“Tonio Kröger” (1964) di Rolf Thiele

 

A cura di Claudia Fiorito

 

Genere: Drammatico

Minutaggio: 90’

Regia: Rolf Thiele

Sceneggiatura: Erika Mann; Ennio Flaiano: Rolf Thiele (non accreditato) 

Fotografia: Wolf Wirth

Musiche: Rolf A. Wilhelm

Montaggio: Heidi Genée; Ingeborg Taschner

Produttori: Franz Seitz Jr.; Hans Abich

Produzione: Franz Seitz Filmproduktion; Filmaufbau GmbH 

Distribuzione: Schorcht Filmverleih

Paese di produzione: Germania Ovest

Lingua: Tedesco

 

Interpreti: Jean-Claude Brialy: Tonio Kröger; Nadja Tiller: Lisaveta Ivanovna; Werner Hinz: Console Kröger; Rudolf Forster: Signor Seehase; Anaid Iplicjian: Signora Kröger; Theo Lingen: Maestro Knaak.

 

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=cGqNq-z2bWM&ab_channel=Film-undFernsehjuwelen

 


Biografia del regista: Rolf Thiele, nato nel 1918 a Prödlitz (oggi Ústí nad Labem), studiò filosofia e sociologia a Monaco e Gottinga. Nel 1946 fondò con l’amico Hans Abich la casa di produzione Filmaufbau GmbH, contribuendo a rendere Gottinga un centro importante della cultura cinematografica del dopoguerra. Inizialmente produttore, Thiele si dedicò presto alla regia, mostrando un crescente interesse per temi erotici: il suo film più noto è Das Mädchen Rosemarie (“La ragazza Rosemarie”, 1958), che racconta la vicenda della prostituta Rosemarie Nitribitt, un caso mediatico dell’epoca del miracolo economico tedesco. Collaborò anche con Romy Schneider in Die Halbzarte (“Eva. Confidenze di una minorenne”, 1959). Dopo due adattamenti da Thomas Mann nel 1964, la sua carriera declinò. Morì nel 1994 a Monaco di Baviera. 

 

Trama: Adattamento del racconto autobiografico di Thomas Mann, il film racconta la storia di Tonio Kröger, uno scrittore proveniente da una famiglia patrizia di Lubecca. In cerca di ispirazione e in preda a un profondo conflitto interiore, Tonio intraprende un viaggio attraverso l’Europa: la sua prima tappa è Firenze, città in cui aveva trascorso parte dell’infanzia con la madre italiana, luogo che riaccende in lui ricordi e nostalgie. Prosegue poi verso Monaco di Baviera, dove ritrova Lisaweta, la donna che rappresenta da sempre il suo ideale amoroso. Nonostante questi incontri, Tonio non riesce a trovare pace e torna brevemente a Lubecca; tuttavia, il ritorno alla città natale si rivela insostenibile, e decide di rifugiarsi ad Aalsgård, località balneare in Danimarca, dove si isola dal mondo e continua a sognare Lisaweta. Il film esplora il crescente senso di estraneità del protagonista, diviso tra la dedizione alla vita artistica e la nostalgia per una quotidianità semplice e autentica, ponendo in luce il tormento dell’intellettuale che si sente sospeso tra due mondi inconciliabili.

 


Commento al film:

Tonio Kröger, diretto da Rolf Thiele, è l’adattamento dell’omonimo romanzo semiautobiografico di Thomas Mann (1903), trasformato in soggetto filmico da Erika Mann, figlia dell’autore, ed Ennio Flaiano, autore pilastro del cinema italiano degli anni Cinquanta e Sessanta, celebre per le sue collaborazioni con Federico Fellini. Dietro la macchina da presa, Thiele fonde la propria esperienza nella sua casa di produzione Filmaufbau GmbH – dove già dagli anni Quaranta animava il dibattito sulla rinascita del cinema tedesco – con l’interesse per gli erotismi sottili che l’avevano reso celebre nelle sue opere precedenti, come il suo più famoso Das Mädchen Rosemarie (“La signorina Rosemarie”, 1958).

La sceneggiatura di Mann e Flaiano conserva alcune citazioni manniane integrali nell’utilizzo delle voci extradiegetiche, nonché nell’uso della lingua all’inteno dei dialoghi, ma snellisce la struttura originaria del romanzo attraverso l’utilizzo di flashback e sequenze narrative assenti nell’opera originale. Un esempio è l’incipit ambientato a Siena, che non compare nel romanzo, ma serve a far affiorare nei ricordi di Tonio – intepretato da Jean-Claude Brialy, celebre volto del cinema francese e già noto per la pellicola di Jean-Luc Godard Une femme est une femme (“La donna è donna”) del 1961 – la sua infanzia a Lubecca che, contrariamente al romanzo originale, viene esplicitata come città natale del protagonista. All’interno dei flashback, il Tonio del passato è interpretato da Mathieu Carrière, al suo esordio cinematografico, che restituisce con naturalezza di bambino l’insicurezza di un Tonio sempre in bilico tra la rigida educazione paterna e l’amore per la musica trasmesso dalla madre.

Sul versante tecnico spicca la fotografia in bianco e nero di Wolf Wirth, capace di bilanciare contrasti forti e gamme di grigi, sottolineando l’alienazione di Tonio davanti alle masse festanti sulla costa danese o in una Berlino notturna e deserta; dall’incanto delle sale da ballo con Theo Lingen, maestro di danza francofilo, al silenzio grave di un cimitero dove si consuma una delle più discusse scene del film – la fuga dall’appartamento di una prostituta –, la composizione delle inquadrature è studiata per evidenziare la solitudine esistenziale del protagonista.

L’attrice Nadja Tiller veste i panni della pittrice russa Lisaveta Ivanovna, la quale si rivela una presenza fondamentale per Tonio: Lisaveta diventa per il protagonista non solo un’amica di conversazioni intellettuali, ma anche l’occasione per l’uomo di esplorare un desiderio – anche sensuale – mai del tutto espresso. Attrice prediletta da Rolf Thiele, Tiller infonde alla pellicola un sottile erotismo capace di emergere senza mai scadere nella volgarità. Sullo schermo, Lisaveta incarna, nelle vesti di una controparte femminile, il contrasto tra la vita artistica libera e l’insicurezza esistenziale di Tonio.

Al cuore del film rimane dunque la questione della tensione tra arte e società: Tonio, da un lato, insegue un’identità di artista, dall’altro desidera il raggiungimento di un’innocenza di straniero – o di bambino – straniato dalla dimensione sociale dell’arte. Questa dicotomia, già centrale in Mann autore, assume nel 1964 un’eco di modernità: l’Europa sta infatti vivendo una stagione di intense trasformazioni sociali e culturali, e il personaggio del giovane scrittore appare specchio di un’intera generazione che sente vacillare le certezze moderne.

Nonostante la qualità artistica e l’accoglienza critica – anche internazionale, con la partecipazione del film alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia del 1964, dopo anni di assenza del cinema tedesco dai grandi festival – Tonio Kröger non ha goduto di una lunga circolazione, ma merita tuttavia una riscoperta come riuscita trasposizione dell’opera manniana.