Un racconto ritrovato. “Pane e lettura” di Andrej Platonov

Martina Mecco

Il triste mondo non fummo noi a crearlo, eppure noi riusciremo a sistemarlo. (p. 123)

Lo scorso agosto è stato edito per la prima volta in traduzione italiana il racconto lungo Chleb i čtenie (“Pane e lettura”) di Andrej Platonov, autore celebre per il romanzo Čevengur. Pubblicata da LINEA Edizioni all’interno della collana “LINEA classici” nella traduzione di Benedetta Lazzaro, l’opera si presenta al lettore italiano accompagnata dal testo russo a fronte e completata con un’esaustiva introduzione a cura di Alessandro Farsetti.

Link al libro: https://www.lineaedizioni.it/pane-e-lettura-andrej-platonov/


La definizione più calzante per Pane e lettura di Platonov è quella di racconto ritrovato. Difatti, come sottolineato nell’introduzione, di quest’opera si persero le tracce per tutto il periodo sovietico. La prima edizione in originale risale solo al 2000, quando venne pubblicata a cura di Natal’ja Kornienko. Questa tarda riscoperta, che di certo non stupisce gli avvezzi alla storia letteraria russa del secolo scorso, si arricchisce di altri due aspetti che rendono il tentativo di ricostruire la vicenda legata alla genesi di Pane e lettura ancor più interessante. Nei progetti di un Platonov da poco vittima dello scandalo legato a V prok (“A buon pro”, 1931) il racconto avrebbe dovuto far parte di un’opera molto più ampia, ovvero Techničeskij roman (“Romanzo tecnico”), rimasta incompiuta. Nel 1939 Platonov riuscì a pubblicare su rivista Rodina ėlektričestva (“La patria dell’elettricità” – tradotta in italiano nel 1989 da Sellerio Editore), racconto frutto di una parziale rielaborazione di Pane e lettura che venne trasposto sul grande schermo nel 1967 all’interno di un progetto della regista Larisa Šepit’ko. Questi particolari, qui riportati solo in forma di accenno, vengono ben presentati all’interno dell’introduzione di Farsetti, che dedica molto spazio anche alla ricostruzione del contesto in cui si colloca la produzione platonoviana.

“Sotto la pioggia e la grandine, così come nelle notti vuote, il meccanico non abbandonava la motocicletta immobile, generatrice di elettricità; sonnecchiava nel sidecar e riparava un guasto improvviso, e le azioni della natura gli erano, evidentemente, indifferenti, perché al posto della natura c’era un fenomeno più stupendo: una macchina, nella quale era concentrata tutta la tragica scena della vita tra la gente lavoratrice e le forze universali.” (p.83)

In Pane e lettura si ritrovano molti degli elementi tipici della prosa platonoviana, in particolare se si pensa al suo romanzo più famoso, se non capolavoro, Čevengur. Anche all’interno del racconto si riscontra una delle impronte stilistiche più caratteristiche della produzione dell’autore, ovvero l’utilizzo che viene fatto della lingua: come affermato nell’introduzione, “la deviazione dallo standard linguistico si rivela un potente strumento espressivo”. Lo straniamento che queste scelte operate da Platonov provocano nel lettore, aspetto che tra l’altro viene ben reso anche nella traduzione proposta, sono dunque finalizzate a istituire un livello di lettura ulteriore della vicenda. Altro aspetto che ritorna è la propensione a realizzare scene dal carattere grottesco dove Platonov non si risparmia nel costruire descrizioni in cui emergono dettagli crudi. Esse rivelano, inoltre, la capacità dell’autore di rendere in modo limpido e autentico la condizione dell’esistenza umana, il suo carattere quasi “primitivo”. In particolare, questa propensione emerge quando vengono descritti i corpi, si legga, ad esempio, il passaggio seguente:

[…] della vecchia era rimasta ben poca materia viva, buona per la morte, per la putrefazione sottoterra. Le sue ossa avevano smesso di crescere già durante l’infanzia, quando il dolore della fatica e della fame aveva iniziato a distruggere la bambina; le ossa erano rinsecchite, affilate e arrestate per sempre.” (p. 109)

Accanto a descrizioni di questo tipo si annoverano anche scene in cui emerge, per certi versi, la “goffaggine” dei personaggi. Si tratta di rappresentazioni che evocano un riso amaro, caratterizzate da quell’ironia che si ritrova, ancora una volta, in gran parte della prosa platonoviana. Un esempio lampante è rappresentato da uno dei dialoghi tra Lida e Ščeglov, il personaggio che insieme a Dušin occupa una posizione centrale nella vicenda. I due personaggi vengono spesso rappresentati come contrapposti: “Ma Dušin credeva nel risanamento economico e generale di tutto ciò che è vecchio e perduto, mentre Ščeglov diceva addio per sempre a quello che stava morendo.” (p. 157) In questa presenza di elementi e tendenze contrapposte si ritrova un’altra importante caratteristica della produzione di Platonov, basti pensare ancora una volta a Čevengur, dove la vicenda si regge su una dualità di fondo che crea non pochi problemi di interpretazione. In Platonov coesistono la tendenza a realizzare un’utopia – in cui è l’autore stesso a credere – e l’idea che questa possa incontrare il suo fallimento, tramutandosi in distopia. A questo proposito, viene spesso sviluppata l’idea della ricerca della felicità, si pensi anche alle aspirazioni di Čagataev, protagonista di Ricerca di una terra felice, che se ne va per il mondo alla ricerca di una felicità che sembra trovarsi oltre l’orizzonte. Recuperando un’osservazione di Vittorio Strada, il percorso di Čagataev è interpretabile come una vera e propria parabola di carattere biblico. L’elemento biblico non manca, come fatto notare da Farsetti, nemmeno in Pane e lettura.

Il mondo era bellissimo prima della creazione, o prima del diluvio universale, ma nella paralizzante disciplina organizzativa, necessaria alla creazione del mondo, o forse dopo, nelle onde torbide del diluvio, è stata per sempre mutilata, intimorita, straziata la fresca energia creativa della vita, l’“anima”; e “l’anima” è rimasta poi immobile in una grettezza senile, nella paura e nel silenzio, per migliaia di anni.” (p. 241)

La pubblicazione di Pane e lettura contribuisce ad arricchire la ricezione, purtroppo ancora incompleta, della produzione platonoviana in Italia, dove molte opere come Mosca felice o Lo sterro sono oggi di difficile reperibilità. Per le caratteristiche che lo contraddistinguono, inoltre, il “racconto ritrovato” di Platonov si prefigura essere un perfetto approccio per il lettore inesperto e un testo preziose per chi, invece, è già avvezzo alla sua produzione.