“Aborto senza frontiere” di Alessandro Ajres: la creatività del movimento polacco tra letteratura, arti visive e “vaffanc*lo”

Serena Buti

 

La casa editrice torinese Rosenberg & Sellier ha di recente pubblicato  Aborto senza frontiere. Il movimento polacco e i suoi modelli a cura di Alessandro Ajres, professore di lingua e letteratura polacca presso le Università di Torino e di Bari. Il libro fa parte della collana Orizzonti Geopolitici, una “collana di distopie globali” che “si propone di analizzare l’attualità con intervento di esperti in grado di interpretarla in prospettiva futura, senza tralasciare le tracce più significative del passato che l’ha resa possibile”, come si può leggere sul sito dell’editore. Nella Prefazione al libro la scrittrice Helena Janeczek opera un rovesciamento del discorso più comune circa la natura “antiquata” di alcune privazioni dei diritti civili (sarà capitato a tutti di dire o sentir dire che “si sta tornando al Medioevo”): nelle parole di Janeczek l’esempio polacco non è affatto medievale, è anzi all’avanguardia” (p. 6) e rivela lo stretto rapporto tra la sospensione dei diritti fondamentali e la difesa del potere della destra dei “valori tradizionali” e dell’ordine patriarcale.

Link al libro: https://www.rosenbergesellier.it/ita/scheda-libro?aaref=1560

Aborto senza frontiere. Il movimento polacco e i suoi modelli - Alessandro Ajres - Libro - Rosenberg & Sellier - Orizzonti geopolitici | IBS


La trattazione di Alessandro Ajres parte da una delle espressioni più rappresentative delle proteste polacche: Piekło kobiet (“L’inferno delle donne”, 1930), dal titolo di una raccolta di testi dello scrittore polacco Tadeusz Boy-Żeleński (1874-1941) pubblicata quasi cento anni fa. In questi scritti l’autore sottolineava l’ipocrisia di coloro che dichiaravano di voler difendere la vita mentre con le loro scelte disseminavano morte. Il testo si rivela particolarmente all’avanguardia nei passaggi in cui Boy-Żeleński si soffermava su un quesito estremamente attuale: qual è il momento nel quale la vita del feto è considerabile una vita a sé stante? Lo scrittore cercò la risposta anche nelle parole di Sant’Agostino, che cita nel testo:

Gli oppositori della criminalizzazione, infine, fanno leva sul fatto che il feto non può essere considerato come un organismo indipendente, ma come una parte della madre, che necessariamente ne dispone. Non si può parlare qui di omicidio. Il feto non è, almeno nei primi mesi, una vita a sé stante (la Chiesa stessa ha operato una distinzione tra feto animatus e inanimatus), motivo per cui alcuni sostenitori della decriminalizzazione vogliono limitarla ai primi tre mesi. “Non è un’infanticida chi provoca un aborto prima che l’anima entri nel corpo” (Non est homicida, qui abortum procurat, antequam anima corpori sit infusa), dice Sant’Agostino.” (Tadeusz Boy-Żeleński, Piekło kobiet, p. 22)

L’autore probabilmente non trasse questa citazione direttamente dai testi agostiniani, pare infatti che a far da tramite fosse stato Sant’Ivo di Chartres, il quale in un suo testo si appoggiò alla spiegazione di Sant’Agostino di un passo dell’Esodo (21: 22-25) riguardante l’aborto. Al di là dell’origine della citazione, l’eco delle parole di Boy ancora risuona oggi tra le moltitudini in protesta, e non è raro vedere striscioni con scritto che l’inferno delle donne continua ad esistere, “come a saldare il legame di una lotta che ormai continua da un secolo” (p. 7), nota Ajres nell’Introduzione. Proprio l’introduzione, che è possibile leggere su Linkiesta (https://www.linkiesta.it/2022/11/aborto-senza-frontiere-ajres-estratto/) si rivela essere una delle parti più utili per chi si approccia per la prima volta al tema, dato che Ajres ricostruisce qui con notevole capacità di sintesi la storia delle lotte per l’aborto sicuro in Polonia fino al giorno d’oggi.

Nel primo capitolo del libro l’autore si sofferma sulle proteste del 2016, quando nacque l’Ogólnopolski Strajk Kobiet (traducibile come “Sciopero generale polacco delle donne”), sul rapporto di queste proteste con quelle del 2020-2021 e suidebiti internazionali” (p. 35) dello Strajk Kobiet: è molto affascinante scorrere le pagine viaggiando tra i movimenti più disparati, dalla Belarus all’Ucraina passando per l’America Latina. Fatta eccezione per questo – importante – lavoro di sintesi e ricostruzione, si può che dire che nel libro viene prestata maggiore attenzione ai simboli e all’estetica di queste proteste. Il modo in cui il literaturocentryzm (letteraturocentrismo) della cultura polacca si manifesta in queste proteste è chiaro fin dal già citato legame con la raccolta di testi di Boy. Alessandro Ajres, professore di letteratura polacca, ovviamente non manca di esplicitare ulteriori esempi di questo citazionismo letterario che forse mette ancor più in luce “l’assenza nelle piazze polacche di scrittori riconoscibili in quanto tali, così come si era palesata nel corso di altre proteste (p. 128) e che fa vacillare la sua fiducia in un’azione concreta della letteratura in questo frangente. La simbologia delle proteste polacche per l’aborto non è debitrice solo al mondo della letteratura, è coinvolta anzi la cultura tutta, dal mondo audiovisivo a quello della musica. L’autore cerca in questo libro di far ordine tra tutti questi riferimenti, operazione non semplice data la vivacità e la creatività espressa dal movimento in questi anni. Proprio in virtù di questa complessità chi legge questo libro corre talvolta il rischio di perdersi: il linguaggio è estremamente scorrevole, gli stimoli offerti dall’autore sono moltissimi, si sarebbe forse potuta proporre una disposizione diversa partendo dai simboli più importanti (il colore nero, il fulmine rosso, gli ombrelli, la gruccia), passando poi ai principali slogan, ai destinatari della rabbia gridata in piazza (Jarosław Kaczyński, Andrzej Duda, Kaja Godek, Krzysztof Bosak), fino ad arrivare all’analisi linguistica di alcuni slogan. Tutti questi elementi sono presenti nel libro e, grazie allo sforzo dell’autore, si ha la possibilità di confrontarsi con prodotti culturali che sovente con il tempo si disperdono, dal momento che circolano ben lontani dai canali istituzionali. Gli slogan sono raggruppati in due gruppi: quelli “gridati” e quelli scritti sui transparenty, cioè sui cartelli. Se da una parte tale distinzione è sicuramente motivata, d’altra parte è possibile che il discorso sugli slogan in generale risulti mancare in organicità, anche a causa delle diverse categorizzazioni prese in considerazione. Ajres nel raggruppare gli slogan “gridati” fa riferimento (p. 85) alla tesi di laurea magistrale di Monika Domańska (Medialny obraz Czarnego protestu w kontekście dyskursu o aborcji, “La rappresentazione mediatica di Czarny protest nel contesto del discorso sull’aborto”) mentre per la suddivisione del contenuto dei cartelli della protesta dichiara (p. 94) di appoggiarsi a due articoli: il primo è di Michał Rusinek ed è stato pubblicato su “Wysokie Obcasy” il 27 ottobre 2020 e il secondo è di Piotr Pacewicz pubblicato su “Oko.press” il 30 ottobre 2020. Rusinek suddivide gli slogan in sette categorie mentre nel caso di Pacewicz il numero di categorie sale a sedici.

Marta Frej: “Si sono rotte le acque: partoriamo la rivoluzione”

 

Nella parte finale del libro l’autore si è concentrato sulle arti visive soffermandosi prima sulla meme-art di Marta Frej, poi sull’esposizione Polki, Patriotki, Rebeliantki (“Polacche, Patriote, Ribelli”, 08/09/2017-08/10/2017), un incubatore delle idee del movimento di Ogólnopolski Strajk Kobiet” (p. 160) con cui non si voleva tanto rappresentare l’atmosfera delle proteste del 2016 quanto piuttosto offrire uno scorcio dell’arte e della quotidianità delle donne polacche contemporanee. Un’altra mostra significativa, esposta nel 2021 al Museo di Arte Contemporanea di Varsavia, coinvolgeva anche artiste provenienti da altri Paesi e tale dimensione internazionale è rappresentata dal titolo stesso: Kto napisze historię łez. Artystki o prawach kobiet (“Chi scriverà la storia delle lacrime. Artiste sui diritti delle donne”) proveniente dalla celebre opera dell’artista statunitense Barbara Kruger, Who will write the history of tears? risalente al 1987 e anch’essa esposta a Varsavia insieme alla versione polacca del collage Your body is a battleground (“Il tuo corpo è un campo di battaglia”, 1989).

Vernissage “sPRAWA KOBIET” del 27 maggio 2022 organizzato da LAS – Lokalna Artystyczna Scena a Głogów. Foto : Maciej Remigiusz Czosnyk

 

Gli ultimi paragrafi che precedono le Conclusioni sono dedicati all’artivismo con una riflessione sul suo ruolo nel contesto specifico del movimento proabortista polacco: l’autore propone di vedere questo movimento come “un nuovo fenomeno di artivismo collettivo” (p. 178) dal momento che le sue istanze sono sovente portate in luce attraverso l’arte. Ciò spiega anche l’ampio spazio che Ajres decide di dedicare ai simboli: conoscere e saper decifrare il significato di tali immagini permette al lettore italiano di entrare da subito nel vivo del messaggio che i transparenty e gli striscioni in piazza, prima ancora delle opere esposte nei musei, vogliono comunicare. Leggere questo libro si rivela quindi un’occasione non da poco per chi, partendo da zero o quasi, volesse iniziare a familiarizzare con tali simboli. Per chi invece fosse più in confidenza con il tema, sarà senz’altro una ricca fonte di spunti per approfondire il rapporto tra l’arte e lo Strajk Kobiet.

Bibliografia:

Tadeusz Boy-Żeleński, Piekło kobiet, Warszawa, Biblioteka Boy’a, 1930.

Sitografia:

Alessandro Ajres, La battaglia delle donne polacche contro le restrizioni al diritto di abortire, “Linkiesta”, 11/11/2022 
https://www.linkiesta.it/2022/11/aborto-senza-frontiere-ajres-estratto/ (ultima consultazione: 19/12/2022)

Piotr Pacewicz, Mowa kobiecej rewolucji, czyli niepohamowana wolność [120 haseł w 16 kategoriach], “Oko.press”, 30/10/2020 

https://oko.press/mowa-kobiecej-rewolucji-120-hasel-w-16-kategoriach (ultima consultazione: 19/12/2022)

Michał Rusinek, “Obyś ch…ju wdepnął w LEGO” i “Twój kot, nasze bobry”, czyli o transparentach na protestach, “Wysokie Obcasy” 27/10/2020 

https://www.wysokieobcasy.pl/wysokie-obcasy/7,100865,26447192,obys-ch-ju-wdepnal-w-lego-i-twoj-kot-nasze-bobry-czyli.html (ultima consultazione: 19/12/2022)

Apparato iconografico:

Immagine di copertina: https://www.youtube.com/watch?v=lP9pceNjQU8&ab_channel=ZACH%C4%98TASZTUKIWSP%C3%93%C5%81CZESNEJ

Immagine 1: https://www.facebook.com/martafrejmemy/photos/a.785849798108440/4901514876541891/?type=3

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