“Alla vigilia” di Ivan Turgenev: vivere e cercare la felicità nell’attesa

Eleonora Smania

Nakanune (“Alla vigilia”, 1860) è un romanzo di Ivan Sergeevič Turgenev, edito in italiano nel marzo 2023 da Carbonio Editore e con introduzione e traduzione curate da Mario Caramitti, professore associato di letteratura russa alla Sapienza.

Link al libro: https://carbonioeditore.it/le-collane/origine/alla-vigilia-ivan-turgenev/

Celebre autore del romanzo Otcy i deti (“Padri e figli”, 1862), Ivan Turgenev è considerato uno dei padri della letteratura russa. Nato nel 1818 a Orël, l’autore esordì inizialmente come poeta pubblicando per la rivista Sovremennik; sarà nel 1847 che pubblicherà nella stessa rivista la sua prima opera in prosa Chor´ i Kalinyč (“Ch. e K.”), la quale fu in seguito pubblicata assieme ad altri racconti con il titolo di Zapiski ochnotnika (“Dalle memorie di un cacciatore”) nel 1852. L’opera riscosse un gran successo ma, allo stesso tempo, destò scalpore per la chiara critica al sistema della servitù della gleba, ancora in auge durante l’impero zarista. Particolarmente centrale nella prosa turgeneviana è lo scontro generazionale, tema molto sfruttato dall’autore per ritrarre il graduale cambiamento della società russa della seconda metà dell’Ottocento, scossa da poco dalla guerra di Crimea (1853-1856).

Non a caso le vicende narrate in Nakanune sono ambientate proprio poco prima dello scoppio della guerra di Crimea. Il romanzo racconta la storia della giovane e irrequieta aristocratica Elena, che s’innamora del bulgaro Dmitrij Insarov, studente dal passato complicato che dedica la propria vita alla liberazione del suo popolo dall’oppressione turca. L’amore per il patriota bulgaro spingerà Elena ad abbandonare la sua famiglia e seguire l’uomo amato nella sua missione.

La protagonista del romanzo presenta la complessa caratterizzazione tipica dei personaggi turgeneviani: Elena è caparbia, dedita ad aiutare i più deboli e sfortunati e più volte esprime la sua riluttanza verso l’esistenza statica della madre e del padre fedifrago, entrambi infelici ma incapaci di abbandonare il conforto della routine. La natura della protagonista la spinge a cercare l’occasione perfetta per prendere in mano la sua vita e trovare finalmente il suo posto nel mondo e la tanto agognata felicità.

In solitudine si infiammava e poi si spegneva la sua anima, si dibatteva come un uccello in gabbia, ma la gabbia non c’era: nessuno le frapponeva ostacoli, nessun la tratteneva, ma lei cercava la fuga, si struggeva […]. A volte aveva l’impressione di desiderare qualcosa che non desiderava nessun altro al di fuori di lei, a cui nell’intera Russia solo lei pensava.” (p. 49)

L’incontro con Dmitrij Insarov segna il punto di svolta nella vita di Elena: la genuina e gentile natura di Dmitrij e la dedizione mostrata verso il suo popolo affascinano l’aristocratica russa, la quale tenta in tutti i modi di conoscerlo meglio. Tra i due giovani si forma un’affinità che Elena non aveva mai avuto l’occasione di coltivare prima d’ora.

«[…] Vedo che lei non rifiuta un aiuto neppure ai cagnolini, e ha tutta la mia reverenza. E per il tempo perso non c’è da crucciarsi, lo recupererò. Il nostro tempo non ci appartiene».

«E a chi appartiene?».

«A tutti quelli che hanno bisogno di noi. Le ho raccontato di punto in bianco tutte queste cose perché ho molto a cuore quel che pensa di me. E mi immagino quanto Andrej possa averla lasciata stupefatta!».

«Ha a cuore la mia opinione?» replica Elena a mezza voce «Perché?».

Insarov sorride di nuovo.

«Perché lei è una giovane di bei sentimenti, non è un’aristocratica… Tutto detto».” (pp. 86-87)

È proprio in nome di questo tenero quanto forte sentimento che i due innamorati decidono di partire alla volta della Bulgaria, nonostante la disapprovazione della famiglia e degli amici di Elena. Ma come riconoscere la felicità? Cos’è veramente? Quando è il momento perfetto per cogliere l’occasione? Queste sono le domande che non solo Elena, ma anche gli altri personaggi si pongono costantemente per tutto il romanzo, tentando di darsi una risposta. La divisione del romanzo in brevi e frammentari capitoli e l’alternanza delle voci narranti mostrano a chi legge molteplici interpretazioni. Unico fil rouge tra le diverse prospettive è la rilevanza del ruolo dell’attesa: che sia nel bene o nel male, l’attesa rappresenta una condizione indissolubilmente legata alla condizione umana.

Leggere Nakanune significa aprirsi a una riflessione sulla natura umana concentrandosi nei suoi aspetti più intimi e godendosi la maestria narrativa di uno degli autori più rappresentativi della letteratura russa dell’Ottocento. L’esistenza umana raccontata da Turgenev è dettata dall’attesa, che scandisce e anticipa sia i momenti di pura gioia che quelli di grande sofferenza.

 

Apparato iconografico:

Immagine 1: https://carbonioeditore.it/le-collane/origine/alla-vigilia-ivan-turgenev/

Immagine 2: https://www.exlibris20.it/padri-e-figli-idealismo-e-nichilismo-nel-capolavoro-di-ivan-turgenev/