“L’imperatore d’America” di Martin Pollack. Un’occasione di denuncia e riflessione sociale

Silvia Girotto

L’ultima pubblicazione in lingua italiana di Martin Pollack, uscita per Keller Editore come i già conosciuti Galizia, Il morto nel bunker, Paesaggi contaminati e Topografia della memoria porta il titolo di L’imperatore d’America. La grande fuga dalla Galizia. Il titolo in lingua originale è Kaiser von Amerika. Die große Flucht aus Galizien, pubblicato per la prima volta nel 2010. L’autore austriaco torna in Italia con questa nuova pubblicazione a novembre 2022 grazie alla traduzione di Enrico Arosio – giornalista, germanista e traduttore – concentrandosi su un problema che all’epoca del suo sviluppo risultava di portata europea e, si potrebbe dire, anche mondiale. Il tema è quello dell’emigrazione, argomento che anche al giorno d’oggi ha un certo interesse sociale e politico. L’imperatore d’America potrebbe proprio per questo essere un’occasione di riflessione su un fenomeno complesso, ma che mantiene una certa continuità nonostante il passare del tempo.

Link al libro: https://www.kellereditore.it/prodotto/limperatore-damerica-martin-pollack/


Rimanendo anche in questo suo testo nell’ambito dell’Europa centrale e orientale, Pollack presenta e analizza alla luce delle testimonianze e delle indagini raccolte quella che era la situazione di coloro che intendevano migrare dall’Europa verso nuove terre in cerca di fortuna. In particolare si pone al centro del discorso la migrazione da zone povere quali il territorio galiziano, che anche nelle precedenti opere di Pollack si rivela terreno fertile dal punto di vista letterario.

Il testo introduce subito il pubblico alla condizione di chi, tra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, intendeva spostarsi nel Nuovo Continente. Infatti il testo segue un ordine cronologico sia per quanto riguarda il susseguirsi delle date che dal punto di vista del percorso che i migranti effettuano. La prosa asciutta di Pollack, già riscontrabile nei testi precedentemente pubblicati, mostra inoltre senza sentimentalismi le condizioni di partenza, le difficoltà del viaggio e la delusione che spesso i viaggiatori e le viaggiatrici mostravano al termine del percorso. Questa raccolta in informazioni e la presentazione di tematiche profondamente umane e anche personali è una peculiarità dell’autore, che è in grado tuttavia di approfondire anche argomenti strettamente legati alla propria storia personale, come ne Der Toto im Bunker. Bericht über meinen Vater (“Il morto nel bunker”, 2004), senza tuttavia ricadere in un’eccessiva rielaborazione o in interpretazione.

La prima tematica presentata da Pollack è quindi la difficoltà nell’effettuare una regolare emigrazione a partire dal luogo di partenza. Già lungo la strada per Amburgo e Brema, i principali porti verso l’America, la popolazione più povera, e quindi maggiormente spinta dalle necessità ad una fuga, si trovava infatti a dover affrontare varie insidie. Quello che risulta tuttavia dalle testimonianze e che l’autore è abile nel mostrare e denunciare, non è tanto un impedimento ad andarsene, quanto più un tentativo di “arruolamento di migranti”, che dovevano consegnare importanti quantità di denaro per un biglietto verso New York, l’Argentina o altri porti. Facendo leva sulla necessità di allontanarsi dalla povertà, gli intermediari riuscivano infatti a rubare quanto più possibile dalle tasche di chi si avventurava verso nuove terre. Senza mezzi termini l’autore austriaco presenta le indagini e le prove raccolte, testimonianze che porteranno ad un grande processo nel novembre del 1889 nella piccola cittadina di Wadowice. Là vennero emesse condanne per favoreggiamento dell’emigrazione, sfruttamento e costrizione dei viaggiatori e corruzione esemplarmente presentate da Pollack in L’imperatore d’America.

Un tema a cui Martin Pollack dedica un capitolo intero e successivamente diversi rimandi è quello del traffico di donne, intrinsecamente legato alla questione dell’antisemitismo, in quanto il favoreggiamento della prostituzione interessava in particolare le ragazze provenienti dal contesto dello shtetl. La diffidenza nei confronti della cultura ebraica era infatti tra i principali fattori che spingevano anche uomini e famiglie intere ad allontanarsi dalla Galizia, eppure allo stesso tempo le comunità ebraiche erano costrette a partecipare, come spiega più che esaustivamente Pollack, al lavoro di intermediari anche tra gestori di bordelli e la patria delle ragazze coinvolte nella tratta.

Attraverso le storie di innumerevoli viaggi di emigrazione e ritorno, Pollack può offrire un quadro molto eloquente della situazione. Numerosi sono infatti i personaggi presentati assieme alle loro vicende e altrettanto numerosi i temi trattati, più o meno in profondità, grazie alla varietà di esperienze mostrate nel libro. Dall’antisemitismo alla prostituzione si passa a parlare delle cosiddette “fabbricanti di angeli”, all’epoca un termine per indicare “una donna che in apparenza prende in balia un bambino altrui, ma in realtà s’incarica di sopprimerlo di nascosto e in tempi rapidi” (p. 62); oppure delle inumane condizioni in cui erano costrette anche intere famiglie durante il pernottamento nelle città portuali e durante il viaggio. Relativamente a ciò si nominano nel testo le malattie, che a causa della disinformazione e dei pregiudizi finirono per inasprire queste condizioni e rendere più complicato lo sbarco della popolazione ebraica.

L’imperatore d’America rappresenta un’opera di raccolta delle informazioni riguardanti la fuga di massa della seconda metà dell’Ottocento dalla Galizia e dalle zone circostanti verso l’America, e non solo, come risposta alle difficili condizioni del loro mondo. Attraverso poi la narrazione di personaggi reali, con nomi e cognomi, una famiglia e dei caratteri propri, la realtà della disperazione si manifesta in toto, mostrando tutti gli ostacoli, anche sociali, a cui era necessario andare incontro all’epoca per raggiungere la possibilità di una sopravvivenza. La tragicità di questa costrizione e allo stesso tempo la possibilità di leggere con una chiave più attuale queste difficoltà sono presentate a pagina 200. Pollack inizia infatti il capitolo Febbre brasiliana con un breve paragrafo che porta il pubblico a riflettere sull’applicabilità della stessa descrizione ad altri tempi e luoghi:

Ci sono persone a cui i profughi ebrei in arrivo dalla Russia ispirano compassione, ma nella maggior parte della popolazione risvegliano antipatie o paure irrazionali. Perché sono stranieri, perché sono ebrei, perché sono bisognosi e vestiti di stracci. Come sarebbe, costoro vorrebbero fermarsi qui, in Galizia, con tutta la miseria e i guai che già abbiamo, e dovremmo pure dargli da mangiare, a questi morti di fame? E se poi ci portano via il poco lavoro che c’è, accontentandosi di paghe ancora più basse delle nostre?” (p. 200)

Non si parla in questo caso dell’emigrazione verso l’America, ma dell’arrivo di migranti proprio in Galizia a seguito dei pogrom in Russia, che hanno portato ad una fuga per la vita nel primo luogo sicuro disponibile. Si tratta tuttavia di una visione applicabile ad ogni popolazione, che vede nell’Altro una minaccia e risponde ad essa con la paura e il rifiuto.

Il testo di Pollack, come già i precedenti, non è una banale raccolta di informazioni, ma una cosciente denuncia di fatti degli ultimi secoli che rischiano di cadere nell’oblio di fronte ad avvenimenti più imponenti. Non si tratta di un rischio che dipende dalla portata degli eventi, in quanto la questione migratoria tra Ottocento e Novecento interessò una parte considerevole della popolazione, tanto che non è inusuale trovare nelle famiglie europee ricordi di parenti o amici trasferitisi per necessità oltreoceano anche solo per brevi periodi. Quello che rischia di far dimenticare questioni come queste, legate alla quotidianità della popolazione, è il fatto che non riguardassero personaggi illustri o intere nazioni, ma gli strati meno abbienti della società o con meno prospettive. Sono queste le categorie che ancora oggi sono i principali bersagli della paura che spingeva e spinge ad emigrare per cercare un posto migliore. Ed è quindi anche in questa prospettiva di diffusa incertezza che analizzare la questione migratoria dalla Galizia può essere uno strumento non solo di comprensione del passato, ma anche di incontro positivo con il futuro.

Apparato iconografico:

Immagine 1: https://www.kellereditore.it/prodotto/limperatore-damerica-martin-pollack/

Immagine di copertina e Immagine 2: https://de.wikipedia.org/wiki/Martin_Pollack#/media/Datei:Martin_Pollack_-_Buchmesse_Wien_2019.JPG