Manipolazione delle masse e alterazione della realtà in “Mario e il Mago”

Elisa Montagner

 

Quando si pensa al concetto di magia, il primo rimando è quasi sicuramente a opere fantasy o di fantascienza; in realtà non serve avventurarsi per mondi fantastici per avvicinarsi a concetti “magici”, come, ad esempio, la travolgente potenza della parola. Basti pensare che l’incanto generato da una cosa così semplice può sfociare nella persuasione delle masse e, nei casi più estremi, portare a regimi dittatoriali. Questo tipo di magia è ciò di cui tratta il racconto Mario und der Zauberer (“Mario e il Mago”, 1929), di Thomas Mann (1875 – 1955), nel quale il protagonista, il mago Cipolla, non è altro che un convincente abbindolatore di masse.

Prima di entrare nel vivo dell’opera è necessario esaminare lo Zeitgeist (“lo spirito del tempo”) politico e storico in cui è stata scritta, per comprendere il motivo e la volontà dietro ai temi “allegoricamente” presentati nel racconto. Ambientata in riva al mare italiano, ma scritto in lingua tedesca, il racconto coniuga tramite lingua e ambientazione due dei massimi teatri della persuasione magica dell’epoca, Italia e Germania. All’interno dell’opera, infatti, Mann ordina in un unico complesso narrativo il clima politico del tempo, registrando il culto della personalità autoritaria e del nazionalismo, comune ai due Paesi.

Al termine della Prima guerra mondiale, nel novembre 1918, con il tentativo di determinare una democrazia liberale in Germania nella forma della Repubblica di Weimar, Thomas Mann rivede le proprie posizioni politiche belliciste, elaborate nelle Betrachtungen eines Unpolitischen (“Considerazioni di un impolitico”, 1915 – 1918), e si schiera a favore della repubblica e della democrazia.

Negli stessi anni Mann soggiorna a Bolzano, la cui amministrazione fascista ha sottoposto il territorio germanofono a una massiccia italianizzazione, ed entra per la prima volta in contatto con il fascismo italiano, rimanendo colpito dalla situazione politica. Nel 1926, trascorre nuovamente un periodo di vacanza in Versilia, a Forte dei Marmi, dove insieme alla moglie e due figli soggiorna tra agosto e settembre.

Tre anni più tardi, nel 1929, a Norimberga, ha luogo un congresso del partito Nazionalsocialista in cui Hitler parla per la prima volta pubblicamente di ciò che sarebbe stata chiamata l’”eutanasia” – un eufemismo per indicare il piano segreto per l’eliminazione sistematica di persone affette da malattie genetiche e portatori di handicap mentali. Il congresso si trasforma in un enorme evento di massa accompagnato da scontri sanguinosi, trovando una vivace eco nella stampa e un ampio interesse da parte dell’opinione pubblica.

Mann percepisce con molta chiarezza ciò che sta per succedere in Germania, la minaccia italiana del fascismo è sempre più presente e presto diventerà realtà anche nella sua patria. Per questo, pochi giorni dopo lo sgomento, traduce gli avvenimenti di cui ha fatto esperienza in Versilia nel racconto Mario und der Zauberer – ein Tragisches Reiseerlebnis (“Mario e il Mago. Una tragica esperienza di viaggio”).

Il ricordo di Torre di Venere è atmosfericamente sgradevole. Stizza, irritabilità, sovreccitazione erano nell’aria fin dall’inizio…” (p. 1). Il luogo descritto dall’io narrante, il padre, è “Torre di Venere”, un nome fittizio di Forte dei Marmi. Il lettore è da subito trasportato in una dimensione che mescola l’incanto alla “sporca” realtà: grazie alle auto Fiat rombanti in su e in giù, la fascia di allori e di oleandri i margini della strada che lega le due località è cosparsa di uno spesso strato di candida polvere: spettacolo singolare ma repellente.” (p. 3)

Il protagonista del racconto è il Cavalier Cipolla, un illusionista che, attraverso l’utilizzo della magia, personifica il potere soggiogante di leader autoritari europei dell’epoca tramite la retorica nazionalista. Il mago, infatti, ipnotizza Mario, un cameriere nativo di Portovenere, facendogli credere di esser la ragazza che lui ama. Mario si fa convincere a baciare il mago-ragazza, ma resosi conto dell’inganno, lo uccide.

Durante il suo spettacolo di magia, il Cavalier Cipolla si serve abilmente del linguaggio come strumento di manipolazione, non solo di ipnosi ma anche di suggestione verbale, tant’è che la padronanza della competenza retorica è commentata anche dal pubblico:

“«Parla benissimo» si constatò vicino a noi. L’uomo non si era ancora prodotto, ma soltanto le sue parole erano apprezzate come un lavoro; era stato capace di imporsi solo con questo. […] Perché il modo come uno parla viene tenuto come misura di apprezzamento personale: negligenza, disordine, destano disprezzo, eleganza e abilità, umana considerazione; anche l’uomo della strada, quindi, non appena la cosa gli conviene per il suo effetto, si prova in scelte locuzioni e le connette accuratamente.

Almeno sotto tale riguardo, Cipolla aveva destato un’impressione favorevole, sebbene non appartenesse in nessun modo a quella specie umana che l’italiano, con una singolare confusione di giudizio morale ed estetico, chiama ‘simpatica’.” (p. 24)

Negli anni in cui scrive il racconto, Mann si interessa anche alle opere di Sigmund Freud, in particolare al saggio Massenpsychologie und Ich-Analyse (“Psicologia delle masse e analisi dell’Io”, 1921), dove lo psicanalista spiega come l’agire di un individuo cambi significativamente se esso si trova “immerso” in una massa, trasformandosi nel collettivo e regredendo a uno stadio evolutivo precedente. L’individuo, quindi, assorbito nella massa, perde la sua responsabilità individuale grazie al carattere anonimo del collettivo che scioglie i freni inibitori del soggetto. Allo stesso modo, il mago Cipolla induce le masse a seguirlo senza alcuna possibilità di un pensiero critico e, parlando senza interruzioni, stordisce gli spettatori gettandoli in uno stadio di ipnosi.

Un altro elemento caratteristico delle dinamiche collettive è il “contagio mentale”, dinamica che emerge nel racconto durante la Zauberabend (serata magica), in cui più volte l’io narrante e la moglie vorrebbero abbandonare lo spettacolo e non assistere alla manipolazione, umiliante, degli spettatori, ma sono paralizzati in una specie di contagio della licenziosità generale” (p. 50), diventando a loro volta vittime della manipolazione di massa.

Nel racconto di Mann vengono dunque ripresi tre concetti freudiani: l’individuo immerso nella massa che si modifica e muta, il fenomeno del contagio tipico delle dinamiche collettive e la regressione.

Arrivando alla conclusione del racconto si potrebbe perciò tracciare un’analogia tra il Massenindividuum (individuo-massa) e il momento di ipnotizzazione. I bambini, vedendo il mago morente accasciarsi, pensano che anche quello sia parte della serata di magia e i genitori glielo lasciano credere: «Anche quello faceva parte del finale?» vollero sapere, per andarsene rassicurati. “Sì, quello era il finale” confermammo loro. Un finale di terrore, un finale catastrofico. E tuttavia un finale liberatore: non seppi e non so fare a meno di sentirlo così” (p. 58).Anche in questo passaggio, si può notare una forte enfasi posta sul termine Ende (finale), ripetuto cinque volte, che sottolinea non solo la fine della finzione del racconto, ma anche dell’incubo rappresentato dal grande manipolatore.

Per concludere, il racconto può essere interpretato come una speranza indirizzata al proprio paese, che nel 1929 rimarrà inascoltata, ma che può chiaramente essere rivendicato in qualsiasi momento, contesto storico e politico poiché la regressione e una ricaduta nelle barbarie è sempre possibile.

 

Bibliografia:

Percy Matenko, The Prototype of Cipolla in “Mario und der Zauberer”, in: “American Association of Teachers of Italian”, 1954, pp. 133 – 135.

Stephen H. Garrin, Thomas Mann’s “Mario und der Zauberer“: Artistic Means and Didactic Ends, in “The Journal of English and Germanic Philology”, University of Illinois Press, 1978.

Thomas Mann, Cane e Padrone e altri racconti, Mondadori, traduzioni di Giorgio Zampa, 1955.

Altre Fonti:

“Unter Palmen” Seminario di Letteratura tedesca presso l’Università di Padova: Elisabetta Galvan, Il manipolatore e il suo pubblico: Mario e il Mago di Thomas Mann (4 dicembre 2020).

Sitografia:

Mario e il mago, Thomas Mann e l’Italia di oggi  https://fernandofazzari.wordpress.com/2014/04/17/mario-e-il-mago-thomas-mann-e-litalia-di-oggi/  (ultima consultazione: 26/01/2022)

 

Apparato iconografico:

Immagine di copertina e Immagine 1: https://picryl.com/media/portrait-of-thomas-mann

Immagine 2: https://www.antichay.com/pages/books/46820/thomas-mann/mario-und-der-zauberer

Immagine 3: https://www.ebay.de/itm/124643028774