“La perlina sul fondo”. Scoprire le radici della prosa hrabaliana

Martina Mecco

“Volevo piuttosto indurre il lettore a riflettere sul fascio di luce di questi racconti, in cui le persone entrano all’improvviso per uscirne altrettanto all’improvviso, come se, avendo percorso insieme un pezzo di strada sul tram, da frammenti di conversazione e pochi gesti fossimo riusciti a conoscerli in profondità.”

La perlina sul fondo (Perlička na dně) è una raccolta di racconti dello scrittore ceco Bohumil Hrabal, pubblicata lo scorso anno dalla casa editrice Miraggi Edizioni. Tradotta da Laura Angeloni, è uno dei volumi che compongono la collana NováVlna, interamente dedicata alla letteratura ceca. Il volume è, inoltre, arricchito da una postfazione a cura del boemista Alessandro Catalano, dove vengono spiegate le origini e le caratteristiche della raccolta.  Nel maggio dello scorso anno il libro è stato anche presentato dal Centro Ceco di Milano all’interno del progetto “La cultura in quarantena” (info qui).

Link al libro: https://www.miraggiedizioni.it/prodotto/la-perlina-sul-fondo/


Bohumil Hrabal è sicuramente uno scrittore che non ha bisogno di molte presentazioni. La sua opera è stata tradotta in molti paesi, compresa l’Italia, dove ha anche avuto particolare successo tra i lettori. Personaggi come il cameriere Dítě di Obsluhoval jsem anglického krále (“Ho servito il re d’Inghilterra”, 1971) o Hant’a, l’operaio addetto alla pressa del macero di Příliš hlučná samota (“Una solitudine troppo rumorosa”), sono ben noti al pubblico italiano. La fortuna dell’opera hrabaliana è legata anche al grande schermo, numerose sono infatti le trasposizioni cinematografiche dei suoi scritti. Si pensi, ad esempio, a quelle realizzate da Jiří Menzel, come la pellicola da Ostře sledované vlaky (“Treni strettamente sorvegliati”), primo lungometraggio di Menzel del 1966 che vinse anche l’Oscar al miglior film straniero, o dal già citato Obsluhoval jsem anglického krále del 2006. Nonostante questo grande successo, Perlička na dně non è mai stata tradotta in italiano prima dello scorso anno. Nel gennaio del 1966, inoltre, è stato presentato nelle sale ceche Perličky na dně (“Le perline sul fondo”), una sorta di Boccaccio ’70 ceco tratto da alcuni racconti di Perlička na dně e definito da Josef Škvorecký come una sorta di “manifesto” della Nová Vlna. Alla realizzazione di questo capolavoro del cinema ceco degli anni Sessanta collaborarono numerosi e importanti registi dell’epoca, il già citato Menzel, Věra Chytilová, Jan Němec, Jaromil Jireš e Evald Schorm.

Perličky na dně - Univerzitní kino Scala
Una scena tratta da Perličky na dně

Ritornando nello specifico alla raccolta, questa edizione rappresenta la prima traduzione italiana, nonostante il grande successo che l’opera di Hrabal ha avuto. Questa viene pubblicata in Cecoslovacchia nel 1963, incalzando l’inizio di uno dei periodi più prolifici della letteratura ceca post bellica. Gli anni Sessanta rappresentano, infatti, un momento di distensione, una breccia nelle imposizioni dettate dal realismo socialista. Sebbene questa fase duri solo fino al 1968, l’anno dell’invasione delle truppe del Patto di Varsavia, in questi “favolosi anni Sessanta” l’ormai cinquantenne Hrabal riesce a ricavarsi il suo spazio all’interno di un panorama letterario che lo consacrerà a uno dei suoi maggiori rappresentanti.

La lettura di quest’opera è imprescindibile se si vogliono conoscere le origini della prosa dell’autore. Personaggi come i già citati Dítě o Hant’a trovano i loro “antenati” tra i pabitelé (stramparloni) che animano questi racconti e trainano la scena attraverso la forza dei loro dialoghi. Quest’operazione si ritrova in molte altre opere di Hrabal. Basti pensare a Taneční hodiny pro starší a pokročilé (“Lezioni di ballo per anziani e progrediti”), un’opera particolarmente sperimentale uscita nel 1964, dove il tempo della narrazione scorre al ritmo del monologo e si compone di aneddoti apparentemente privi di coerenza e slegati. Per capire un po’ meglio chi siano questi stramparloni, si leggano le parole dell’autore:

“Stramparlone è chi stramparla, e chi stramparla è stramparlone e il suo modo di fare è stramparlare. Dunque stramparlone è chi fronteggia costantemente un oceano di pensieri molesti. Ora il suo monologo è un continuo fluire, ora è un fiume sotterraneo che corre nella cavità della mente, ora si riversa fuori dalla bocca. Il suo monologo passa di bocca in bocca come una fiaccola accesa in mano alla staffetta della lingua.”

In questo universo gremito di voci, che non vengono apparentemente filtrate da un Hrabal che predilige essere definito con la dicitura di “trascrittore” piuttosto che di “scrittore”, il tutto è inserito nella quotidianità. Questa dimensione fortemente vitale è lo spazio da cui egli attinge ed è ciò che, attraverso l’atto della scrittura, riproduce fedelmente. Il teatro delle vicende hrabaliane è caratterizzato da una forte simultaneità, la letteratura non è più un filtro della realtà ma sua portavoce. “Non ‘è suspence, io devo drammatizzare anche la vita quotidiana”, si legge a tal proposito nel racconto Il barone di Münchhausen. I personaggi entrano ed escono da questo palcoscenico della quotidianità secondo un sistema apparentemente privo di regole, si presentano al pubblico lasciandolo sbigottito e mostrando, al tempo stesso, il loro estremo fascino. In questa fugacità risiede il momento propizio per cogliere in profondità l’essenza di questi pabitelé, scorgerne la “perlina sul fondo”. Hrabal dimostra essere, sin da queste prime opere, un osservatore particolarmente attento. Citando un altro racconto, Presepe praghese:

“Mi ricorderò a vita del carbonaio, quanto ha detto che se mettesse una sopra l’altra tutte le scale che ha salito col suo secchio di carbone, arriverebbe fino alla luna. Bè ora vado.”

La prosa hrabaliana è, inoltre, caratterizzata da una cifra stilistica molto affascinante e che ne rende, al tempo sesso, molto complessa la resa in traduzione (si veda, a tal proposito, la nota della traduttrice Laura Angeloni all’interno dell’edizione). L’uso che l’autore fa della lingua ceca presenta una forte sperimentazione, non solo per quanto riguarda la scelta del lessico, ma anche a un livello strutturale profondo. Questa profonda e ricca stratificazione contribuisce a creare un’atmosfera ancora più tangibile all’interno dell’impianto narrativo. La lingua dei personaggi di Perlička na dně è un flusso inarrestabile, che si trasforma continuamente grazie all’abile gioco di registri che si scontrano e si inglobano. All’interno di questo ambiente babelico si creano momenti carichi di incertezza e di incomprensione che provocano un cortocircuito nella mente del  lettore abituato a una struttura della prosa classica. L’artificio letterario ha, però, ben poco di artificioso, è piuttosto un processo paradossalmente naturale nel suo automatismo. L’idea di “sporcarsi le mani” con la realtà è quella che meglio descrive il processo che sta dietro alla realizzazione di questi racconti, stralci di un mondo che sfugge quotidianamente dettato da un ritmo che Hrabal riesce a incalzare molto bene nella forma del dialogo.

KVÍZ: Před dvaceti lety odešel pábitel Bohumil Hrabal. Jak dobře ho znáte?  — ČT24 — Česká televize

Hrabal rappresenta un unicum non solo nel panorama letterario ceco, ma anche in quello europeo. La sua produzione è divenuta, inoltre, anche un importante modello per gli scrittori successivi, basti pensare a opere come Noční práce (“Lavoro notturno”) del contemporaneo Jáchym Topol, che definisce Hrabal e Hašek i suoi “due padri” dal punto di vista letterario (si veda l’intervista a Topol). Inserirsi nella prosa hrabaliana significa entrare in stretto contatto con la cultura ceca, toccarla quasi con mano tanto è tangibile all’interno dell’opera. In questo processo di incontro con una cultura ricchissima e che pare sempre essere sul punto di esplodere in un arcipelago di voci e spazi, leggere i racconti contenuti in La perlina sul fondo risulta essere un passaggio obbligato. Questi rappresentano, inoltre, il “grado zero” di tutta una produzione che si svilupperà successivamente, un’opera dunque imprescindibile anche per i più appassionati e la possibilità di scavare alle origini dell’opera hrabaliana.

Apparato iconografico:

Immagine di copertina: https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fwww.novinky.cz%2Fkultura%2Fclanek%2Fjak-vzpominaji-na-bohumila-hrabala-dnesni-umelci-223526&psig=AOvVaw0P-4uyibS4JuqbChdZXX4l&ust=1623534067749000&source=images&cd=vfe&ved=0CAIQjRxqFwoTCJiIgoDGkPECFQAAAAAdAAAAABAD