Ricordi dal sottosuolo: la malattia della consapevolezza e l’illusione della razionalità

Martina Greco

 

Chiunque si sia ritrovato a leggere un’opera di Dostoevskij, chiunque abbia un minimo di familiarità con i suoi personaggi, saprà che spesso questi sono così complessi e contraddittori da risultare “fin troppo umani”. La necessità di spingersi oltre i limiti morali e la consapevolezza di sé che caratterizzano Raskol’nikov (Delitto e Castigo), Ivan Karamazov (I Fratelli Karamazov), Stavrogin (I Demoni), è qualcosa di così profondo e oscuro da apparire all’uomo comune come il tratto morboso di una coscienza malata. È dalla malattia, infatti, che nasce il padre dei personaggi sopracitati, è la malattia ciò che lo contraddistingue, è grazie alla (o a causa della?) malattia che si distacca dalla società benpensante per intraprendere un percorso che aprirà la strada ai più rivoluzionari movimenti filosofici del XX secolo. Il padre dei nevrotici dostoevskiani, il capostipite di quelli che Bachtin definì uomini-idea, è infatti il protagonista di un’opera che segnerà la svolta filosofica e (pre)esistenzialista della poetica di Dostoevskij: Zapiski iz podpol’ja (“Ricordi dal sottosuolo”)

Pubblicato nel 1864, Ricordi dal sottosuolo precede quelli che saranno infatti i grandi romanzi psicologici dell’autore e, più in generale, prepara il terreno alla psicologia europea, agli studi freudiani sull’inconscio, alle riflessioni esistenzialiste sull’assurdità della vita e all’uomo inetto dalla coscienza ipertrofica che abiterà i più grandi romanzi del Novecento, da Svevo a Joyce.

L’opera si divide in due sezioni: la prima parte è una lunga confessione dell’io narrante a se stesso (il personaggio dichiara esplicitamente di non scrivere per un pubblico di lettori), un  flusso carsico di coscienza attraverso il quale il narratore descrive nel dettaglio gli aspetti più spaventosi e vergognosi del suo animo; la seconda parte racchiude invece tre episodi tratti dalla vita del narratore-protagonista, che forniscono una visione concreta del malessere del personaggio e delle sue incapacità relazionali. La spietata e masochistica messa a nudo del protagonista si apre con questa frase: “Sono un malato…. Sono un malvagio. Sono un uomo odioso”. Ma in cosa consiste questa malattia? Il narratore la definisce come “malattia della consapevolezza”, un malessere che comporta eccessiva conoscenza dei propri meccanismi mentali, tale da permettergli di avere piena coscienza di tutte le bassezze del proprio animo, di spingersi al limite estremo, di non avere timore di esplorare le zone più buie dell’io, quelle zone che la morale reprime, quelle zone in cui l’uomo medio non si addentra per paura di smarrirsi e perdere per sempre la via del conformismo e di conseguenza divenire un mostro agli occhi della società. L’io narrante si definisce dunque come un “uomo del sottosuolo”, di un sottosuolo chiaramente figurato, che rappresenta ciò che Freud chiamerà successivamente inconscio. L’uomo del sottosuolo è un uomo malato di consapevolezza e, a suo dire, il sintomo più evidente di questa malattia è l’inettitudine. Essere così coscienti della propria complessità ha un effetto paralizzante, perché l’uomo d’azione deve essere un uomo senza dubbi:

Come si svolgono, ad esempio, le cose presso gli uomini che si sanno vendicare e in generale difendere? È chiaro che quando sono presi, poniamo, dal sentimento della vendetta, in tutto il loro essere per quel dato tempo non c’è posto per nient’altro che non sia quel sentimento. Gente simile si precipita dritta allo scopo, abbassando le corna come tori infuriati, e a malapena un muro basta a fermarli. […] Invidio questi uomini con tutto il mio livore. Sono stupidi, non ne discuto, ma forse l’uomo normale dev’essere stupido, che ne sapete voi?” (pp. 28-29)

Se l’uomo d’azione è un uomo senza dubbi, la sua antitesi, ovvero “l’uomo dalla coscienza raffinata”, è, al contrario, incapace di tanta determinazione:

Poniamo ad esempio che anch’esso [l’uomo dalla coscienza raffinata] si senta offeso e che voglia anche lui vendicarsi. […] Si arriva finalmente all’atto stesso, all’atto della vendetta. E qui l’infelice […] è già riuscito ad ammucchiarsi attorno, sotto specie di problemi e di dubbi, tante altre bassezze; e da ogni problema tanti altri, e insolubili, ne ha cavati; che senza volere si trova, da ultimo, in una specie di fatale guazzabuglio, di fetido fango, fatto dei suoi dubbi […].” (pp. 29-30)

L’uomo del sottosuolo è dunque l’erede di Amleto e l’antenato di Zeno, è un oltreuomo nietzschiano che si è già distaccato dalla morale tradizionale ma non ha ancora individuato nel proprio “guazzabuglio di dubbi” la volontà di potenza. Come sottolineato da Alberto Moravia, nella prefazione all’edizione di Ricordi dal sottosuolo pubblicata da BUR nel 1975 e tradotta da Tommaso Landolfi, la data in cui esce il romanzo è estremamente significativa. Gli anni ‘60 del XIX secolo sono caratterizzati in Russia dall’arrivo tardivo del razionalismo di stampo illuminista e, con esso, della concezione dell’uomo come essere razionale, educabile attraverso la scienza e teso al pacifico raggiungimento dei propri interessi. Dostoevskij, tramite l’uomo del sottosuolo, si scaglia irrimediabilmente contro questa visione della natura umana, evidenziando invece l’irrazionalità, gli aspetti morbosi e gli accessi di cattiveria che, seppur particolarmente enfatizzati nel suo personaggio, albergano nelle profondità di ogni essere umano. L’invettiva alla concezione borghese illuminista prende spesso la forma, tanto frequente in Dostoevskij, di un inno all’umanità, considerata in tutta la sua spaventosa e entusiasmante complessità:

Volete forse ripetermi che un uomo illuminato ed evoluto, insomma quale sarà l’uomo del futuro, non può scientemente volere qualcosa di contrario al proprio interesse, e che questa è matematica. Ma, ve lo ripeto per la centesima volta, c’è però un caso, un unico caso in cui l’uomo può di proposito e in piena coscienza desiderarsi addirittura il male, e cose assurde e stupide, stupidissime se volete, con questo preciso scopo: avere il diritto di desiderarsi cose stupidissime e non esser tenuto a desiderarne solo d’intelligenti. Perché quella stupidissima cosa, quel capriccio, può essere più profittevole di qualunque profitto, e ciò perché in ogni caso ci conserva la cosa più importante e preziosa, ossia la nostra personalità e individualità. […] Certo la volontà può anche, se vuole, accordarsi alla ragione, il quale accordo è cosa utile e persino lodevole. Ma gli è che spessissimo, e anzi nella maggior parte dei casi, la volontà contraddice apertamente e cocciutamente la ragione, e.. e.. e volete saperla? Anche questa è cosa utile e persino talvolta lodevole.” (p. 49)

È interessante notare come il conflitto tra l’apollineo e il dionisiaco che percorre l’intero romanzo (con un evidente squilibrio a favore del secondo), venga ripreso e rielaborato in un’altra opera russa, successiva ai Ricordi dal sottosuolo e a questi chiaramente ispirata. Si tratta di Zavist’ (“Invidia”), capolavoro di Jurij Oleša, pubblicato nel 1927. Qui l’uomo del sottosuolo, rancoroso, nevrotico e misantropo come quello dostoevskiano, si trova a fare i conti con la propria nemesi, il “salsicciaio” Babičev, uomo di successo, d’azione, senza dubbi, verso il quale il protagonista prova ribrezzo ma anche invidia. In questa rielaborazione novecentesca del tema dostoevskiano, scritta subito dopo l’avvento del comunismo, l’io narrante si configura come il rappresentante di un secolo che sta svanendo, di un secolo intriso di irrazionalità, emotività e sentimentalismi inutili, una personalità in via d’estinzione insomma, che lascerà il posto ai “salsicciai”, figli perfetti di un’epoca nuova, in cui la razionalità, la scienza, il conformismo e l’omologazione hanno trionfato.

L’incubo di Dostoevskij è dunque diventato realtà, ma contemporaneamente in Europa la letteratura e la filosofia cominciano a interrogarsi sui grandi misteri dell’animo umano, a seguire lo scrittore russo nella sua discesa verso le viscere dell’io. La malattia della consapevolezza viene studiata e approfondita da Sartre e Camus, che, assieme all’uomo del sottosuolo, evidenziano l’assurdità dei comportamenti umani e il sottosuolo, con l’avvento della psicologia freudiana, cambia nome, diventando l’inconscio. A questo punto viene da chiedersi: come avrebbe reagito Dostoevskij se avesse saputo che anche quella zona misteriosa dell’animo umano, quella zona incontrollabile, sarebbe diventata oggetto di studi scientifici? Probabilmente avrebbe continuato a indagarla nel modo che più gli si addiceva: tramite la letteratura. Ricordi dal sottosuolo è infatti l’esempio più lampante di ciò che Francesco Orlando definisce “ritorno del rimosso in letteratura”. Ancora una volta il testo letterario permette di mettere in luce tutti quegli aspetti scomodi e inutili che il discorso ufficiale, costruito sui criteri dell’utilità e dell’ammissibilità, costantemente reprime in nome di un’immagine tanto bella quanto ipocrita dell’uomo e della società. Ancora una volta la letteratura permette di dire l’indicibile, di andare oltre, di far luce su ciò che viene costantemente oscurato, dando la possibilità di esplorare aspetti della realtà che altrimenti verrebbero nascosti sotto il tappeto del politicamente corretto.

Scrivendo Ricordi dal sottosuolo e scagliandosi contro lo sterile perbenismo borghese, Dostoevskij, senza volerlo, consegna alla post-contemporaneità uno strumento per lottare contro l’illusione, particolarmente viva nell’epoca della globalizzazione felice, di una società perfetta in cui tutto è scientificamente spiegabile.

 

Bibliografia:

Alberto Moravia, “Introduzione” a Ricordi del sottosuolo, Milano, BUR, 1975.

Fedor Dostoevskij, Ricordi dal sottosuolo, Milano, BUR, 1975.

Francesco Orlando, Per una teoria freudiana della letteratura, Torino, Einaudi, 1993.

Friedrich Nietzsche, La nascita della tragedia, Milano, Adelphi, 2000.

Sitografia:

Vladimir Viktorovič, «Zapiski iz podpol’ja». O prirode zla, Magisteria.ru  https://magisteria.ru/dostoevsky/notes-from-underground

Apparato iconografico:

Immagine 1:

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Immagine 2:

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