A tu per tu con Danilo Kiš: “L’ultimo bastione del buon senso”

Marco Jakovljević

 

L’ultimo bastione del buon senso dell’autore jugoslavo Danilo Kiš, pubblicato per la prima volta in Jugoslavia nel 1990 col titolo “Poslednje pribežište zdravog razuma” e tradotto in italiano per Wojtek nel 2022 da Anita Vuco, è un’opera tanto di grande valore quanto difficile da definire e, soprattutto, da descrivere. Discorsi, pensieri e scritti di carattere saggistico, formulati nel corso degli anni antecedenti al 1983 (anno in cui Kiš effettivamente termina di scrivere l’opera, alla quale verranno aggiunti, dopo la morte dello stesso, prima della pubblicazione ufficiale, altri frammenti), vengono uniti per formare uno scorrevole, ma ordinato, fiume di idee e di riflessioni in cui l’autore si rivolge a sé stesso, agli uomini di letteratura come lui, ai lettori in generale, al singolo lettore che si sta apprestando a consultare l’opera.

Link al libro: https://www.wojtekedizioni.it/prodotto/l-ultimo-bastione-del-buon-senso-danilo-kis-ostranenie/


Diviso in tre parti (sei, nell’edizione originale), Saggi, Discorsi e Dal Magazzino (quest’ultimo, come accennato poc’anzi, aggiunto postumo all’opera compiuta), L’ultimo bastione del buon senso è l’idea che l’autore ha della letteratura in generale; è una riflessione sul ruolo di chi scrive e sulla natura del mestiere, appunto, di scrivere; è un attacco, una provocazione, ma anche una strenua difesa. Con un linguaggio diretto e franco, Kiš riesce ad organizzare un discorso teorico nel modo in cui di costruisce una raccolta di racconti. In ciò è estremamente fedele e coerente rispetto alle proprie opinioni. Nel primissimo paragrafo, che porta lo stesso nome del libro, Kiš afferma: “La letteratura è una e indivisibile. […] Il tema dei miei libri è, per citare Nabokov, lo stile. O viceversa: lo stile dei miei libri è il loro tema. […] O si scrivono trattati o si scrive letteratura. La letteratura è, o dovrebbe essere, l’ultimo bastione del buon senso. Bisogna salvare la lingua dagli stereotipi agguerriti, che invadono ogni cosa.” Per l’autore chi si definisce homme de lettres, dunque, deve rimanere fedele al proprio ruolo e occuparsi di letteratura senza che essa sia contaminata da altro (che si tratti di politica, stereotipi, velleità saggistiche). Colui che scrive deve farlo nella totale libertà e, almeno per quanto riguarda lo stesso Kiš, ciò che riguarda lo stile, la tecnica o la teoria generale deve essere inscindibile dall’opera che sta venendo scritta. Un’opera, in fin dei conti, non è solo fatta di trama o di immagini, di descrizioni o di aneddoti, bensì comprende anche la modalità in cui l’autore ha deciso di svilupparla. Kiš, ancora una volta, è fedele a quanto appena riportato e L’ultimo bastione del buon senso ne è un eccellente esempio. Egli raggruppa la sua produzione non letteraria in senso tradizionale, come Buzzati o Verga raggruppavano le proprie novelle. 

In quest’opera la narrazione di Kiš è polemica, ironica, energica, ma mai pesante. Il lettore può passare da un’analisi della vita e delle opere di Baudelaire (come anche della critica letteraria che lo riguarda), a franche impressioni sull’amore e la letteratura, per poi passare alla riflessione sul concetto di “risata” in Rabelais e Cervantes. Ogni capitolo è consultabile nell’ordine preferito dal lettore, trattandosi di frammenti indipendenti tra di loro, e in ognuno di essi l’autore dimostra non solo dimestichezza nel proprio campo, la letteratura (intesa sia come storia della letteratura, che come letteratura come disciplina), ma anche una straordinaria cultura personale e una sensibilità che, però, al lettore che conosce già Kiš, non stupisce. Coloro che per la prima volta si approcceranno all’autore jugoslavo, invece, ne saranno piacevolmente sorpresi. È presente anche il Kiš intimo che ha donato grandi romanzi come Giardino, cenere (1986) o Clessidra (1971), che empatizza con lo scrittore sovietico Varlam Šalamov, sopravvissuto al gulag (Kiš, dal canto suo, ha perso il padre e altri membri della famiglia durante la Seconda guerra mondiale, nei campi di sterminio).

L’ultimo bastione del buonsenso è per coloro che amano la letteratura, ma può risultare utile e piacevole anche per coloro che desiderano approcciarvisi in senso critico. Nei discorsi dell’autore si possono trovare stimoli nuovi, spunti, concetti da cui sviluppare interessanti punti di vista. Durante la lettura è difficile, tra l’altro, non apprezzare ancor di più la letteratura, perché, d’altronde, è l’amore per essa che ha mosso l’autore nella scrittura del contenuto di quest’opera. In fine, l’approccio consigliato a L’ultimo bastione del buon senso è quello che si potrebbe avere durante una conversazione con un amico o con una persona stimata. Una conversazione sincera, provocatoria, ma anche piena di sensibilità, che sia gli amanti di Kiš, sia coloro che non conoscono ancora l’autore, non possono non apprezzare.