Reinterpretare e riappropriarsi della realtà: percorsi e tendenze letterarie

Poi ti destasti / e trasfigurando il quotidiano
vocabolario umano / e piena voce pronunciasti /
Tu! / E la parola svelò il suo vero significato /
e zar’ divenne. / Nel mondo tutto fu trasfigurato
[…]”

Arsenij Tarkovskij

 

Indagare la dimensione del reale è da sempre una prerogativa della letteratura, sia in modo diretto che per vie indirette, ovvero attraverso espedienti che travalicano gli elementi empirici proiettandoli in un sistema di riferimenti altri. Tra gli esiti a cui questo procedimento conduce è possibile riscontrare, appunto, la creazione di realtà altre, vale a dire dominate da principi diversi da quelli che regolano la dimensione tangibile. A seconda di quali strumenti vengono impiegati, questo “altrove” si può manifestare in diverse forme e gradi di ri-elaborazione della materia di partenza. Secondo una prospettiva storico-evolutiva della letteratura si assiste alla creazione di generi e correnti artistico-letterarie che fanno della rielaborazione del reale il loro principio fondante. Volendo esemplificare quanto detto sino ad ora basti pensare alla fantasy o al Surrealismo. Come già sottolineato, la volontà di creare dimensioni nuove non è volta a scopi meramente estetici ma sfocia, piuttosto, in un fine che riguarda la possibilità di analizzare la realtà attraverso uno spettro diverso o da una maggiore distanza.

A complicare ulteriormente il discorso concorre la mancanza di una omogeneità anche all’interno dei singoli generi o delle manifestazioni artistico-letterarie che si riconoscono sotto un nome che le identifichi e ne riassuma le principali tendenze. Lo scenario che ci si trova di fronte risulta, dunque, frastagliato per ragioni di natura differente. I generi, infatti, emergono e si sviluppano non solo – come ovvio che sia – attraverso modalità diverse ma anche secondo tempistiche che dipendono da altri fattori esterni al mero sistema letterario. A questo si deve aggiungere, inoltre, il fatto che l’influenza tra i singoli contesti si esercita in modi differenti a seconda delle possibilità. Aspetto fondamentale, soprattutto, nel caso delle aree di cui Andergraund Rivista si interessa, in quanto segnate nel secolo scorso da situazioni storiche che hanno influito in modo evidente sui vari piani della cultura, manipolando o impedendo il fiorire di generi che, invece, in altri contesti presentavano sviluppi o esiti differenti.

Il presente numero Alterazioni ha come fine, dunque, quello di proporre una gamma quanto più variegata di esempi riconducibili a questi processi di variazione e riappropriazione dell’elemento reale, dove la materia prima diverge a seconda dei casi. A ciò si lega, inoltre, un altro fine che soggiace sempre a ogni numero, vale a dire la necessità di mostrare come questi aspetti abbiano avuto un’evoluzione anche nelle aree di competenza della rivista.

Per quanto riguarda l’area di balcanistica, sono presenti due contributi. Frattura fàtica come frattura della Storia: alterazioni orrorifiche in “Jaz” di Darko Tuševljaković, a cura di Marco Biasio, si concentra sull’opera dell’autore edita in Italia dalla casa editrice Voland Edizioni. Attraverso un’analisi della struttura e di alcuni personaggi del romanzo, il contributo mostra anche i legami tra Jaz ed esempi della letteratura occidentale. Il contributo di Marco Jakovljević Da Brač a Marte. Le avventure spaziali di Valentino Bošković è dedicato, invece, al contesto musicale croato e evidenzia il fenomeno della band Valentino Bošković che ha fatto dell’elemento del fantastico il nucleo principale di tutta la sua produzione.

Spostandosi all’area di boemistica si trovano due interventi, entrambi firmati da Martina Mecco, che presentano due esempi di due fasi diverse del Surrealismo ceco. Come si evince dal titolo, il primo, “Sono surrealista per l’urlo dal sogno”. La scomposizione della realtà in Vítězslav Nezval, è dedicato alla presentazione di uno dei protagonisti dell’avanguardia ceca interbellica e massimo rappresentate di quella sperimentazione surrealista nata, in un certo senso, dall’esperienza bretoniana francese. Il secondo, “Deserte visioni” di Milan Nápravník, variazioni lirico-saggistiche sulle sorti della contemporaneità, è invece una recensione dell’opera recentemente edita dalla casa editrice Vocifuoriscena, il cui autore è uno dei rappresentanti del surrealismo che si è evoluto all’indomani della Seconda Guerra Mondiale.

Per quanto riguarda la sezione di ungaristica sono presenti tre articolo. Il primo, redatto da Jessica Alfieri ha per titolo “Oppio e altre storie” di Géza Csáth. L’inscindibilità di reale e assurdo e affronta le caratteristiche dei singoli racconti che compongono la raccolta dell’autore ungherese, osservando le varie sfumature che la realtà assume. “Per Elisa” di Magda Szabó: il Grande Trauma e la realtà nel teatro di Nicolò dal Bello affronta l’opera di non-fiction dell’autrice, concentrandosi sulla questione del trauma e della narrazione come “scavo incessante”. Infine, Marianna Kovacs è l’autrice del contributo Tra magia e memoria: “Fiamme” di György Dragomán, all’interno del quale il romanzo viene collocato nel suo contesto e sviscerato col fine di mostrare come l’elemento storico e quello magico si compenetrino, laddove la dimensione della magia è legata a quella della coscienza e della percezione.

L’area di russistica presenta, come nella maggior parte dei casi, una varietà parecchio ampia di contributi. L’articolo che apre la sezione, La seduzione diabolica de “L’Angelo di Fuoco”: Valerij Brjusov e l’occulto redatto da Alice Bettin, pone in primo piano le scelte estetiche impiegato dall’autore nella realizzazione di un’opera dalle atmosfere distorte e di mistero, oltre a ricostruire le fonti da cui molti elementi che la compongono derivano. Segue poi il contribuito di Federica Florio “Stella Rossa” di Aleksandr Bogdanov: un’utopia-fantascientifica per spiegare la realtà, si presenta come un’analisi delle tematiche del romanzo, tra cui il concetto di arte stesso, e del concetto di società sviluppato dal suo autore attraverso l’espediente letterario. L’epica postmoderna di Dmitrij Bykov, firmato da Martina Greco, sposta l’attenzione sulla produzione letteraria contemporanea presentando l’opera ŽD definita dai lettori russi in termini del “libro più politicamente scorretto del nuovo millennio”, affermazione dovuta alle tematiche trattate, in particolare il contrapporsi di Variaghi e Cazari. L’articolo redatto da Giorgio Scalzini Il caso della fantasy russa: tra assimilazione e reinvenzione culturale delinea in modo chiaro il fenomeno del genere della fantasy all’interno del panorama letterario all’indomani del crollo dell’Unione Sovietica, presentando, nello specifico, l’autrice Marija Semënova. L’articolo di Cristiano Schirano La ‘temporalesca r’ e la ‘mite evoljucija’. Anomalie dell’essere e della collettività in “Noi” di Evgenij Zamjatin è dedicato a una delle opere che hanno segnato in modo evidente non solo la letteratura russa del primo Novecento ma anche quella successiva, concentrandosi nello specifico sulla questione dei personaggi. Sono presenti, infine, due contributi dedicati a due grandi esponenti della prosa russa contemporanea. Nel primo, La profezia infiammabile di Vladimir Sorokin, Anna Sokolova propone un’analisi del romanzo evidenziandone l’elemento distopico. Nel secondo “La scuola degli sciocchi” di Saša Sokolov: una realtà per due, Marta Zecchin mostra nel suo esordio l’autore riesca a costruire, anche e soprattutto sfruttando in modo sperimentale gli strumenti estetici a sua disposizione, un’alterità caratterizzata da un’assenza di linearità e da elementi stranianti. All’interno di questa è presente, inoltre, una traduzione di Giulia Sorrentino del racconto di fantascienza Potrei parlare con Nina? dell’autore russo Kir Bulyčev.

Per l’area di ucrainistica è presente il contributo “NeprOsti”: il postmodernismo di Taras Prohas’ko nella mitologia dei Carpazi a cura della rappresentante della sezione stessa Yuliya Corrao Murdasova. Nell’articolo viene indagata l’opera di Prohas’ko, uno dei maggiori rappresentanti del postmodernismo ucraino. In particolare, l’autrice riflette sul modo in cui il mito dei Carpazi venga strumentalizzato ai fini di riflettere sull’importanza della dimensione del “luogo”, strettamente legata al concetto di storia.

Con rattamente siamo fu e gli speranzosi asintoti bugiardi di un artista, articolo di Bianca Dal Bo, si apre poi la sezione di germanistica: Günter Grass, autore de La ratta, ci porta in un mondo di esagerazione e creatività, in cui questo scrittore “bugiardo” mostra nella sua opera la capacità di ingannare l’umanità e rivelarla al tempo stesso. Successivamente si trova il contributo di Silvia Girotto,“La notte di Valpurga” di Gustav Meyrink: dove il confine scompare e infine Manipolazione delle masse e alterazione della realtà in “Mario e il Mago” di Elisa Montagner. Nel primo si analizza un chiaro esempio di genere fantastico, un romanzo in cui realtà e irrealtà si mescolano facendo perdere il pubblico in un labirinto in cui il concetto di ‘soglia’ non è un qualcosa da attraversare. Esso è uno spazio nel quale vagare, crogiolandosi nell’incertezza di questa Praga misteriosa ed esoterica, costantemente in bilico tra Oriente e Occidente. Nell’ultimo articolo è sempre l’illusione tema centrale, il non saper distinguere ciò che è reale da ciò che viene fatto credere, ma un’illusione che dipende dalla volontà di un altro essere umano anziché da entità sovrannaturali. È così che la semplice parola diventa in questa opera di Thomas Mann forza capace di convincere le masse e mostrarne il potenziale.

Infine, la parte dedicata alla polonistica presenta un articolo a cura di Eleonora Smania dal titolo I demoni ferroviari di Stefan Grabiński nella letteratura polacca novecentesca, tra terrore cosmico e poteri occulti. All’interno di questo viene analizzata la raccolta grabińskiana Il demone del moto, col fine di delinearne il genere e le caratteristiche principali, tra cui la rielaborazione del tema ferroviario in chiave fantasy.

 

 


La redazione di Andergraund Rivista ringrazia, nello specifico, coloro che hanno preso parte alla realizzazione del numero, in particolare le contributrici e i contributori esterni che hanno reso ancora una volta possibile la conferma di aver costruito un progetto studentesco dinamico.