“Stefan Zweig. L’anno in cui tutto cambiò”: un nuovo sguardo verso l’autore

Silvia Girotto

 

A inizio 2022 è stato pubblicato da Bottega Errante Edizioni l’ultima opera dello scrittore Raoul Precht, nato a Roma e attualmente residente a Lussemburgo. Traduttore per diverse case editrici dallo spagnolo e dal tedesco, ha pubblicato anche tre libri di poesia e quattro romanzi. La sua ultima uscita è Stefan Zweig. L’anno in cui tutto cambiò, testo che riprende la vita del grande scrittore austriaco nel 1935, nel pieno dell’inarrestabile ascesa al potere del Nazionalsocialismo.

Link al libro: https://bottegaerranteedizioni.it/product/stefan-zweig/


Il 1935 è un anno di grandi cambiamenti sia su piano politico-sociale, che Zweig sperimenta anche in Austria nella sua dimora a Salisburgo, che su quello personale con una situazione familiare che si incrina sempre più. Il romanzo si apre infatti con l’entrata in scena di Friderike, moglie di Zweig, che scopre la relazione tra il marito e la segretaria, Lotte Altmann. Da questo episodio si dirameranno nel corso del libro differenti vicende legate al continuo distanziamento della coppia, che durante questo lungo 1935 cercherà di mantenere una parvenza di stabilità nonostante i continui impedimenti e i continui spostamenti di Zweig. I capitoli del libro prendono infatti il nome dai diversi luoghi in cui il grande scrittore austriaco viene a trovarsi, al di là e al di qua dell’oceano e in giro per l’Europa. Solo a Vienna si recherà più volte, luogo in cui lo riportano le amicizie di un tempo e, ovviamente, la madre impossibilitata a grandi viaggi.

Stefan Zweig e Friderike von Winternitz

In questi spostamenti il pubblico assiste alle questioni di minore importanza della vita di Zweig, se confrontate con i grandi eventi da lui descritti nei suoi testi. Questo testo è infatti una narrazione diversa da quelle a cui il pubblico è abituato con Stefan Zweig: è infatti rivolta all’interno, ciò che Precht intende ottenere è mostrare quella parte dell’autore che in grandi testi come Il mondo di ieri e negli scambi epistolari non appare, quella che viene mantenuta nascosta dall’autore stesso: anziché mostrare lo sguardo di Zweig su questo mondo in continua evoluzione si mostra lo sguardo del mondo su Zweig. Fin dalle prime righe è di fatto possibile notare le considerazioni che altri personaggi esprimono su di lui, a partire dalla moglie Friderike:

Con ogni probabilità non sapremo mai cosa vide veramente Friderike quando la porta della stanza si aprì sotto la spinta impaziente della sua mano, non sapremo mai cosa sentì né cosa le parve di avvertire nel comportamento, o forse piuttosto nell’atteggiamento, dei due esseri avvolti ai suoi occhi in una specie di nebbia e sopresi dal suo arrivo inopinato e inopportuno.” (p. 9)

Stefan Zweig e Lotte Altmann

Le considerazioni sul comportamento e sulla persona di Zweig sono riscontrabili in tutto il romanzo, grazie soprattutto alle descrizioni dei suoi rapporti con editori e autori dell’epoca. Primo fra tutti vi è certamente Joseph Roth, le cui capacità erano apprezzate da Zweig in maniera sincera e devota, tanto da ritenerlo un caro amico e da mandargli periodicamente denaro per poter proseguire la sua attività di scrittore. Da Roth, tuttavia, non riceve a sua volta apprezzamenti. L’immagine di Zweig che si offre agli occhi dei suoi contemporanei è infatti quella di uno scrittore eccessivamente pacifista, non abbastanza coinvolto e per questo spesso criticato dai contemporanei, ma Zweig – come lui stesso sosteneva – non credeva negli estremi e la sua posizione era sì motivata da una predisposizione personale, ma anche da una ponderata riflessione che lui stesso esprime nei suoi scritti.

A proposito dei rapporti tra Zweig e altri illustri personaggi, particolarmente interessante è il focus di Raoul Precht sulla sua passione per i manoscritti, nata in adolescenza e che viene espressa in più di un’occasione. Attraverso questi brevi episodi è possibile soffermarsi sulla profonda ammirazione di Stefan Zweig per le grandi personalità del passato e del suo presente, tra le quali vengono nominate non solo pietre miliari come Goethe e Freud o amici stretti come Th. Mann, Roth e Weiss, ma anche personalità come Hofmannsthal e altri personaggi che non esprimevano particolari approvazioni per le sue opere.

Il ritratto di Zweig che viene qui offerto è quello di un uomo votato alla letteratura come mezzo di espressione e analisi del mondo, analisi che offrirà in maniera chiara nelle sue biografie, alle quali sono dedicati i suoi ragionamenti dell’ultimo capitolo, ambientato a Nizza. Zweig è occupato proprio in quei mesi dalla biografia su Castellio, che si intitolerà Castellio gegen Calvin oder Ein Gewissen gegen die Gewalt (“Castellio contro Calvino o Una coscienza contro la forza”) e che sarà successivamente edita nel 1936. Nel presentare le riflessioni di Zweig sulle proprie opere biografiche si presenta l’occasione di far esternare allo Zweig del romanzo le motivazioni che si celano dietro alla scelta di questo genere letterario, prima fra tutte quella di contrastare le dittature del Novecento attraverso la presentazione del Male storico e, soprattutto, attraverso figure retoriche e altri strumenti letterari. Anche in questo frangente si osserva la sua opposizione a qualunque tipo di manifestazione di forza, mostrandosi come un uomo di lettere pacato e alla costante ricerca del dialogo e della fratellanza, trovandosi tuttavia in contrasto con le brutali forze che si scontrano nell’Europa del 1935 e degli anni che seguiranno:

Non si poteva più scrivere, ormai, che per simboli, per toccanti allegorie; e non si aspettava certo più che il libro su Castellio venisse distribuito come gli altri e finisse in mano a un lettore tedesco. Ma era il suo modesto contributo alla lotta alle barbarie, e in cuor suo sperava che a qualcosa servisse.” (p. 173)

Un altro aspetto fondamentale della personalità di Zweig, impossibile da ignorare, è la sua apertura alle altre culture, tanto da vantare visite a diversi luoghi ogni anno. Già solo in questo 1935 si sposta da Nizza a New York per tornare poi in Europa tra Vienna, Zurigo e Londra, dove intende trascorrere parte dei propri anni futuri per allontanarsi dalla Germania e dall’Austria, che sotto l’influsso di Hitler non gli permettono di pubblicare. E, difatti, anche le sue amicizie con esponenti della destra politica sono pericolose: il solo fatto di esprimere ammirazione per un autore ebreo come lui è motivo di demerito per il regime.

Che dire poi della sua casa, la dimora di Salisburgo condivisa con Friderike e le figlie da lei avute dal primo matrimonio? Nessun capitolo porta il nome della città, essa altro non è che una base d’appoggio e non rappresenta per Zweig altro che un luogo che dovrebbe essere sicuro, ma che in realtà nel corso del romanzo rifiuterà come tale. Anche in questa mancanza di radici non solo in una città, ma anche in uno stato (la città di Vienna a questo punto della sua vita è solo il luogo in cui vivono la madre e amici letterati) Zweig si mostra Weltautor, “autore mondiale”, per citare il titolo dell’esposizione temporanea su Stefan Zweig allestita fino a inizio settembre 2022 nel Literaturmuseum di Vienna. Egli non prova nemmeno a cercare radici, consapevole del fatto che il concetto di “casa” si espande molto più in là di quattro mura. Il suo sguardo come autore si volge ben oltre i confini, spaziando in lungo e in largo tra biografie e racconti, mostrando sia una grande apertura al mondo e alle sue sfumature che una serena capacità di adattamento di fronte al cambiamento personale, storico e sociale, cercando di contrastare questi ultimi con gli strumenti a sua disposizione.

Questa impossibilità di rimanere relegato in uno spazio si mostrerà inoltre anche nella sua tendenza ad aprirsi e interessarsi al mondo letterario del presente e del passato attraverso i continui contatti con autori e altre personalità affermate e i profondi legami con la letteratura di autori precedenti, primo fra tutti Heinrich von Kleist, protagonista anche delle ultime riflessioni del personaggio di Zweig in quest’opera.

In conclusione, Stefan Zweig. L’anno in cui tutto cambiò mostra anche al più fedele pubblico dello scrittore austriaco una nuova prospettiva sulla vita dello scrittore, un punto di vista che potrebbe far storcere il naso ad una prima occhiata, ma che si rivela con il susseguirsi delle parole e dei luoghi sempre più valido e intrigante, una possibilità di apprezzare ancora di più il personale sentimento di apertura e di comprensione del mondo di Zweig.

 

Link utili:

Introduzione e video riguardanti la mostra “Stefan Zweig Weltautor” al Literaturmuseum di Vienna: https://onb.ac.at/museen/literaturmuseum/sonderausstellungen/stefan-zweig-weltautor