Realtà e inganno: la deriva scientifica in “Der Sandmann”

Silvia Girotto

All’interno del genere della letteratura fantastica si annoverano i racconti di E. T. A. Hoffmann, autore esemplificativo dell’interesse per la rappresentazione artificiale dell’essere umano in ambito tedesco. Questi suoi lavori sono considerati in diversi casi un’anticipazione della moderna fantascienza, difatti egli rappresenta questo tema in una delle sue opere più conosciute: Der Sandmann (L’uomo della sabbia, 1815, Reclam Verlag). Precedentemente Hoffmann aveva indagato questo stesso ambito con Die Automate (L’automa, 1814, Schattenlos Verlag), racconto incentrato sulle vicende che portano i due protagonisti – Ludwig e Ferdinand – ad interagire con un incredibile automa con il dono della parola. Hoffmann mostra quindi un vivo interesse per l’argomento.

La vena fantascientifica dell’autore si mostra, in Der Sandmann, in particolare nel personaggio di Olimpia. Questa viene presentata come la figlia del professor Spalanzani, docente all’università dove Nathanael, protagonista del racconto, studia. Lo stesso Nathanael subisce il fascino della giovane fin dal primo incontro, che avviene attraverso il vetro di un cannocchiale venduto allo studente dall’ottico ambulante Coppola. La donna si rivela tuttavia non essere altro che un automa e per questo appare a Nathanael come la rappresentazione della perfezione, che lo porterà a dimenticare la fidanzata Clara, mortale e imperfetta. Olimpia è per Nathanael una figura angelica e il suo è inoltre un nome parlante: “Olimpia” rimanda a un’origine divina e ricorda la bellezza delle antiche statue, splendide ma prive di vita. Viene inoltre collegata al mito di Pigmalione di Ovidio, in cui una splendida statua è simbolo dell’irraggiungibile per l’essere umano. Nel mito, Pigmalione prega affinché la sua perfetta opera prenda vita, mentre in Der Sandmann Nathanael trova la sua perfetta amata già in vita. O, per lo meno, così crede.

Olimpia, con queste sue caratteristiche, causa sentimenti contrastanti nel protagonista e nei suoi amici. Questi ultimi la vedono sì bellissima, ma anche innaturale a causa dei suoi occhi “senza alcun raggio vitale” (p. 34), occhi che si riveleranno tema fondamentale nel racconto di Hoffmann e che sono identificati come lo specchio dell’anima, capaci di rivelare la falsità di Olimpia. La sensazione percepita di fronte alla donna è quella che Freud descrive nel suo saggio Das Unheimliche (1919): il “perturbante” del titolo è un sentimento di angoscia di fronte a ciò che si conosce, come può essere il corpo umano, ma del quale si percepisce l’estraneità. Unheimlich è ciò che mette a disagio anche se familiare, come Olimpia, la cui natura di automa è presente fin dall’inizio e della quale i personaggi riconoscono l’estraneità. Ciò che è vicino all’uomo appare conosciuto a un primo sguardo, ma è possibile trovarvi lati oscuri ed è per questo che Freud identifica la stessa psicanalisi come unheimlich, poiché essa rivela ciò che è nascosto in fondo all’animo umano. Il perturbante si rivela tuttavia anche nella scienza stessa, che ha lo scopo di indagare ulteriormente ciò che è conosciuto grazie agli strumenti della tecnica e della meccanica, rappresentate in questo racconto dal cannocchiale che Nathanael acquista. Con questo oggetto è possibile “vedere oltre”, arrivando così al perturbante, e gli strumenti che permettono ciò assumono infatti valenza magica e demoniaca.

Sigmund Freud

L’occhio è l’organo principale attraverso cui l’uomo, e quindi la scienza, osserva ciò che lo circonda e in questo racconto rappresenta il fil rouge che dai ricordi di Nathanael bambino porta fino alla morte dello stesso: la minaccia iniziale di Coppelius di strappare gli occhi, indirettamente presente in tutta la storia, e il fatto che con il cannocchiale la vista di Nathanael venga fuorviata portano a identificare la scienza come un inganno. Da simbolo della ricerca e della capacità umana di andare sempre più a fondo e migliorarsi, in Der Sandmann il cannocchiale diventa simbolo della perdita della vista, dell’annebbiamento. Anziché avvicinare alla conoscenza, questo oggetto allontana da essa, impedendo un’osservazione oggettiva della realtà. L’essere umano, caratterizzato dalle emozioni, appare quindi da una parte più vicino alla verità seguendo i propri istinti piuttosto che affidandosi unicamente alla scienza. Dall’altra parte si nota tuttavia un eccesso di sentimentalismo, rappresentato in Der Sandmann dagli unici suoni che Olimpia può produrre, ovvero “Ach!”. Questi lamenti portano Nathanael a immaginare in tale suono un linguaggio segreto, una simbologia da decifrare e profondamente umana. Entrambi gli estremi vengono quindi criticati da Hoffmann, che suggerisce al lettore che né la scienza né i sentimenti da soli possono portare alla verità.

Focalizzandosi su quella che potrebbe essere definita una vera e propria adorazione del protagonista nei confronti di Olimpia, si nota come questa tendenza appaia nel racconto come una corsa verso un futuro sempre più tecnologico. L’automa è la perfezione a cui aspirare, ma nella quale allo stesso tempo i sentimenti dell’umano sono annullati a causa dell’egemonia della tecnica. L’automa è simbolo di una scienza in grado di salvare l’umanità, ma in realtà l’essere umano perde se stesso e la ragione abbandonandosi unicamente al metodo scientifico.

Nathanael vede Olimpia come realizzazione dei suoi desideri soprattutto leggendole le sue poesie. Non potendo infatti rispondere, e quindi criticare queste creazioni, Olimpia motiva indirettamente Nathanael e lo sprona a continuare. La scienza dovrebbe quindi rappresentare per il protagonista la possibilità di arrivare ad una condizione migliore. Tuttavia, ciò che è unheimlich non porta ad un miglioramento, ma piuttosto all’inganno e alla perdita della ragione. La situazione con la reale e tuttavia imperfetta Clara è diversa, dato che questa tende a sminuire le opere del giovane poeta Nathanael. Il ragazzo si inganna quindi pensando di poter essere felice con un automa, simbolo della ricerca scientifica che giunge alla perfezione, ma che, come sottolineato in Die Automate, più è perfetto e più appare blasfemo. Tuttavia, in questo precedente racconto il lettore scarta fin dal principio la possibilità che l’automa sia una figura diabolica, appare più plausibile la possibilità che un altro uomo parli attraverso questo pupazzo e la scienza si mostra quindi come inganno forgiato dall’uomo. In Der Sandmann, al contrario, la continua presenza di rimandi all’oscuro e alla magia rendono il personaggio di Olimpia estremamente incerto e subdolo, legandolo all’immagine del diabolico Coppelius e quindi ad una dimensione altra, ultraterrena.

Un ulteriore aspetto di Olimpia sottolineato nel testo è la sua bravura nel suonare il piano. Anche la musica viene qui identificata come espressione del perturbante per l’esecuzione meccanica e tecnicamente perfetta da parte di Olimpia. Nel 1800 era infatti già noto che la musica fosse composta da unità singole collegate in maniera matematica e che la sua creazione fosse strettamente legata alla fisica, nell’uniformità ad esempio dei movimenti ritmici e nella creazione degli strumenti. Si parla inoltre di “meccanica del suono”, in particolare per quanto riguarda il ritmo. Tutto questo conduce i più a preferire ritmi liberi sia nel canto che nel ballo, allontanandosi quindi in questo secondo caso dalle danze barocche, caratterizzate da rigidità. Sono proprio queste a permettere a Olimpia di mimetizzarsi con i viventi nella serata in cui Nathanael la incontra finalmente di persona. Anche la musica sembra quindi essere vittima di questo sviluppo scientifico e Olimpia viene infatti paragonata a un suono privo di sentimenti, mentre Clara è un’anima naturalmente musicale. Pur essendo caratterizzata da scetticismo di fronte ai racconti di Nathanael, che assieme ad altre sue osservazioni potrebbero portare il lettore a vederla come la vera sostenitrice della scienza con la sua obiettività, Clara si rivela tuttavia umana e quindi in grado di salvare Nathanael dal suo tragico destino. L’inganno a cui viene sottoposto Nathanael porta infatti il protagonista alla disperazione. Assistendo alla distruzione di Olimpia perde la ragione, ma nel momento in cui viene allontanato da tutte le diavolerie tecnologiche – appunto Olimpia e il cannocchiale – egli, in realtà, la ritrova. Il ragazzo viene accudito da Clara durante la convalescenza ed è lei che il giovane cerca di uccidere perché ingannato dal diabolico occhiale di Coppola/Coppelius. L’oggetto tornerà infatti alla fine del racconto e porterà nuovamente sulla via della follia il giovane protagonista, conducendolo infine al suicidio.

Al termine di queste osservazioni è possibile un’ulteriore riflessione: la scienza sembra accecare la società, che non è più in grado di distinguere tra immaginazione e realtà. L’amore per Olimpia impedisce di comprendere appieno il mondo reale e l’uomo diventa vittima delle sue stesse invenzioni. Non a caso Hoffman aveva già presentato i protagonisti di Die Automate come vittime di poteri sconosciuti, mascherati da umani proprio come Olimpia. L’automa non è quindi rappresentato come segno della modernità, ma una diabolica invenzione che mostra in cosa l’essere umano stesso potrebbe trasformarsi in futuro. L’automa è un’immagine distopica, in cui l’umanità può vedere se stessa traviata dalla scienza. Il progresso non è quindi solo una speranza di miglioramento: insieme a tanti vantaggi porta con sé aspetti negativi, primo fra tutti la perdita di ciò che rende umani, i sentimenti, e della vita stessa, aspetti simboleggiati in Olimpia dagli occhi spenti. Forse è proprio questo l’avvertimento che Hoffmann vuole dare al lettore con questo racconto: l’eccessiva tensione verso la verità e il progresso porteranno l’umanità alla perdita di se stessa.

Bibliografia:

Bekes Peter, Lektürschlüssel. E. T. A. Hoffmann. Der Sandmann, Stuttgart, Reclam Verlag, 2006.

Drux Rudolf, Erläuterungen und Dokumente. E. T. A. Hoffmann Der Sandmann, Stuttgart, Reclam Verlag, 2010.

Freud Sigmund, Das Unheimliche, in Band 12: Werke aus den Jahren 1917-1920, Frankfurt am Main, Fischer Verlag, 2005 [erste Auflage 1947], S. 229-278.

Hoffmann E. T. A., Die Automate, Martigny, Schattenlos Verlag, 2019.

Hoffmann E. T. A., (hrsg.) Rudolf Drux, Der Sandmann, Stuttgart, Reclam Verlag, 2019.

Montiel Luis, Sobre máquinas e instrumentos: el cuerpo del autómata en la obra del E. T. A. Hoffmann, Asclepio, Revista del Historia de la Medicina y de la Ciencia, Volumen LX, número 1, Madrid, enero-junio 2008.

Sitografia:

Ana Schepkowski, Wilhelm Seidels Sandmann-Interpretation in „Olympia. Über die Magie der Herzlosigkeit“. Eine Analyse, Mythos Magazine, http://mythos-magazin.de/methodenforschung/as_hoffmann.pdf

Società di psicoanalisi critica

https://societadipsicoanalisicritica.it/le-marionette-di-hoffmann/

 

Apparato iconografico:

Immagine 1: http://mastersinpsychologyguide.com/articles/introduction-sigmund-freud-father-psychoanalysis/

Immagine 2:  https://interculturalobservatory.wordpress.com/2014/02/04/the-sandman-hoffmann/