“Diecimila passi: Nella mia famiglia le persone cadono.” Un racconto di Filip Grujić

Traduzione a cura di Marijana Puljić

 

Filip Grujić, nato a Novi Sad nel 1995, è uno scrittore e drammaturgo pluripremiato. È noto anche per essere autore e conduttore del programma radiofonico Čudna šuma (“Un bosco strano”) su Radio Belgrado 2, nonché per la sua collaborazione con la rivista “Oblakoder”. Si è laureato presso la Facoltà delle Arti Drammatiche di Belgrado, dove attualmente ricopre la posizione di assistente presso la cattedra di drammaturgia.

È autore di diverse opere teatrali presenti nei repertori teatrali in Serbia. Nel 2020 è stato insignito del Premio Mihiz per la creatività drammatica. La sua pièce teatrale Ne pre 4.30 niti posle 5.00 (“Non prima delle 4.30 nè dopo le 5.00”) ha ricevuto il Premio Sterija e il Premio Slobodan Selenić, oltre ad essere stata eseguita presso il prestigioso teatro Atelje 212 con il titolo Pred svitanje (“All’alba”), mentre lo spettacolo Vilica Ebena Bajersa (“La mandibola di Eben Byers”) è stato messo in scena presso il Teatro Nazionale Serbo col titolo Velika depresija (La grande depressione).

È autore del romanzo Podstanar (“L’inqulino”, 2020), finalista del Premio NIN e candidato al Premio Europeo per la Letteratura, e del romanzo Bludni dani kuratog Džonija (“Le giornate immorali del cazzuto Jhonny”, 2017), da cui è stato tratto un adattamento teatrale presso il Teatro di Novi Sad. Il suo terzo romanzo I onda opet, iz početka (“E poi di nuovo, dall’inizio”, 2023) lo ha confermato come una delle figure imprescindibili della letteratura serba contemporanea.

L’originale del racconto tradotto si trova al link: https://www.oblakoder.org.rs/deset-hiljada-koraka-u-mojoj-porodici-ljudi-padaju/

La traduzione e la pubblicazione sono state autorizzate dall’autore.


Diecimila passi: Nella mia famiglia le persone cadono

Quest’anno è iniziato con molte cadute nella mia famiglia.

 

Tutto è cominciato ad andare per il verso sbagliato quando mio nonno è caduto la prima volta. Portando un sacchetto della spazzatura, che voleva buttare in uno dei tanti bidoni in via Liman 2, è barcollato cadendo, di naso e di mento. Mamma dice che è fortunato ad avere il mento e il naso sporgenti, così per questo non si è fatto male alla bocca.

Poi è caduto di nuovo portando a spasso il cane, e il cane ha voluto svoltare a sinistra; a quel punto mia madre si è veramente preoccupata e ha deciso di seguirlo di sera fino a casa – dopotutto, sta per compiere 86 anni. Ma questo lo ha irritato molto, perché si sentiva come un bambino, e pertanto ha deciso di salire le scale in velocità per dimostrarle che può farcela da solo. Il risultato è stato un’altra caduta e un sacco di imprecazioni. La ferita sul naso si era appena cicatrizzata, e ora il ginocchio era gonfio!

Mamma dice «Come faccio a lasciarlo andare da solo quando cade sempre!» E nonno risponde «Cado quando mi guardi, cado dal nervoso!»

Poi è caduta mia nonna, dell’altro ramo della famiglia. Solo che lei cade da tempo. Le sue carotidi sono ostruite all’87 percento. Se questa percentuale dovesse aumentare vista l’età che ha, ovvero 92 anni, non sarebbe affatto buono. Papà mi chiama e dice «è caduta di nuovo. Le avevo detto di non andare da sola in farmacia, ma a lei piace perché parla con le farmaciste in cassa». Conoscono tutte le sue malattie e amano il fatto che sia dell’Erzegovina. E lei si limita a chiedere loro «Non è vero che da tanto non avete avuto una nonnina così vispa». Loro scuotono la testa e dicono «Mai, mai». Tuttavia, mi ha appena detto «Sai, amore della nonna, sto pensando a qualcosa, non riesco a ricordare se qualcuno nella nostra famiglia abbia avuto il gene suicida. Questo» dice «mi semplificherebbe molto le cose».

Poi è caduto mio padre, cercando di perdere peso. Si era messo in testa, in accordo con sua moglie, di andare in bicicletta lungo il fiume ogni giorno. Ma questa azione senza scopo, l’andare avanti e indietro, costituisce per mio padre solo un peso. E soprattutto, una grande noia. Per questo si mette la sua giacca, sale in bicicletta e effettua chiamate dalla spiaggia Strand fino al nuovo ponte, che gli abitanti di Novi Sad chiamano affettuosamente brushalter ovvero reggiseno. Così è anche caduto, dalla noia. Il telefono gli è saltellato nella mano, e cercando di prenderlo è caduto di peso, davanti agli occhi di tutti. Quando si cade la vergogna è superiore al dolore, e così il ginocchio viene guardato solo quando si oltrepassa la soglia di casa. Risultato: un ginocchio gonfio e sanguinante e costole contuse. Sono venuto per il pranzo domenicale da Belgrado e lui mi ha detto «Oggi dovremo abbracciarci con attenzione, purtroppo, ma» ha continuato, «sono tornato di nuovo in bicicletta». «Gli ho solo vietato di usare il telefono ora», ha aggiunto sua moglie, «non sei più un ragazzo».

Poi è caduto il mio primo patrigno. Non mi ricordo le modalità della sua caduta, ma so il risultato – due costole rotte. Il mio attuale patrigno ha notato che due ex mariti di mia madre sono caduti a distanza di due giorni e che entrambi si sono fatti male alle costole. Mia madre ha risposto «Mio Dio», e lui ha aggiunto «Chissà a me cosa spetta».

E poi è caduto anche lui, proprio come il padre eterno di sua moglie. Sulle scale.

Ho ricevuto un messaggio da mia madre:

Oggi è caduto anche Dejan ☹️ Sulla mano… Non è grave, gli fa male anche la schiena. Gli è andata meglio rispetto a tutti e tre. Bojan, invece, si è rotto due costole. Come sta tuo padre?

Che orrore! Mi sento proprio male. Penso di non essere io la colpevole… Ma sembra proprio di sì 🙁

Nemmeno tre giorni dopo mi è arrivato un nuovo messaggio da lei:

Alla fine sono caduta anche io 🙁 Dalla bici, all’incrocio vicino alla marina… Sul ginocchio e sul gomito. È un po’ gonfio, ma vabbè. Ho continuato a pedalare… Solo per ricordarmi quanti anni ho 🙂

Branko Miljković dice: Se siamo caduti, è perché eravamo inclini alla caduta. Ma chi gli dà ancora retta?

La mia famiglia ha solo ginocchia storte e scarso equilibrio.

E forse, un desiderio irrefrenabile di movimento.

Al limite dell’assurdo.