“Lenin, anche oggi, è più vivo di tutti i viventi”. Il “Lenin” di Guido Carpi

Martina Mecco

Lenin. La formazione di un rivoluzionario Lenin. Verso la Rivoluzione d’Ottobre sono i due volumi ad opera di Guido Carpi, professore di lingua e letteratura russa presso l’Università “L’Orientale” di Napoli, che ripercorrono la vita di Lenin dal 1870 al 1917. Pubblicati presso Stilo Edizioni, fanno parte di “Pagine di Russia”, collana curata da Marco Caratozzolo che prende il nome dal festival omonimo, organizzato annualmente dalla casa editrice.

Link ai libri:

Lenin. La formazione di un rivoluzionario: https://www.stiloeditrice.it/scheda-libro/guido-carpi/lenin-9788864792019-183.html

Lenin. Verso la Rivoluzione d’Ottobre: https://www.stiloeditrice.it/scheda-libro/guido-carpi/lenin-9788864792538-195.html


La voluminosa opera redatta da Carpi ripercorre la vita di Vladimir Il’ič Ul’janov dall’infanzia al momento in cui, nel 1917, lascia Zurigo per dirigersi verso il cuore della Rivoluzione. L’aspetto che colpisce immediatamente non solo chi si avvicina in modo più ingenuo all’opera, ma anche coloro che hanno familiarità con la vita del grande rivoluzionario russo, che sin dalle prime battute viene definito “letterato” nel senso più ampio del termine, è sicuramente la ricchezza bibliografica presente. Risulta infatti evidente l’ampio bacino di materiali che contribuiscono alla realizzazione del prodotto finale, raccolti e sistemati in modo omogeneo. Tra questi si osserva, ad esempio, un largo impiego di testimonianze realizzate da terzi, nonché riferimenti ai testi programmatici redatti da Lenin stesso.

Ma il vero valore del Lenin di Carpi non è unicamente rappresentato dalla ricchezza dei materiali impiegati. Anzi, uno dei punti di forza principali è proprio evidenziato dallo stile scelto dall’autore, vale a dire l’uso di un linguaggio che si allontana da quello della saggistica classica, oggigiorno per molti versi ostica a chi non gravita all’interno o intorno agli ambienti accademici. Considerazione che, naturalmente, non implica un declassamento del contenuto dei due volumi, tantomeno l’idea che vi sia una resa semplificata o semplicistica dell’argomento trattato. Tutt’altro, questa scelta si rivela piuttosto vincente sia sulla forma finale che su quello che è l’intento comunicativo che soggiace all’opera, al di là della ricostruzione delle vicende e dell’attività del “nostro”. In questa ricostruzione viene riservato molto spazio al contesto, Carpi stesso nell’introduzione al primo volume si dichiara convinto che tanto le idee di Lenin quanto le sue decisioni operative si possano e si debbano comprendere nella continua opera di sintesi attiva degli orientamenti ideali e dell’attività pratica di quella cerchia di uomini e donne che egli aveva chiamato alla vita e da cui, novello Anteo, trae a sua volta le proprie forze.” A questo proposito, non si può negare l’attenzione meticolosa che viene prestata nel delineare le singole personalità che costellano la vita di Lenin e nel riflettere intorno agli avvenimenti riportati. In questa disamina non si ravvista solo un livello di discorso meramente espositivo ma anche, e soprattutto, un altro di carattere, invece, meditativo. Il ripercorrere le vicende di Lenin si profila come un’occasione utile a inquadrare i meccanismi e le dinamiche che stanno dietro alle azioni e alle decisioni del futuro leader, in modo tale da mostrare aspetti che nelle narrazioni tradizionali vengono celati o non considerati funzionali all’approfondimento di una figura come questa. Tuttavia, le oltre cinquecento pagine dell’opera edita da Stilo mostrano sostanzialmente l’opposto.

Ritornando allo stile, se il grande poeta Majakovskij nel suo Vladimir Il’ič Lenin lamentava il fatto di non riuscire a trovare la sillaba giusta a causa della povertà dell’officina delle parole del suo tempo, Carpi impiega, invece, uno stile efficacie servendosi in maniera acuta proprio dell’apparato semantico dinamico delle officine delle parole odierne. Si assiste dunque a un tentativo di delineare la figura leniniana che riesce nell’intento di coinvolgere il lettore attraverso degli espedienti interessanti. Per esemplificare in modo concreto quanto descritto come rimarchevole nell’opera, si prenda il seguente passaggio:

Spesso scanzonati e ironici, a volte buffi e pasticcioni, sempre incondizionatamente dediti alla propria missione, più che una falange di eroi da eternare nel granito, gli iskristi somigliano alla compagnia di Frodo Baggins. Forse è per questo che nel successivo periodo sovietico gli agenti del giornale non si sono trasformati in eroi popolari né hanno goduto nella letteratura e nel cinema della sovraesposizione concessa agli eroi della guerra civile e della Seconda guerra mondiale: troppo poco solenni, troppo ‘comuni’ […].”

Immagini come queste, dove i membri dell'”Iskra” vengono paragonati ai buffi prodi della Compagnia dell’Anello, conferiscono al testo un’ironia che, al tempo stesso, non guasta alla serietà o alla lucidità con cui viene trattata la vicenda gli iskristi. L’impiego di rimandi alla cultura pop contribuisce ad avvicinare alla contemporaneità propria del lettore un discorso relativamente lontano da un punto di vista prettamente storico. Un altro esempio che mostra lo stile con cui sono presentanti gli avvenimenti è rappresentato dalla scelta di riportare aneddoti specifici. Al di fuori di quelli spiccatamente appartenenti alla dimensione del contesto, se ne annoverano di molto coinvolgenti – come la fuga nei territori scandinavi che segnano la seconda emigrazione di Lenin – e altri di per sé divertenti. Si legga quest’altro passaggio, tratto questa volta dal secondo volume:

“In breve, il viavai di armi e munizioni diviene talmente capillare che lo stesso Trockij, figura autorevole del soviet di Pietroburgo, si fa consegnare dalla BTG due granate direttamente nel proprio ufficio. Quando un giorno Kamò si presenta alla Vaasa tenendo sotto il braccio un oggetto voluminoso e rotondo avvolto in un panno, a nessuno passa per la mente he possa non trattarsi di una bomba. Ma Kamò non è un fesso, e l’oggetto si rivela essere un melone.

A conclusione di questa breve analisi, all’interno dei due volumi Carpi costruisce una visione dinamica della figura di Lenin, estraendolo dal granito che lo custodisce dalle intemperie della storia negli innumerevoli pamjatniki disseminati nelle città dell’ex-URSS o in luoghi ostili come la diga kyrgyza di Kirkov. Così si compie, in un certo senso, la decostruzione di quelle visioni fin troppo “mistificate” da narrazioni obsolete dell’attività di Il’ič Ul’janov. Riprendendo la metafora del “novello merlino” usata dall’autore stesso nell’introduzione al secondo volume, il (necessario) “risveglio di Lenin” risiede in una (ri)attuazione moderna dei valori da lui veicolati – primo tra tutti il principio della lotta, quanto mai essenziale nella società di oggi. Il Lenin di Carpi riesce nel completare la prima fase di questo percorso, vale a dire nel delineare la figura del rivoluzionario russo in un modo per cui noi, giovani, gli siamo enormemente debitori.

Apparato iconografico:

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