L’inconsistenza della logica: “L’incognita” di Hermann Broch

Piergiuseppe Calcagni

 

L’incognita  è un romanzo dell’autore viennese Hermann Broch, pubblicato in Italia nel 2022 da Carbonio Editore con la traduzione di Luca Crescenzi. L’opera narra le vicende di Richard Hieck, un giovane studente di matematica intenzionato a scrivere la sua tesi di laurea sulla teoria degli insiemi. Già dalle prime pagine lo scrittore rende chiaro al lettore come è nata la passione del protagonista per la materia che studia: il padre, morto sette anni prima rispetto al tempo della narrazione, ha trasmesso non solo a Richard, ma anche ai suoi fratelli e alle sue sorelle, un senso quasi inspiegabile di insicurezza, dovuta forse alle poche attenzioni che dedicava ai figli.        

Link al libro: https://carbonioeditore.it/le-collane/origine/lincognita-hermann-broch/


“E in un certo senso Richard si era attaccato con tanto accanimento prima alla scuola e poi allo studio universitario in opposizione alla natura paterna e al suo influsso nella scuola e nella sua regolarità egli aveva trovato almeno in parte quella chiarezza di cui da bambino era stato privato. Per questa stessa ragione, forse, aveva presto sviluppato una segreta inclinazione per le cose limpide e aritmetiche, un’inclinazione che durante le ore di matematica si era cristallizzata nell’idea di far conoscere lui stesso, un giorno, a una classe, quelle cose chiare che lo riempivano di gioia.” (p. 25)

Richard è, dunque, convinto che tutti i misteri dell’universo e della vita degli esseri umani si possano spiegare tramite la logica della matematica, della fisica e della statistica; secondo lui tutto è osservabile e misurabile con metodo scientifico, altre interpretazioni che non prevedono l’utilizzo delle leggi della scienza devono essere rifiutate poiché risultano inconcludenti. Infatti, durante le sue ricerche, Richard decide di applicare le sue teorie con l’astronomia, pensando che lì si trovi la realizzazione concreta delle sue teorie. Proprio durante i viaggi sia per andare all’osservatorio, sia per tornare a casa, la mente di Richard non riesce a non pensare a tutte quelle contingenze e casualità presenti nel mondo e in natura che la razionalità della scienza non era ancora riuscita a spiegare. I pensieri di Richard riescono comunque a tenere i piedi ancora ben saldi sul terreno delle ragioni logico-matematiche, e non permette alle speculazioni filosofiche di  infettare la sua mente scientifica.

I ragionamenti e lo stile di vita del protagonista per tutto il romanzo si pongono in contrasto con tre personaggi: la sorella Susanne, con la quale intrattiene discorsi sulla religione e l’importanza della fede; il fratello Otto, una persona che ha deciso di vivere la sua vita senza lasciarsi trasportare dalla noia di una routine lavorativa e che sarà decisiva alla fine del romanzo per Richard e la sua Weltanschauung; infine, Ilse Nydhalm, una studentessa di fisica al sesto semestre che viene selezionata per lavorare come assistente di Richard. I due si innamorano ed è proprio grazie ai suoi gesti e alle sue parole che Hieck mette spesso in discussione l’infallibilità della scienza come materia in grado di spiegare ciò che si conosce e di risolvere ciò che non si conosce. Ecco che l’amore diventa un’incognita che la mente razionale di Richard non riesce a spiegare.                  

 Però, al di là della natura terribile di quel pensiero si librava, ancor più terribile, il secondo e quasi incomprensibile significato del mondo, che le formule matematiche e qualsiasi parola non potevano esprimere, e che tuttavia si sollevava al di sopra di qualsiasi terrore, un refrigerio evidente per la mente che le conferiva libertà di movimento, un’eccitante trasposizione in una realtà di secondo grado, che non corrispondeva più a niente e tuttavia recava in se stessa l’evidenza di una perfetta verità.” (pp. 122-123)

Fra i due si instaura un rapporto in cui Richard riesce ad illustrare a Ilse le leggi dell’universo e delle teorie della fisica che permettono di comprenderlo, ma nessuno dei due è in grado di spiegare all’altro l’amore. Ilse, però, riesce a capire che l’unica azione ragionevole, e forse anche dettata dalla logica, che si deve compiere in questi casi è esprimere i propri sentimenti, ma Richard si ritrova costretto a rispondere con freddezza poiché si rifiuta di concepire qualcosa che non riesce a comprendere grazie alla matematica, provando angoscia e inquietudine.     

Ti amo, dolce e terribile preghiera all’essere dell’altro, affinché si dischiuda. Preghiera di accoglimento, dolce e terribile offerta del proprio io. Ti amo. Istante di libertà fra la schiavitù del passato e la schiavitù del futuro. Ti amo. […] Con il suono isolato di quelle isolate parole nelle orecchie, Richard seguitò a camminare al fianco di Ilse. Lo interpretò come un perdono, ma era di nuovo emersa tutta l’assenza di leggi dal mondo. Se qualcuno gli fosse venuto incontro con l’intento di staccargli la testa dal tronco, Richard lo avrebbe accolto come un amico.” (p. 153)

L’autore è comunque in grado di alternare questi momenti con altri dove, con abile lirismo, evidenzia il legame passionale dei due personaggi.   

 «Ma poi accadde che, in un impeto improvviso, si baciarono sulle scale e benché i loro baci fossero casti e asciutti, indegni di una donna adulta e di un uomo giovane, baci da quindicenni, pure la cosa fu, tutto sommato, un’incommensurabile dimensione dell’universo». (p. 159)

Ma l’amore non basta a mostrare le debolezze e le lacune intellettuali dell’estrema razionalità di Richard Hieck che sarà costretto a fare i conti con un’altra incognita non solo della vita, ma dell’intero universo. Sarà proprio questa l’incognita che mostrerà la “totalità dell’essere”,  che il professor Weitprecht rende nota al protagonista in un dialogo estremamente importante in cui viene a galla lo scopo dell’opera.

Per comprendere il messaggio del romanzo è importante leggere sia l’introduzione, scritta da Crescenzi, sia la postfazione, scritta da Hermann Broch in persona. Entrambe riescono a inquadrare l’opera nel contesto storico in cui è stata scritta, facendo capire al lettore come il dibattito filosofico dell’inizio del secolo scorso è stato influente per la creazione dei personaggi.  

 

Apparato iconografico:

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