Un tuffo nel mondo hoffmanniano con L’Orma: “Automi, bambole e fantasmi”

Silvia Girotto

 

Il grande lavoro di riedizione delle opere dell’autore tedesco ottocentesco E.T.A. Hoffmann messo a punto dalla casa editrice L’Orma ha permesso la pubblicazione a giugno 2022 di una raccolta di racconti dello scrittore sotto il titolo di Automi, bambole e fantasmi. Dopo numerose uscite a cura della casa editrice negli anni precedenti, il pubblico può ora godere di una nuova breve serie di narrazioni dal carattere fantastico-grottesco abilmente scelte e raccolte grazie anche al lavoro di traduzione di Eva Banchelli, Simone Costagli, Alessandro Fambrini, Matteo Galli, Riccardo Morello e Arianna Di Pietro (quest’ultima per la traduzione dello scritto di Théophile Gautier). Il risultato delle scelte operate all’interno de L’Orma è un successo nella realizzazione di una raccolta non solo di semplici storie, ma di topoi, archetipi e rimandi che Hoffmann esprime all’interno della sua opera completa e che spesso – complici la varietà e la vastità della sua produzione – rischiano di perdersi.

Link al libro: https://www.lormaeditore.it/libro/9791254760123


I temi principali sono riscontrabili, ovviamente, già nel titolo, in cui l’interesse – se non addirittura l’ossessione – per le alterazioni dell’umano trova il suo posto a capotavola del banchetto di temi hoffmanniani nella raccolta. Il primo racconto, Automi (“Die Automate”), comparso per la prima volta nel 1814, sottolinea ulteriormente la connessione al primo dei temi citati nel titolo e permette al pubblico di entrare fin da subito nell’ambientazione in parte fantascientifica e in parte horror della raccolta. Gli automi del titolo non sono, infatti, i semplici robot a cui nella contemporaneità si potrebbe pensare, macchine in grado di sostituire un individuo in determinate faccende, bensì un’unione di ingranaggi frutto della perversione e dell’autocelebrazione umana in grado di sostituire in tutto e per tutto l’essere umano in pensieri, parole e opere. L’automa al centro del primo racconto finirà infatti per risultare, come d’altra parte accadrà a tante altre figure di simili fattezze, un emblema della scienza che ha compiuto un passo di troppo, una materia che venendo portata al massimo delle sue possibilità finisce per creare un essere a somiglianza umana, ma che di umano non ha nulla. È in tal modo che viene a crearsi quello che venne definito anche successivamente da Freud come “il perturbante”, das Unheimliche.

Il secondo racconto è il più famoso Der Sandmann, (“L’uomo della sabbia”, 1816). Se nella prima delle opere qui raccolte il volto più inquietante dell’imitazione dell’umano veniva a rivelarsi solo parzialmente e in maniera non del tutto chiara dietro rotelle e ingranaggi, qui esso viene a mostrarsi in tutta la sua potenza. La rivelazione della natura scientifica e l’inganno del protagonista inducono il pubblico a osservare con sguardo dubbioso la scienza e il positivismo, arrivando invece a ritenere che ci siano limiti oltre i quali l’uomo non può avventurarsi. Tra questi, l’imitazione dell’umano in sé.

In Der Sandmann iniziano inoltre ad apparire i primi temi secondari della raccolta, temi che verranno ripresi più e più volte nel corso non solo dei singoli racconti, ma di tutte le opere qui unite. In primo luogo la musica, già apparsa in Die Automate come rappresentazione dell’arte che si oppone alla scienza in quanto ciò che più si può trovare di umano. Una musica troppo perfetta, troppo regolare, altro non è che sintomo di una presenza demoniaca che induce alla pazzia e non a caso molti dei racconti di Hoffmann – compresi alcuni di quelli di questa raccolta – terminano con una perdita del senno e la malattia o sono comunque collegati a questi temi. Nel caso di Schiaccianoci e il re dei topi, questa alterazione della realtà si sposterà anche nella dimensione onirica.

Tra gli altri temi fondamentali si ritrova quello della vista, in quanto gli stessi occhi sono considerati, come spesso si sente dire, “specchio dell’anima” ed esternazione di conseguenza della natura umana. Non si tratta tuttavia solo di una vista legata agli occhi in sé, ma anche e soprattutto alle modificazioni di questa vista, del cambiamento del modo umano e corretto di osservare il mondo e interpretarlo. Si incontrano così, passeggiando tra i racconti, specchietti e cannocchiali che in quanto strumenti “tecnici”, ben lontani dalla naturale capacità umana, porteranno all’illusione i protagonisti delle vicende hoffmanniane. Al contrario, i bulbi oculari sono spesso posti in pericolo nei racconti dell’autore, quasi a volere simboleggiare la decadenza delle capacità naturali dell’essere umano di fronte al progresso scientifico.

È necessario spendere poi qualche riga per nominare gli ultimi tre racconti di Hoffmann contenuti nella raccolta. Si tratta in primo luogo de La casa desolata, in cui anche lo specchietto è artefice dell’illusione del protagonista e in cui è presente anche un’altra versione di imitazione della realtà, ovvero la pittura. Questa non appare tuttavia come topos e non è da ritenersi quale causa di illusione in sé, bensì come espressione dell’umano alterata – come si potrà leggere – da altre creazioni umane, come anche succede con la musica.

Il seguente racconto, Il consigliere Krespel, vede proprio la musica come tema ricorrente, questa volta come argomento centrale della storia. Nulla qui sembra esistere di più umano e mortale dell’arte musicale, che la scienza può solo imitare senza successo. Basti questo a incuriosire il pubblico e fargli prendere in mano questa raccolta. Necessario è tuttavia aggiungere come negli ultimi due racconti nominati il focus si sposti dalla forma puramente scientifica dell’imitazione dell’umano a una spirituale. Si può notare infatti un graduale passaggio verso alterazioni dell’essere umano – o addirittura anti-umano– e la comparsa quindi di esseri sovrannaturali. Partendo da una figura che ricorda il diavolo in Der Sandmann, passando per il Re dei Topi a sette teste che pare una creatura mitologica, si arriva alle presenze maligne che tormentano i protagonisti de Il consigliere Krespel. Il culmine di queste apparizioni è l’ultimo racconto: Die Bergwerke zu Falun (“Le miniere di Falun”, 1819). Questa storia si distacca dalle altre sia per l’ambientazione, la Svezia e le sue miniere, che per la spiccata presenza di una magia esplicita. Infatti, se negli altri racconti il pubblico “percepisce” influssi magici senza esserne del tutto sicuro, in questa storia la magia è legata al mondo sotterraneo e alle sue meraviglie, ai suoi simboli e ai suoi significati nascosti, ma viene mostrata e nominata dal narratore in forma esplicita. Preso infatti come rappresentativo del periodo romantico, il racconto sottintende la presenza di un linguaggio nascosto, una conoscenza che solo poche figure elette possono ottenere grazie alla fede in un mondo “altro”. La ricchezza che spingerà infatti il protagonista Elis a cambiare vita non è monetaria, ma di sapere. È una conoscenza oscura, certo, ma che sonda l’interiorità umana e porta a comprendere ciò che di più intimo c’è nell’essere umano, ciò che fa parte di lui e al contempo lo turba.

La varietà dei temi, il coinvolgimento della narrazione e la costante voglia di scoprire che cosa ancora può offrire Hoffmann porta certamente chi legge a voler proseguire fino in fondo questa azzeccata scelta di contenuti, espressivi non solo nella lingua, ma anche nella selezione di testi da riunire sotto uno stesso cappello e l’ordine in cui appaiono. Tutte scelte che permettono di offrire una panoramica forse ridotta rispetto alla quantità di testi hoffmanniani, ma esplicativa dello stile generale dell’autore e di una particolare scelta di generi che riproporrà in diverse altre opere.

Apparato iconografico:

Immagine copertina: https://deutschkurs.geroldpaul.de/2020/09/14/der-sandmann-klausur-zur-probe/

Immagine 2: https://www.fabulantes.com/2016/12/el-cascanueces-y-el-rey-de-los-ratones-e-t-a-hoffmann/

Immagine 3: https://anderes-berlin.de/e-t-a-hoffmann/