani per l’arte semplice, popolare, rappresentata, ad esempio, dalle Märchen e dai Lieder. La nuova generazione si intreccia dunque con una cultura popolare che si mantiene con il passare del tempo. Proseguendo con questa interpretazione anche Max Hergesell, lo “Schwanenritter” degli anni Venti, è un personaggio che incarna il potere della cultura popolare rivelandosi l’unico in grado di mettere fine al pianto di Lorchen. Pur essendo una parodia della tradizione, risulta efficace nella sua presenza mitico-musicale che lega la realtà contemporanea a quella precedente. Lorchen è parte di questa nuova generazione e, anche se vissuta fino a quel momento sotto la protezione del padre, affronta questo disordine e il conseguente dolore precoce con un pianto ribelle che esprime l’inevitabile distacco dai genitori. Verrà simbolicamente confortata e accolta da Max Hergesell, in un incontro che rappresenta l’uscita dall’idillio famigliare per entrare nella nuova realtà.
Bibliografia:
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Sitografia:
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Apparato iconografico:
Immagine 1: https://sv.wikipedia.org/wiki/Thomas_Mann#/media/Fil:Bundesarchiv_Bild_183-S86748,_Thomas_Mann_in_Weimar.jpg
Immagine 2 e di copertina: https://de.wikipedia.org/wiki/Klaus_Mann#/media/Datei:Katja_Mann_mit_ihren_sechs_Kindern_um_1919.jpg