Avanguardia e lotta. Le memorie di Nikolaj Punin nella Pietrogrado rivoluzionaria

Martina Mecco

 

L’arte in rivolta. Pietrogrado 1917 di Nikolaj Punin (1888-1953) è un volume pubblicato dalla casa editrice Guerini e Associati nell’ottobre del 2020, all’interno della collana “Narrare la memoria”, a cui appartengono Inseparabili. Due gemelli nel Caucaso di Anatolij Pristavskin e Leningrado. Memorie di un assedio di Lidja Ginzburg. La collana si è, inoltre, recentemente arricchita di un’altra opera che raccoglie lo scambio epistolare tra Aleksej Losev e Valentina Loseva: La gioia per l’eternità. Lettere dal gulag (1931-1933).

Link al libro: https://www.guerini.it/index.php/prodotto/l-arte-in-rivolta/ 

Arte in rivolta


Ogni creazione artistica è l’esito di una lotta che attesta il comportamento dell’individuo in battaglia.” (p. 97)

L’opera di Punin, il cui titolo russo è V bor’be novejščee iskusstvo: Isskustvo i revolucija, si profila come un esempio interessante di una produzione particolarmente ampia, ovvero l’insieme di quei testi in cui i rappresentanti delle avanguardie russe si sono confrontate con la memoria del loro tempo. Accanto a Punin, occorre senza dubbio indicare altri due autori di memorie strettamente legate all’avanguardia – che, inoltre, si presentano anche in traduzione italiana –: Venedikt Livšic con Polutoraglazyj strelets (“L’arciere dall’occhio e mezzo”), e Vasilij Kamenskij, che realizzò, invece, Put’ ėntuziasta (“Il cammino di un entusiasta”). Il carattere interessante di questi non si limita al loro valore testimoniale, ma è dovuto anche al fatto che permettono di costruire a posteriori un’interpretazione degli anni delle avanguardie diversa da quella tradizionale.

Il volume edito da Guerini e Associati si presenta arricchito da un ampio commento iniziale, dove oltre a essere messe in luce alcune caratteristiche di carattere biografico e filologico, viene inoltre sottolineata la difficoltà con cui questa edizione ha potuto, dopo numerosi anni, essere finalmente pubblicata. Riprendendo infatti quanto affermato dai curatori, nonostante Punin inizi a redigere le sue memore alla fine degli anni Venti – per la precisione nel 1929 durante il suo soggiorno a Chosta –, la pubblicazione verrà impedita dall’evolversi della situazione socio-politica all’indomani della presa del potere da parte di Stalin. Come molti altri intellettuali del suo tempo, anche Punin fu vittima di continue persecuzioni e arresti, a  cui si deve aggiungere anche il continuo rifiuto dei suoi scritti da parte della stampa ufficiale. I tentativi di pubblicare queste memorie, il cui progetto non si estese mai oltre il primo volume, fallirono ripetutamente. È solo nel 1989, infatti, che due capitoli, ovvero Kvartira N°5 (“L’appartamento N°5”) e Tu zimu vse pomnjat (“Quell’inverno lo ricordano tutti”), apparirono per la prima volta su rivista, rispettivamente su “Panorama Iskusstv” e “Iskusstvo Leningrada”. A questa complessa storia editoriale si aggiunge, inoltre, il fatto che – come sottolineato ancora una volta dai curatori – molti dei manoscritti hanno presentato difficoltà nella loro decifrazione, questo a causa sia delle diverse versioni sia delle condizione in cui l’archivio Punin si trovava. Nonostante queste difficoltà, il prodotto proposto al pubblico italiano è frutto di un lavoro molto attento a esplicitare – attraverso l’uso di diverse note – degli aspetti difficili da comprendere a chi non sia occupato direttamente del periodo.

La rivoluzione ci aveva liberato, ci aveva legato e insegnato molte cose. […] In noi vivevano i residui di un passato che si era lacerato; i residui di culture precedenti, di tradizioni mal selezionale, di una quotidiana mal assemblata. La rivoluzione aveva archiviato il passato nel passato […]. Ci aveva indirizzato verso obiettivi semplici e percorsi brevi, insegnato a selezionarli e a conseguirli senza smarrirci ai margini nei dubbi secolari.” (p.139)

Nelle memorie di Punin, accanto ai vari esponenti della scena artistico-letteraria pietroburghese, a far da protagonista è la città stessa, descritta dall’autore in termini di un luogo che di giorno si agitava e di notte non dormiva, immerso in un continuo tumultuo. Questa dimensione di instancabile movimento da cui gli intellettuali venivano risucchiati era scandita da due ritmi strettamente legati: da un lato quello della rivoluzione bolscevica e, dall’altro, quello della creazione di una nuova estetica libera da ogni convenzione precedente. Questi sono infatti anni in un si accentua in modo radicale un processo di rottura con il passato culturale e letterario, volto a sovvertire la tradizione. A farsi strada è infatti un tentativo di rigettare una concezione ormai superata dell’arte stessa e forgiarne una nuova – i maggiori rappresentanti di questo sforzo sono, in particolare, i futuristi. Punin riesce a delineare in maniera molto chiara quella che era l’atmosfera dell’epoca, mettendo in evidenza sensazioni e atteggiamenti degli intellettuali. Interessati sono le discussioni che venivano fatte attorno al tema della guerra – argomento fondamentale all’epoca, Punin afferma infatti che gli intellettuali ne erano assuefatti (p. 123) –, dove l’idea che questa non potesse vedere, effettivamente, una fine si contrapponeva a un’irrequieta attesa dell’inizio della rivoluzione: Non sappiamo quando ebbe davvero inizio la rivoluzione ma la guerra sembrava non avere fine.” (p. 122)

Punin si pone anche in modo particolarmente critico nei confronti di diverse istituzioni dell’epoca, come nel caso di “Mir iskusstva” (“Mondo dell’arte”, oltre ad essere una rivista pubblicata da Sergej Djagilev tra il 1889 e il 1903 a Pietroburgo, fu anche un’importante associazione di intellettuali che vedevano necessaria, nel rinnovamento dell’arte, un’apertura nei confronti dell’arte occidentale – a farne parte erano, ad esempio, Aleksandr Benois o lo stesso Dmitrij Merežkovskij) che definisce essere caduta nelle reti della notorietà e del successo (p. 175). Una questione molto cara all’autore era la necessità di smantellare l’accademia, che all’epoca si trovava in una situazione stagnante e di profondo disaccordo con il presente. Si veda a questo proposito il capitolo Al rogo, al rogo l’Accademia!:

Era finito il tempo dei vezzi cattedratici degli accademici, la vecchia Accademia imperiale stava andando in fumo.” (p.211)

Molti sono gli eventi che vengono riportati. Tra questi, fondamentale è il capitolo “L’appartamento N.5” (quello del già citato Benois), il luogo che viene identificato da Punin come il punto in cui cofluivano i dei differenti stimoli che animavano Pietroburgo, nonchè il riferimento principale per gli incontri tra gli intellettuali dell’epoca:

Del resto, nell’Appartamento N.5 gli ‘ismi’ erano stati banditi una volta per tutte, nessuno li utilizzava per etichettare i propri lavori; venivano menzionati solo se avevano contenuti pregnanti p se non se ne poteva fare a meno, come con l’impressionismo, il futurismo, il cubismo.” (p. 104)

Anche l’incontro al teatro Michajlovskij – definito in termini di “folle e incontenibile” (p. 162) – è centrale, in quanto vengono riportati gli interventi di coloro che ne presero parte, tra cui Vladimir Nabokov e Vsevolod Mejerchol’d. Inoltre, nel capitolo “L’Unione degli artisti” vengono sottolineate le conseguenze di questo incontro. Ad arricchire la rievocazione della memorie in Punin concorrono anche riflessioni di carattere teorico sulle evoluzioni artistiche dell’epoca, descrivendo caratteristiche ed epigoni di correnti quali l’espressionismo e il cubismo – quest’ultimo fondamentale nel contesto delle avanguardie russe.

In conclusione, l’edizione italiana delle memorie di Punin si rivela fondamentale non solo per gli avvenimenti che vengono rievocati, ma anche per il modo in cui questo processo avviene. Non a caso, Nikolaj Punin fu particolarmente vicino ad Anna Achmatova e collaborò, tra le altre cose, con la rivista “Apollon” – attorno a cui ruotavano gli esponenti dell’acmeismo – e “Iskusstvo Kommuny” – di cui facevano parte anche Vladimir Majakovskij e Osip Brik. Leggere L’arte in rivolta significa, infatti, assumere la prospettiva di un individuo non solo inserito in profondità all’interno dell’ambiente artistico-letterario della Pietroburgo rivoluzionaria, ma anche particolarmente impegnato dal punto di vista teorico, impegno testimoniato dai suoi numerosi scritti dedicati soprattutto all’arte.

 

Apparato iconografico: 

Immagine copertina: https://manygoodtips.com/celebrity/anna-akhmatova-a-biography-personal-life-poetry-age-photo-death-and-the-latest-news.html