Labirinti del pensiero. Su “Fisica della malinconia” di Georgi Gospodinov

Emanuele Resini

 

Nato a Jambol nel 1968, Georgi Gospodinov è uno degli autori più importanti del panorama letterario bulgaro e, più in generale, europeo. Uscito per la prima volta in traduzione italiana nel 2007 con Romanzo naturale (“Естествен роман”, 1999), è diventato celebre per i suoi lavori in prosa, tra cui tre raccolte di racconti e, soprattutto, i romanzi Fisica della malinconia (“Физика на тъгата”, 2011) e Cronorifugio (“Времеубежище”, 2020), quest’ultimo vincitore dell’International Booker Prize nel 2023. Dal 2022 è disponibile anche Lettere a Gaustìn, una selezione di suoi versi nella traduzione di Giuseppe Dell’Agata. In Italia le sue opere sono edite da Voland.

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Link al libro: https://www.voland.it/libro/9788862431408


Fisica della malinconia è sicuramente uno dei lavori più conosciuti e apprezzati di Georgi Gospodinov. Lo sperimentalismo della scrittura dell’autore trova in esso una delle sue espressioni più articolate, e dà origine a un romanzo di grande complessità strutturale e di notevole profondità umana, ma allo stesso tempo sempre scorrevole nella sua prosa. Esso è probabilmente anche uno dei suoi lavori più sfuggenti ed inclassificabili, fermo restando che raramente la sua scrittura si presta a definizioni immediate. In una delle molteplici epigrafi del romanzo, attribuita all’alter-ego Gaustìn e divenuta celebre anche per la frequenza con cui Gospodinov ne fa uso in interviste e presentazioni, egli scrive: “I generi puri non mi interessano molto. Il romanzo non è ariano”. Sicuramente, Fisica della malinconia risponde perfettamente a questa dichiarazione d’intenti.

Da un punto di vista strutturale e formale, spicca il notevole grado di frammentarietà del romanzo, già presente in Romanzo naturale e qui portata all’estremo. Il testo si suddivide in capitoli spesso molto brevi, ognuno dei quali sviluppa autonomamente una narrazione, un ricordo dell’autore o una riflessione. L’utilizzo del frammento, così come la varietà di provenienza dei frammenti stessi (compaiono lacerti di letteratura scientifica o di testi extra-letterari) e l’unione di alto e basso, di lirico e prosaico, hanno qualcosa in comune con una delle letture preferite di Gospodinov, T. S. Eliot, che d’altronde viene più volte citato nel testo (oltre ai celebri versi “mixing / memory and desire” posti nelle epigrafi, anche “I grow old … I grow old … / I shall wear the bottoms of my trousers rolled” da The Love Song of J. Alfred Prufrock nell’ultima sezione del romanzo).

Dalla frammentazione del testo deriva un’altra caratteristica immediatamente riscontrabile in Fisica della malinconia, ossia l’assenza di una trama unitaria. Il romanzo si sviluppa piuttosto seguendo una serie di filoni di pensiero, di ramificazioni che possono essere in qualsiasi momento interrotte per deviare altrove, similmente ai corridoi di un labirinto. L’intenzione dell’autore di costruire un romanzo-dedalo mediante la sua forma è evidente anche dall’inserimento di capitoli-luogo, ossia “stazioni di sosta” dove il narratore attende il lettore smarrito, e “corridoi laterali” dal carattere digressivo. Un labirinto che funge da doppio concettuale della figura ricorrente del Minotauro, centrale in tutto il romanzo.

Ogni labirinto conserva una forma di ordine geometrico. Malgrado la complessità strutturale, in Fisica della malinconia è possibile individuare numerosi fili conduttori. In questo scritto si cercherà dunque di esplorare quelli che si ritengono essere i tre “sentieri” principali nel dedalo del romanzo.

Il primo percorso è quello dell’empatia ipertrofica. Il narratore racconta di essere stato affetto durante l’infanzia da una forma estremizzata di empatia, che lo portava incontrollabilmente a immedesimarsi con l’altro. Tale “patologia” lo rendeva in grado di sperimentare su di sé storie ed esperienze di chi lo circondava in una “ipertrofica espansione dell’io”, come sottolineato da Dell’Agata nella sua postfazione. Paradigmatico di questo procedimento è un frammento della prima sezione, intitolato Medicina vivente. In esso, dopo aver ricordato come il nonno dell’autore usasse mangiare delle lumache vive come rimedio di medicina popolare per l’ulcera, subito viene posto un paragrafo speculare, in cui il protagonista diviene egli stesso la lumaca ingoiata, descrivendone in prima persona ogni sensazione fino alla morte per digestione. Ancora più estremo è il Prologo del romanzo, composto da una elencazione di diverse (e incongruenti) narrazioni della nascita del narratore, ognuna collocata in un anno o addirittura in un’era differente.  Il capitolo si conclude in modo significativo: con un sintagma minimo che, nella sua agrammaticalità, racchiude l’impossibile pluralità della coscienza del narratore: “Io siamo”.

Questa “Sindrome ossessiva empatico-somatica”, come viene definita dal medico amico del narratore, è particolarmente accentuata nell’infanzia. Con l’età adulta, essa si stempera e si indebolisce gradualmente fino a sparire, in una guarigione vissuta dal narratore come una perdita. Ecco che quindi egli si inventa modi diversi per continuare a conoscere le vite degli altri, ricercando storie, notizie e frammenti di vita, oppure conservando oggetti significativi in uno scantinato, in una forma ossessiva di accumulazione. Esempio chiave è la sezione intitolata Il compratore di storie. In essa è riportata una serie di aneddoti e frammenti di vita, raccontati da completi sconosciuti e letteralmente acquistati dal narratore per mantenere un contatto con l’altro. Sia l’accumulazione di storie sia quella di oggetti rappresentano degli Ersätze, ossia dei sostituti di quell’empatia totalizzante che solo l’infanzia poteva concedere.

Quando mi resi conto che questa capacità cominciava a scomparire, che mi stavo disempatizzando, come avrebbe detto per scherzo il mio medico, ricorsi a questo debole surrogato, il collezionismo. Ho provato un’acuta necessità di ammucchiare, di ordinare in casse e quaderni, in elenchi ed enumerazioni. Salvare cose e parole. Il posto lasciato libero da un’ossessione viene sempre a essere occupato da un’altra. Prima potevo abitare tutti i corpi del mondo, adesso sono contento se riesco a passare da una stanza all’altra nella casa del mio stesso corpo. Più che ogni altro, l’ho già detto, mi trattengo in quella dell’infanzia.” (p. 144)

Altro percorso di esplorazione del romanzo è quello che segue il concetto di sperimentazione. Si tratta di un sentiero che esce dai confini di Fisica della malinconia, abbracciando per certi aspetti molta della produzione in prosa e in versi dell’autore.

La sperimentazione del romanzo assume diverse forme. Oltre al già menzionato sperimentalismo formale, anche da un punto di vista contenutistico è possibile notare come spesso l’autore parta da un elemento concettuale e lo porti alle sue estreme conseguenze, facendo uso di una tecnica simile per molti aspetti a quella dell’esperimento mentale. Con tale espressione, traduzione italiana del tedesco Gedankenexperiment, si intende in ambito scientifico un esperimento esclusivamente immaginato, anziché condotto empiricamente, volto a testare concettualmente una teoria o un’ipotesi. L’esperimento mentale permette di fare uso di casi limite difficilmente riproducibili nella realtà. Una procedura simile sembra presentarsi spesso nella scrittura dell’autore, ad esempio, nel concetto di iper-empatia, il cui carattere di estremizzazione del reale ha notevoli elementi di somiglianza con tale metodo.

Figura fondamentale che si collega direttamente all’idea di sperimentazione è quella di Gaustìn. Creatura ambigua per eccellenza, a metà tra alter ego di Gospodinov ed eteronimo totalmente altro, Gaustìn è un personaggio ricorrente nell’intero opus, in cui è spesso incarnazione dello spirito di sperimentazione. I suoi progetti folli, elencati dall’autore in un “quaderno marrone delle sconfitte”, non sono in fondo altro che sperimentazioni fallimentari.

Molti degli esperimenti di Gospodinov riguardano il tempo. Egli, in un passo dell’ultima sezione del romanzo, immagina la possibilità di duplicare la vita di una persona riavvolgendone gli anni, fino a far coincidere la data di nascita con quella della morte. In un altro frammento, che anticipa per tematiche Cronorifugio, un amico d’infanzia dell’autore si erge a “Anti-Gaustìn” e compra l’intero paese natale dell’autore per riportarlo vent’anni indietro, all’epoca del socialismo. Gospodinov ribadisce così in Fisica della malinconia tutto l’interesse per il tempo e, all’interno di esso, soprattutto per il passato.

Ultimo dei filoni che qui verranno esplorati è quello dell’abbandono. In quanto riduzione alla solitudine e recisione del contatto umano, l’abbandono è l’opposto polare dell’empatia. Suo simbolo principale nel romanzo è il Minotauro, figura presente dalle primissime pagine sino all’ultimo capitolo. Con un rovesciamento di prospettiva rispetto alla tradizione mitologica, il Minotauro in Fisica della malinconia perde ogni connotazione mostruosa: agli occhi empatici e umani del narratore, esso è nient’altro che un bambino abbandonato dai genitori, tradito dalla sorella e rinchiuso in un labirinto da cui non può scappare e nel quale è destinato infine a essere ucciso. Ecco, quindi, che in svariati passaggi, tra cui la sezione “Contro un abbandono: il processo M.”, l’autore stende un’apologia del Minotauro, che tuttavia si conclude nell’impossibilità di quest’ultimo di proferire un’autodifesa, poiché ogni sua parola viene sentita dai giudici come un muggito. Il Minotauro è così condannato alla solitudine ancor prima di qualunque processo.

Anche la figura del nonno si ricollega alla tematica dell’abbandono. Fondamentale tra i personaggi in cui il narratore si immedesima nella prima parte del romanzo, il nonno è punto di incontro di diverse tematiche care all’autore. Egli è oggetto di un’operazione che è allo stesso tempo una ricostruzione della memoria e un procedimento che mette in relazione vicende individuali con eventi della Storia. Il nonno è, inoltre, un altro degli abbandonati del romanzo: in un momento di immedesimazione, viene rivissuto un episodio della sua infanzia in cui viene involontariamente dimenticato dai genitori al mulino dove si erano recati.

E allora la paura si fa avanti, lo riempie, come quando riempiono a una fontana una brocca piccola, l’acqua viene su, espelle fuori l’aria e tracima. La corrente della paura è molto forte per il suo corpicino di tre anni, che subito se ne riempie e presto gli fa mancare il respiro.” (p. 29)

L’abbandono, che pur si risolve quando la sorella si accorge della dimenticanza e chiede alla madre di tornare indietro, lascia comunque un senso di amarezza. La solitudine e la separazione dall’altro si dimostrano così tra gli elementi più importanti per comprendere la malinconia evocata dal titolo del romanzo, quel sentimento che attraversa il testo per tutta la sua lunghezza e che soltanto nell’ultima delle “Fini” del romanzo sembra lasciare spazio a una forma di conciliazione. Solo in quest’ultimo frammento il Minotauro e il nonno si ricongiungono con le madri, Gaustìn riesce nei suoi esperimenti e tanti degli abbandonati del romanzo ritrovano un contatto umano. Un finale che riequilibra le sorti dei suoi personaggi, donando a Fisica della malinconia un grado di completezza ulteriore e confermando quella profondità lirica che Gospodinov continua a dimostrare sino ad oggi.

Si sono esplorati così tre percorsi di lettura all’interno del labirinto di Fisica della malinconia. Una annotazione finale si rende necessaria. Nel romanzo di Gospodinov, la presenza di queste tre ramificazioni principali non esclude mai la possibilità, da parte dell’autore, di uscire dal tracciato e addentrarsi, anche soltanto per poche righe, in altre zone del pensiero. Qualunque analisi di questi frammenti divergenti non potrà che costituire l’apertura di ulteriori sentieri, tanto all’interno del testo quanto più in generale nell’opera dell’autore. In definitiva, ogni tentativo di esaurire l’esplorazione di Fisica della malinconia risulta vano, e questa forse è la maggior conferma del suo valore.

 

Sitografia:

Gedankenexperiment, in Dizionario di filosofia Treccani (2009):

https://www.treccani.it/enciclopedia/esperimento-mentale_%28Dizionario-di-filosofia%29/

(ultima consultazione: 24/03/2023)