“senza guida guardo le stelle”. Sei poesie di Stefan George

Traduzione di
Piergiuseppe Calcagni
Martina Mecco
Simone Scarlata

Stefan George nasce nel 1868 nell’allora Büdesheim, paesino della Germania occidentale, da famiglia borghese e relativamente prospera. Si distingue già negli anni giovanili per una spiccata attitudine alle scienze umane, imparando nel corso degli studi le lingue classiche e il francese (peraltro parlato già in famiglia), in seguito approfondirà da autodidatta anche il norvegese e l’italiano. È a questi anni che risalgono le prime poesie e le prime traduzioni, pubblicate nel giornale letterario “Rosen und Disteln” (“Rose e Cardi”), di stampo dichiaratamente rinascimentale e spiccatamente in controtendenza in confronto al giornale che era invece incentrato sul Romanticismo tedesco. Finiti gli studi si mette in viaggio verso le principali capitali della cultura europea: Londra; Parigi, in cui partecipa alle serate organizzate da Stéphane Mallarmé; Vienna, nella quale incontrerà tra l’altro un diciassettenne Hugo von Hofmannstahl. Ritornato in Germania, inizia a pubblicare le sue poesie in una rivista da lui redatta, dal titolo “Blätter für die Kunst” (“Fogli per l’arte”), alla quale contribuirono personalità artistiche di spicco che andarono a costituire il George-Kreis, il circolo di George. I temi della rivista attirarono le attenzioni dell’emergente movimento per la “Rivoluzione Conservatrice”, un movimento con alcune caratteristiche riconducibili al nazismo che di lì a poco si sarebbe affermato. E infatti, successivamente, anche l’emergente partito nazionalsocialista sposò le ideologie riportate in alcuni scritti di George, che però si mantenne sempre distante da posizioni politiche: per esempio, quando nel 1933, con un Hitler che era appena stato deputato Cancelliere nella camera del Reichstag, Goebbels offrì a George un posto come presidente per la neonata Nuova Accademia delle Arti, lui rifiutò e anzi si trasferì in Svizzera, evitando anche la festa nazionale indetta per il suo compleanno. Non tornerà mai più in Germania, in quanto la morte lo coglierà pochi mesi dopo nei pressi di Locarno.

Dopo i primi esperimenti del “Rosen und Disteln”, la sua poetica inizia a risentire sempre di più degli influssi esercitati dal Simbolismo francese, allo stesso tempo però coniugati con la ripresa romantica dell’ideale del poeta vate. Difatti il suo ruolo all’interno della visione poetica che proponeva nel suo Kreis personale era quello di un re-sacerdote che prende le distanze da un mondo imborghesito e guida i suoi accoliti verso un nuovo regno votato all’estetica e all’arte più pretta e autentica. Non casualmente fu Das neue Reich (“Il nuovo regno”) il titolo della sua ultima raccolta. Questa fase più matura venne raggiunta anche grazie alla catalizzante morte del sedicenne Maximillian Kronberger, poeta che George aveva erto a ideale dell’assoluto, unione di dionisiaco e apollineo, la cui figura compare mitizzata in numerose raccolte successive alla sua morte: Der siebente Ring (“Il settimo anello”), Der Stern des Bundes (“La stella dell’alleanza), ma anche lo stesso Das neue Reich.

Nonostante il suo disinteresse politico, ravvisabile già nella pessimista Der Krieg (“La guerra”) del 1917, il suo elitismo culturale venne condiviso e mal interpretato dal partito nazista, che alla sua morte rese George una sorta di poeta nazionale, tanto che dopo la Seconda guerra mondiale Das neue Reich venne tacciato di filonazismo. In realtà, proprio questa sua ultima raccolta era stata dedicata a un membro del George-Kreis, Berthold Schenk Graf von Stauffenberg, che anni dopo, il 20 Luglio 1944, avrebbe tentato di assassinare Hitler adducendo come motivazione gli insegnamenti datigli da George. George, eterno sostenitore della superiorità estetica della nobiltà dell’arte rispetto alla grettezza della politica e della guerra, rifiutò sempre ogni legame con il partito.

Il disprezzo di quanto non sia puro, rarefatto, è senz’altro evidente nelle sue liriche: la quasi totale assenza di punteggiatura intrastrofica e soprattutto l’assenza di maiuscole per indicare i sostantivi sembrano privare di materialità gli eventi narrati. A questa libertà ortografica e talora sintattica si contrappone però una rigida adesione a schemi metrici tradizionali, sempre in nome del principio estetizzante che guidava la sua poetica. È interessante notare come nel corso della sua lunga carriera da traduttore George abbia tradotto in tedesco poeti del calibro di Dante, Shakespeare e, curiosamente, anche il contemporaneo D’Annunzio, personalità con la quale condivideva senz’altro parecchi tratti caratteristici, tra i quali l’elitismo culturale, l’uso di forme classiche e, soprattutto, la continua ricerca estetica.

NOTA: Dato che Stefan George non utilizza le maiuscole per i sostantivi si è deciso, per compensazione, di non usare alcuna maiuscola in italiano.

PDF Traduzione: “senza guida guardo le stelle”_Sei poesie di Stefan George

Soubor:Stefan-George 1.jpg – Wikipedie


 Wir stehen an der hecken gradem wall…

Wir stehen an der hecken gradem wall
In reihen kommen kinder mit der nonne.
Sie singen lieder von der himmelswonne
In dieser erde sichrem klarem hall.

Die wir uns in der abendneige sonnten
Uns schreckten deine worte und du meinst:
Wir waren glücklich bloss solang wir einst
Nicht diese hecken überschauen konnten.

 stiamo sull’argine ritto delle siepi…

stiamo sull’argine ritto delle siepi
in fila vengono i bambini con la suora.
intonano canti di gioia divina
nell’eco tersa quieta della terra.

a noi, che prendevamo il sole al vespro,
spaventavano le tue parole e pensi:
eravamo felici solo quando un tempo
non potevamo guardare oltre queste siepi.


Mit frohem grauen habe wir im späten…

Mit frohem grauen habe wir im späten
Mondabend oft denselben weg begonnen
Als ob von feuchten blüten ganz beronnen
Wir in den alten wald der sage träten.

Du führtest mich zu den verwunschen talen
Von nackter helle und von blassen düften
Und zeigtest mir von weitem wo aus grüften
Die trübe liebe wächst im reif der qualen.

con lieto terrore iniziavamo spesso…

con lieto terrore iniziavamo spesso
nella tarda notte di luna lo stesso percorso
come se fosse tutto ricoperto di fiori umidi
entravamo nell’antica foresta della saga.

mi conducesti per valli incantate
dalla luce nuda e dai profumi pallidi
e mi mostrasti da lontano dove dai fossi
l’amore opaco cresce nel pieno del tormento.


Wir werden heute nicht zum garten gehen…

Wir werden heute nicht zum garten gehen
Denn wie uns manchmal rasch und unerklärt
Dies leichte duften oder leise wehen
Mit lang vergessner freude wieder nährt:

So bringt uns jenes mahnende gespenster
Und leiden das uns bang und müde macht.
Sieh unterm baume draussen vor dem fenster
Die vielen leichen nach der winde schlacht!

Vom tore dessen eisen-lilien rosten
Entfliegen vögel zum verdeckten rasen
Und andre trinken frierend auf den pfosten
Vom regen aus den hohlen blumen-vasen

quest’oggi non andremo nel giardino…

quest’oggi non andremo nel giardino
ché, se noi lieve olezzo o dolce brezza
rinutre a volte oscuro e repentino
con una lungi obliata contentezza,

pur anco porta il monito spettrale
che c’impaura e strema di tormento.
osserva alla finestra sotto l’albero
le tante spoglie straziate dal vento!

verso il coperto prato uccelli fuggono
dal cancello e i suoi gigli pien di ruggine
ed altri al gelo dei paletti suggono
dai vuoti vasi pei fior la pioviggine.


SWR Bekannt im Land: Der merkwürdige Fall des Stefan George — Thormaehlen Photography
Il George-Kreis
Die steine die in meiner strasse staken…

Die steine die in meiner strasse staken
Verschwanden alle in dem weichen schooss
Der in der ferne bis zum himmel schwillt .
Die flocken weben noch am bleichen laken

Und treibt an meine wimper sie ein stoss
So zittert sie wie wenn die träne quillt…
Zu sternen schau ich führerlos hinan
Sie lassen mich mit grauser nacht allein.

Ich möchte langsam auf dem weissen plan
Mir selber unbewusst gebettet sein.
Doch wenn die wirbel mich zum abgrund trügen
Ihr todeswinde mich gelinde träft:

Ich suchte noch einmal nach tor und dach.
Wie leicht dass hinter jenen höhenzügen
Verborgen eine junge hoffnung schläft!
Beim ersten lauen hauche wird sie wach.

le pietre conficcate nella mia strada…

le pietre conficcate nella mia strada
scomparvero tutte nel tenue grembo
che lontano fino al cielo cresce.
tessono ancora fiocchi sul cereo lenzuolo

e lei mi dà un colpo al ciglio
trema come quando la lacrima sgorga…
senza guida guardo le stelle
mi lasciano solo con la notte grave.

piano vorrei essere adagiato
a mia insaputa sul campo bianco.
ma se i vortici mi ingannassero verso l’abisso
voi venti mortali mi trovereste calmo:

cercavo ancora una volta una porta e un tetto.
come è facile che dietro ogni montagna
dorma nascosta una giovane speranza!
al primo cenno di valanga si desta.


 Noch zwingt mich treue über dir zu wachen…

Noch zwingt mich treue über dir zu wachen
Und deines duldens schönheit dass ich weile
Mein heilig streben ist mich traurig machen
Damit ich wahrer deine trauer teile.

Nie wird ein warmer anruf mich empfangen.
Bis in die späten stunden unsres bundes
Muss ich erkennen mit ergebnem bangen
Das herbe schicksal winterlich fundes

 ancora la fedeltà mi costringe a vegliare su di te…

ancora la fedeltà mi costringe a vegliare su di te
e la bellezza del tuo tollerare che io rimanga
mi rende triste il mio sacro sforzo
di condividere il tuo più vero dolore.

non riceverò mai un appello caloroso.
fino alle ore tarde della nostra unione
devo riconoscere con sincera paura
l’aspro destino della scoperta invernale.


 Wenn von den eichen erste morgenkühle…

Wenn von den eichen erste morgenkühle
Die feuchten perlen uns ins antlitz blies
So knirrte auf dem pfad der spitze kies
Erinnerte die schweigenden gefühle

Und auch die eigene stimme schien dir rau
Wenn du im takt verwandter pulse bangen
Vernahmst die enger zu den deinen drangen
Und laues schmiegen trocknete den tau.

quando sui nostri volti perle roride…

quando sui nostri volti perle roride
soffiava dalle querce la frescura
stridea sul viottolo la ghiaia dura
ricordava le tacite emozioni

rauca ti parse la tua stessa voce
quando nell’orrido ritmo di affini battiti
li sentisti premere stretti ai tuoi
e il tiepido acclimarsi asciugava la rugiada

 


Apparato iconografico:

Immagine di copertina: https://www.google.com/imgres?imgurl=https%3A%2F%2Fi2.wp.com%2Fwww.pangea.news%2Fwp-content%2Fuploads%2F2020%2F05%2Fgeorge-e1590833705436.jpg%3Ffit%3D719%252C524&imgrefurl=http%3A%2F%2Fwww.pangea.news%2Fstefan-george-ritratto-poeta%2F&tbnid=NabG_RsIJHDNIM&vet=12ahUKEwii7-LR6IXwAhWWwYUKHeWiDGwQMygGegUIARC5AQ..i&docid=Xiogf33LaBNqjM&w=719&h=524&q=george%20stefan&ved=2ahUKEwii7-LR6IXwAhWWwYUKHeWiDGwQMygGegUIARC5AQ

Immagine 1: https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fcs.m.wikipedia.org%2Fwiki%2FSoubor%3AStefan-George_1.jpg&psig=AOvVaw0Q2nDpYNnugN51ha20XNjn&ust=1618767403554000&source=images&cd=vfe&ved=0CAIQjRxqFwoTCKiAptvohfACFQAAAAAdAAAAABAD

Immagine 2: https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fwww.karstenthormaehlen.com%2Fblog%2F2019%2F4%2F1%2Fswr-bekannt-im-land-der-merkwrdige-fall-des-stefan-george&psig=AOvVaw2lz7gNDIWt6TlPc_8XOW58&ust=1618767557887000&source=images&cd=vfe&ved=0CAIQjRxqFwoTCMj9i5_phfACFQAAAAAdAAAAABAD