La tormenta o il paese contagiato di Vladimir Sorokin

Anna Sokolova

 

Vladimir Sorokin è uno degli scrittori più importanti della letteratura russa contemporanea. I suoi lavori sono stati tradotti in diverse lingue. In Italia sono stati pubblicati: Očered (“La coda”, 1983), Lёd (“Ghiaccio”, 2002), Den’ opričnika (“La giornata di un opričnik”, 2006), Sacharnyj Kreml’ (“Cremlino di Zucchero”, 2008), Manaraga (“Manaraga. La montagna dei libri”, 2017) e Metel’ (“La tormenta”, 2010), che ha ottenuto il secondo premio nazionale Bol’šaja Kniga. La tormenta (traduzione di Denise Silvestri, edito da Bompiani 2016) si presenta come un’unione tra la tradizione letteraria classica e lo stile contemporaneo.

Link al libro: https://www.bompiani.it/catalogo/la-tormenta-9788845281990

La tormenta - Bompiani


 

Partendo dal titolo il lettore viene immediatamente orientato verso Aleksander Puškin, dal quale lo scrittore non prende solo quest’ultimo, ma anche la trama della tormenta. La tempesta di neve, in entrambi i lavori, rappresenta una forza immensa, un velo di oscurità che può cambiare e rimescolare i destini. Bastano poche pagine, però, per capire che il viaggio di Sorokin non sarà di certo lo stesso di Puškin. Dopo l’epoca d’oro, lo scrittore si sposta sull’epoca d’argento e apre il suo libro con la poesia di Blok:

Sul bianco giaciglio

il morto si addormenta,

al vetro turbina

placida la tormenta

In un’intervista al “Guardian”, Sorokin ha detto: “Per me i classici della letteratura sono carne viva di cui cibarmi”.

La trama si concentra sul medico di provincia Platon Garin, che deve recarsi a Dolgoe per portare il miracolo della guarigione, ovvero un vaccino per salvare gli abitanti dalla misteriosa epidemia:

“«A Dolgoe?!» si meravigliò la donna, e smise di sorridere.

«A Dolgoe», ripeté il dottore.

«Ma laggiù c’è la peste nera, l’abbiamo visto per radio.»

[…] «Devo portare un vaccino.»” (p.53)

Garin decide di affrontare questa difficile impresa su una pupulsoslitta trainata da 50 mini-cavalli e guidata dallo sciocco Raspino: Ciascuno di quei cavalli non era più grande di una pernice”. (p. 19)

La tormenta, dunque, prende le proprie origini dalla tradizione letteraria russa, ed è da lì che parte per portare il lettore in un viaggio privo di coordinate spazio-temporali. Non è il passato, non è il presente e non è neanche il futuro. Si tratta di un certo arco di tempo che unisce svariati elementi. Per esempio, la strada che scompare sotto i cumuli di neve è una rappresentazione abbastanza diffusa, che può essere trovata in molti classici. In questo modo, la fusione di epoche diverse della storia crea il riferimento, quasi diretto, all’odierna Russia

Trovandosi di fronte a un velo di oscurità il dottore sembra essere un unico faro di luce che può illuminare la strada e dare un minimo di speranza. Ma, nonostante ciò, tutti gli sforzi risultano vani di fronte alla bufera di neve. Il tragitto che avrebbe dovuto durare un paio d’ore si trasforma, quasi subito, in uno strano e infinito viaggio:

“«Dov’’è il vilaggio?!» si mise a gridare il dottore con odio verso la tormenta, verso quel cimitero […] verso quella maledetta epidemia, portata in Russia…!” (p.124)

Man mano che scorrono le pagine, l’immagine della Russia classica si trasforma in quella distopica di Sorokin. Gli elementi dell’assurdo diventano la colonna vertebrale che regge tutto il corpo testuale. Lungo la strada il dottore incontra i lupi, i banditi, il gigante morto, le vitamine e le piramidi di droga, oltre al virus boliviano. Ovviamente, anche le leggi biologiche nel nuovo mondo non esistono più, perciò compiano persone e animali piccoli ed enormi. Il testo sembra uno specchio deformante della realtà distorta. Questa allusione dà la possibilità di vedere la vita da una prospettiva diversa. Chiaramente, per poter cambiare qualcosa, bisogna avere il coraggio di accettare ciò che viene riflesso.

Nonostante questo, Garin sopporta tutte le difficoltà e lotta contro la tempesta. Per sollevare lo spirito e il coraggio del personaggio, Sorokin usa alcuni slogan di tipo sovietico, che un tempo erano il cuore battente dell’ideologia del bolscevismo: Avanzare controvento, superare tutte le difficoltà, tutte le sciocchezze e le assurdità, avanzare dritto, non temendo niente e nessuno, andare, andare per la propria strada, la strada del proprio destino, procedere inflessibili, ostinati. E anche questo il senso della nostra vita! pensava il dottore.” (p. 128)

Dopo tutti gli sforzi, il Dottore, Raspino e i cavallini si nascondono nella cappa sotto la stuoia, così che, scaldandosi a vicenda, cercano di sopravvivere. Alla fine della vicenda il grottesco torna alle note tragiche della poesia di Block. La vita risulta vuota e assurda di fronte alla tempesta. Gli sforzi continui portano solo verso un destino oscuro e terribile. Il mondo distopico di Sorokin dimostra in modo tangibile l’effetto ironico della modernizzazione russa: ogni nuova fase si trasforma nella restaurazione dell’arcaico. La bufera di neve, simbolo del caos, si rafforza sempre di più e, alla fine, distrugge tutti gli sforzi del modernizzatore, ovvero di Garin. In sostanza, la tormenta diventa la rappresentazione simbolica del ritorno all’arcaismo. Quindi, fare guarire un paese contagiato dalle “tenebre” è quasi impossibile.

Nel 2021 Sorokin ha pubblicato il seguito de  La tormenta, il Doktor Garin (“Il Dottor Garin”). Il dottor Garin, medico di provincia, cerca di raggiungere il villaggio di Dolgoe per salvare le persone da una epidemia, ma il suo viaggio sarà ostacolato da una bufera di neve.

Dalle prime pagine, il libro di Sorokin si presenta come un insieme che unisce diversi generi e stili letterari. La letteratura russa classica diventa la base sulla quale si appoggiano i pilastri del postmodernismo. Infatti, durante il viaggio, i personaggi avranno molte avventure alla Sorokin.

La trama si focalizza sulla modernizzazione dell’uomo, del paese ecc. Ora non c’è più bisogno di tornare ai tempi di Pietro il Grande, ma basta sfogliare il libro di Sorokin. Lo scrittore ritorna volutamente allo sviluppo, ovvero al fiorir della scienza e del progresso. Il dottor Garin si presenta come portatore della conoscenza e, quindi, della luce che dovrebbe illuminare la strada verso la nuova vita. La Russia diventa il simbolo di modernizzazione. Il rinnovo interno del paese si svolge nello spazio distopico, perciò appaiono i paradossi più inaspettati. L’utopia è una descrizione ironica della modernizzazione che, in ogni sua fase, torna sempre all’arcaizzazione. Lo scrittore mostra come l’arcaico entra a fare parte degli ultimi miracoli tecnologici.

 

Bibliografia:

Vladimir Sorokin, La tormenta, Milano, Bompiani, 2016.

Vladimir Sorokin, Doktor Garin, Moskva, Knižnik, 2021.

Apparato iconografico:

Immagine di copertina: https://www.martinellitranslations.com.br/wp-content/uploads/2018/07/obra-do-escritor-vladimir-sorokin-e-apresentada-no-brasil.jpg